MENGOTTI, Gaetano
– Nacque a Schio (presso Vicenza) il 16 nov. 1850, dai mercanti di tessuti Luigi e Angela Pozza (Schio, Archivio e Biblioteca del Duomo, Battesimi, 14, 204; Ibid., Comune, Nati, 22, 204).
Nei cataloghi delle mostre alle quali partecipò il M. figura alternativamente con il nome di Gaetano, con il diminutivo di Nello o con entrambi.
Il M. si formò a Milano con Filippo Carcano, uno dei protagonisti del naturalismo lombardo. Da quell’apprendistato nacque l’equivoco che portò alcuni studiosi a ritenerlo originario della Lombardia (Callari; Bessone-Aurelj). Respirò il clima del verismo locale, influenzato anche dai romantici francesi, dalla scuola di Barbizon e dalla scapigliatura milanese.
Nel 1882, all’esposizione della Società promotrice di belle arti di Genova, presentò quadri dedicati alla vita campestre in tutte le sue manifestazioni, dai rituali collegati alle stagioni ai momenti dedicati alla preghiera: Gioventù dell’anno, Sera, dopo l’Ave Maria e Mattino, dopo l’Ave Maria (di ubicazione ignota, come la maggior parte delle sue opere, ove non diversamente indicato). Alla stessa mostra espose anche In novembre, Val del Sagra e Isola dei Pescatori, Lago Maggiore.
Nel 1883, all’Esposizione nazionale di belle arti in Roma, il M. presentò paesaggi ispirati a F. Millet e allegorie come Arte e Natura. Nel 1884 era presente alla XLIII Esposizione generale italiana, organizzata dalla Società promotrice di Torino, dove presentò anche oli di soggetto pompeiano, paesaggi dei luoghi natii e scorci urbani, come Casa della Caccia (Pompei); Val del Leogra (Schio); Chiesa di S. Antonio (Milano). Un piccolo olio su tela, Il monte Enna e il passo di S. Caterina (1888: Schio, collezione privata, ripr. in Ghiotto, p. 21), rivela una pittura materica sia nei primi piani sia sullo sfondo, testimoniando l’influenza della pennellata «a tocchi» della scapigliatura lombarda e, probabilmente, anche dell’uso della coltella dentata, con la quale Carcano solcava i colori dei suoi quadri (Villa, p. 119).
R. Barbiera scrisse infatti: «dalla vigoria dei suoi impasti non parrebbe un veneto» (Studio di pittura…, p. 15). La natura del M., come in Carcano, è spesso priva di personaggi e l’adesione al vero è filtrata dall’esigenza di vivere il paesaggio emotivamente.
Il M. partecipò, fino ai primi del Novecento, a molte altre manifestazioni fra le quali si segnalano l’Esposizione nazionale artistica di Venezia (1887) e le mostre della Società promotrice di Genova (dal 1891 al 1903). Qui nel 1895, oltre a esporre lavori già presentati in precedenza o dal titolo identico (Gioventù dell’anno), esibì anche soggetti urbani di Genova, Vicenza e Venezia. A Vicenza dipinse, con una «vena di attonita nostalgia» (Pranovi - Rigon, p. 288), alcuni scorci cittadini: Il vecchio ponte degli Angeli e Porta Lupia prima dell’abbattimento (1895 circa e 1896: entrambi a Vicenza, nella Pinacoteca di Palazzo Chiericati il primo; in municipio il secondo, ripr. in Villa, p. 120).
Sono due quadri che rivelano, in modo equilibrato, l’attenzione del M. agli effetti luminosi, alla semplificazione dei piani e all’alternanza dei colori forti e cupi. A Vicenza, nella primavera del 1890, tenne una mostra a palazzo Torresan, dove espose 28 opere (tra le quali Bosco di faggi, La casa del Marinaio a Pompei e Chiesa di S. Antonio a Milano), insieme con molti quadri dei suoi allievi (Vittorio Saccardo, Bernardo Girotto, Piero Mocenigo, Teresa Marzotto Pozza e altri).
I toni di molte opere erano scuri, ispirati al verista veneziano Giacomo Favretto, suo coetaneo. Anche la tecnica di dipingere dei due artisti è simile in alcuni lavori: spessi tocchi di pittura che creano una superficie materica. Da una collezione di una ventina di lavori, rintracciata presso un negozio di materiali artistici a Schio dove il M. si riforniva, è possibile osservare il suo modo di lavorare sui soggetti rurali. Sono boschi, corsi d’acqua, alberi, montagne, stalle, in cui le figure umane sono rare e dove l’attenzione al tema naturale è pari alla dedizione per la resa tecnica: i colori a olio creano spessori sulla tela negli sfondi dei cieli, nei primi piani e anche nei singoli rami e foglie. Un olio, raffigurante un grande cespuglio di rovi contro il cielo, reca la data 11 giugno 1880.
Il M. nelle mostre, come risulta dai cataloghi, esponeva anche gli studi (nella Promotrice di Genova nel 1892 e nel 1899), a testimonianza dell’importanza che costituiva il dipingere dal vero per lui e anche per la sua scuola (L’arte a Vicenza, II).
A Genova, dove si trasferì alla fine degli anni Ottanta (Villa, p. 119), iniziò la storia d’amore con Emma Savio, che successivamente prese in moglie (Studio di pittura…, p. 16). Alla mostra della Società promotrice di belle arti di Genova, nel 1896, espose Valle della Fontana d’oro presso Recoaro e Pioggia (entrambe ripr. in catal., pp. 14, 18).
Nella prima opera la natura è sfondo e soggetto del quadro, protagonista assoluta; in essa pascolano poche mucche, in un’atmosfera di lento scorrere del tempo. Nel secondo lavoro vengono ritratti i contadini, con gli ombrelli aperti, mentre camminano in una strada di campagna: la figura umana non s’impone al paesaggio, è parte integrante dei lenti ritmi rurali.
Nel 1898 e nel 1900 alle mostre della Promotrice di Genova, come risulta dai cataloghi, espose lavori dedicati alle nubi montane, agli effetti della luce del sole al tramonto e della luna sul paesaggio. Partecipò anche alle esposizioni della Società promotrice di Torino (1896-98), alla II Biennale di Venezia (1897) e all’Esposizione artistica di Verona (1900). Ai primi del Novecento si stabilì a Vicenza, dove nel novembre 1904, nel suo grande studio presso piazza Castello, nell’incompiuto palazzo palladiano chiamato Cà del Diavolo (Villa, p. 119), allestì una personale con tele realizzate per essere collocate in chiese e in palazzi d’epoca.
Erano lavori molto luminosi, di grande effetto illusionistico, che imitavano gli arazzi Gobelins e la pittura a fresco, con fregi composti di fiori e frutta, scene arcadiche e pastorali (Studio di pittura…, pp. 3, 5, 11-13).
Il M. avviò una bottega di decorazione d’interni per la produzione di mobili (realizzati da Giuseppe Pizzati su disegni dello stesso M.), decorazioni in legno e oggetti d’arredo, che nel suo studio venivano coordinati ai quadri, per mostrare l’effetto che avrebbero avuto nelle residenze genovesi per le quali lavorava (ibid., pp. 8-12, 16). Nel luglio del 1907 la scomparsa della moglie lo colpì profondamente, e smise di dipingere.
Morì a Schio il 16 maggio 1910.
Una decina di quadri del M. era conservata nella collezione del nipote, Antonio Mengotti, ma, in seguito a un furto, la collezione è andata dispersa. Si hanno rare notizie di opere comparse sul mercato antiquario e la bibliografia del M., finora, comprende solo poche menzioni nella stampa periodica e alcune sintetiche voci biografiche, dove si fa cenno anche alla sua partecipazione a esposizioni a Monaco, Londra, Berlino, Odessa e San Pietroburgo (Comanducci).
Fonti e Bibl.: Belle arti. L’Esposizione di quadri al palazzo Torresan, in La Provincia di Vicenza, 21 marzo 1890; L’arte a Vicenza. Nello M. e i suoi allievi. Il maestro, ibid., 28 marzo 1890; L’arte a Vicenza, II. Gli allievi di Nello M., ibid., 10 apr. 1890; Studio di pittura Nello Mengotti, Ricordi dell’esposizione fatta nel novembre 1904, Vicenza 1906; L. Callari, Storia dell’arte contemporanea italiana, Roma 1909, p. 318; B. Rigon Barbieri, in La pittura in Italia. L’Ottocento, Milano 1990, p. 915; E. Ghiotto, Schede archivistiche LV. G. (Nello) M., in Bollettino del Duomo. Parrocchia di S. Pietro, Schio 1996, pp. 20-23 (con bibl. e documenti); F. Mazzocca, in Musei civici di Vicenza. Dipinti e sculture del XIX secolo, Venezia 2000, pp. 19, 29; G.C.F. Villa, ibid., pp. 119 s. (con bibl.); A. Pranovi - F. Rigon, Vicenza, in La pittura nel Veneto. L’Ottocento, I, a cura di G. Pavanello, Milano 2002, p. 288; A.M. Bessone-Aurelj, Dizionario dei pittori italiani, Città di Castello 1915, p. 368, s.v. M., Nello Gaetano; A.M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori…italiani…, Milano 1972, p. 1990; Dizionario enciclopedico Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani, VII, Torino 1975, p. 353; G. Beringheli, Dizionario degli artisti liguri, Genova 1991, p. 197.