SCIREA, Gaetano
– Nacque a Cernusco sul Naviglio (Milano) il 25 maggio 1953, da Stefano (1913-1989), che fu impiegato alla Pirelli Cavi per trentotto anni, e da Giuditta Brambilla (1919-2014), operaia anch’essa alla Pirelli sino al 1961. Ebbe due sorelle, Anna e Marinella, e un fratello, Paolo.
Giovanissimo, venne notato da Giovanni Crimella, dirigente della Serenissima, squadra di calcio di Cinisello Balsamo, per la facilità di palleggio e la già pregevole tecnica nel tocco del pallone; giocò dunque in questa squadra nel ruolo di attaccante dal 1962 al 1967, anno in cui approdò nelle giovanili dell’Atalanta. Nella ‘Primavera’ della squadra bergamasca, Scirea veniva impiegato costantemente dall’allenatore Ilario Castagner nel ruolo di libero al centro della difesa, al fianco dell’altro centrale, lo stopper Antonio Percassi, divenuto poi presidente dell’Atalanta nel 2010.
Il 24 settembre 1972 Scirea fece il suo esordio in serie A in Atalanta-Cagliari (finita 0-0), nel ruolo di libero, dato che sostituiva l’infortunato Giancarlo Savoia, trovandosi così a marcare Gigi Riva. Scirea divenne presto titolare e dopo il rientro di Savoia venne impiegato sia come libero sia come mezz’ala, ruolo, quest’ultimo, prediletto dallo stesso Scirea. Rimase all’Atalanta sino al 1974, quando venne acquistato dalla Juventus, dove, dopo aver preso il posto del libero Sandro Salvadori (1939-2007), giocò sino al termine della propria carriera (l’ultima partita disputata, il 15 maggio 1988, fu Juventus-Fiorentina, finita 1-2), collezionando, complessivamente, 552 presenze e realizzando 32 reti con la maglia bianconera (cui vanno sommate 70 presenze nell’Atalanta con 2 reti realizzate). Negli anni trascorsi alla Juventus strinse solidi legami di amicizia con il portiere Dino Zoff e con quelli che allora erano considerati i ‘giovani’ della squadra, vale a dire Marco Tardelli e Antonio Cabrini.
Nel frattempo si era sposato a Morsasco (Alessandria) nella chiesa di S. Bartolomeo, il 28 giugno 1976, con Mariella Cavanna (poi eletta deputata per Forza Italia nella XII legislatura, dal 1994 al 1996). Nel 1977 la giovane coppia ebbe il figlio Riccardo, il quale nel 2016 ha conseguito il brevetto di allenatore per la serie A.
Libero dalla straordinaria eleganza e correttezza (non fu mai espulso, e in tutta la sua carriera juventina fu ammonito solo dieci volte), e dotato, per i suoi trascorsi da centrocampista, di una non comune visione di gioco, con la Juventus vinse i seguenti titoli: 7 Campionati italiani (1974-75, 1976-77, 1977-78, 1980-81, 1981-82, 1983-84, 1985-86), 2 Coppe Italia (1978-79, 1982-83), 1 Coppa intercontinentale (1985), 1 Coppa delle coppe (1983-84), 1 Coppa UEFA (1976-77), 1 Coppa dei campioni (1984-85), 1 Supercoppa europea (1984).
Con la Nazionale italiana, invece, esordì il 31 dicembre 1975 (Italia-Grecia 3-2), perché l’allenatore Enzo Bearzot, con grande coraggio, iniziò a preferirlo a Giacinto Facchetti. Con la maglia azzurra collezionò 78 presenze, realizzando 2 reti e laureandosi campione del mondo, dopo avere eliminato l’Argentina e il Brasile, nel memorabile Campionato mondiale di calcio giocato in Spagna nel 1982.
Nell’estate del 1987 conseguì il diploma all’istituto magistrale Regina Margherita di Torino sostenendo, in una lettera inviata quell’anno dal ritiro di Villar Perosa alla moglie Mariella, di aver realizzato un sogno nel cassetto. Conseguito il brevetto di allenatore nell’estate del 1988, su esplicita richiesta di Dino Zoff, fu nominato dall’allora presidente Giampiero Boniperti, allenatore in seconda della Juventus. Altro allenatore, oltre a Enzo Bearzot, con cui Scirea strinse legami di amicizia fu Giovanni Trapattoni, il quale, appena seppe che il suo ex calciatore aveva conseguito il patentino di allenatore, gli fece dono dei propri appunti di lavoro. Tuttavia poté svolgere l’incarico di responsabile tecnico in seconda solo per un anno, poiché inviato in Polonia, in qualità di osservatore della squadra del Górnik Zazbre, prossima avversaria della Juventus in Coppa UEFA, rimase vittima di un tragico incidente automobilistico.
Morì, nei pressi di Babski (Polonia), il 3 settembre 1989.
La partita Górnik Zazbre-Juventus (0-1) fu disputata il 12 settembre; due giorni prima era mancato anche Stefano, il padre di Gaetano.
Fonti e Bibl.: Presso la famiglia sono conservate una serie di lettere e cartoline che Scirea era solito inviare ai propri familiari sia dai luoghi dei ritiri della Juventus sia quando si recava in trasferta, impegnato con la propria squadra e con la Nazionale italiana nei tornei europei e mondiali. Dati ufficiali tratti dai siti della Federazione italiana giuoco calcio (FIGC) e della Fédération internationale de football association (FIFA). Intervista di F. Ieva a Mariella Cavanna Scirea (Torino, 18 ottobre 2017).
Fra i numerosi contributi si vedano almeno: M. Mantovan, È morto il padre di S., in la Repubblica, 12 settembre 1989; G. Mura, S. la faccia pulita, ibid., 5 settembre 1989; L. Garlando, L’esempio di S., una favola che vive, in La Gazzetta dello sport, 3 settembre 1999; D. Pastorin, Libero e gentiluomo. Vita e morte di G. S., Arezzo 2000; M. Bartoletti, S., G., in Enciclopedia dello sport, Roma 2002, pp. 837 s.; A. Randighieri, G. S. Cuore di capitano, Modena 2003; M. Crosetti, Zoff e vent’anni senza S. “Mi manca il suo silenzio”, in la Repubblica, 1° settembre 2009; S. Bedeschi, G. S. l’indimenticabile, Praga 2011; G. Jovine, Cercando S. Il romanzo di un mito bianconero, Roma 2011; G. Chiellini, C’è un angelo bianconero. Il mio maestro si chiama S., Milano 2014; D. Zoff, Dura solo un attimo, la gloria, Milano 2014, pp. 43-49; M. Tardelli - S. Tardelli, Tutto o niente, Milano 2016, pp. 60, 83, 138.