MARZAGAGLIA, Gaetano
MARZAGAGLIA (Marcegaglia), Gaetano. – Nacque nel villaggio vicentino di Chiampo sull’Alpone il 7 ag. 1716.
Pochissimo è noto della sua giovinezza, della formazione o di quando abbia pronunciato i voti sacerdotali. È probabile che abbia svolto i suoi studi, nei quali acquisì buone competenze matematiche, a Padova e Verona. Nei primi anni Quaranta si era certamente già trasferito a Verona, dove assunse un ruolo rilevante nell’edizione dell’Opera omnia di Christian Wolff intrapresa dallo stampatore Dionigi Ramanzini.
Spesso giudicati come una semplificazione dell’opera di G. Leibniz, i massicci tomi di Wolff dominarono incontrastati per buona parte del Settecento nelle scuole della Repubblica veneta, grazie alla loro completezza e sistematicità, nonostante le accuse di astrattismo scolastico provenienti da riformatori come Giuseppe Scola. Ramanzini non intendeva proporre semplici ristampe delle opere di Wolff, quanto un’edizione ampiamente riveduta e corretta, necessaria soprattutto nel caso delle opere matematiche, per emendare i numerosi errori riscontrabili nelle precedenti edizioni. La cura dell’opera fu inizialmente affidata a Giuseppe Serreri.
Nel 1739 fu pubblicato il Manifesto per annunciare l’edizione veronese degli Elementa matheseos, erroneamente attribuito al giovanissimo M., opera, invece, di Serreri, del quale probabilmente il M. era assistente. I successivi eventi gli permisero di assumere un ruolo più significativo. Ramanzini aveva deciso di raccogliere adesioni per la pubblicazione a Verona, Venezia, Milano, Roma e di terminare la stampa dei cinque tomi entro il 1742; in quell’anno, però, un incendio distrusse l’abitazione e la tipografia di Ramanzini, che solo nel 1746 fu in grado di pubblicare i primi due tomi degli Elementa, preceduti due anni prima dal Compendium elementorum matheseos. A causa della morte di Serreri, avvenuta nel frattempo, e delle gravi difficoltà economiche seguite all’incendio, lo stampatore affidò la curatela degli Elementa al M., che accettò di prestarvisi a condizioni poco onerose. La prosecuzione dell’opera venne legata all’accoglienza del pubblico, che fu tanto positiva da permettere la pubblicazione dei tre successivi volumi tra il 1751 e il 1754.
Sebbene difficilmente valutabile, la consulenza scientifica del M. appare meno rilevante di quanto ritenuto dai primi biografi, che gliela attribuiscono interamente. Nei frontespizi il suo nome compare solo nel primo volume (certamente approntato da Serreri), mentre nel secondo una nota dello stampatore ricordava il ruolo svolto da Serreri; il quarto volume fu preparato con il contributo non trascurabile di padre Ulisse Calepio, in quegli anni lettore a Verona nel convento di S. Leonardo. L’eccellenza di quest’edizione non fu comunque mai in discussione, tanto da costituire, quarant’anni dopo, la base per una nuova riedizione veronese delle opere matematiche di Wolff (1788-98), per la quale i curatori – l’astronomo Antonio Cagnoli e il matematico bergamasco Lorenzo Mascheroni – non dovettero apportare modifiche radicali.
L’impresa editoriale di Ramanzini si giovò del favorevole ambiente culturale e scientifico creatosi intorno a Scipione Maffei. Il primo tomo degli Elementa matheseos è significativamente dedicato al conte Andrea Gazola, membro dell’entourage di Maffei e nipote del celebre medico neoterico Giuseppe Gazola. Altre opere pubblicate dal M. in quegli anni furono indirizzate a esponenti del medesimo ambiente, come il conte Ottolino Ottolini e lo stesso Maffei.
Nella Nuova difesa dell’antica misura delle forze motrici (1746), dedicata al conte Ottolini, il M. ripropose l’annoso problema delle forze vive, sostenendo contro l’opinione di Leibniz che la loro misura sia data dal semplice prodotto della massa per la velocità, piuttosto che per il suo quadrato. Da Maffei il M. ricevette l’opera di Giuseppe Suzzi che proponeva una formula risolutiva generale per le equazioni di terzo grado, poi confutata nella Lettera di un matematico italiano (Verona 1748), dedicata proprio a Maffei. Lo stesso argomento fu ripreso dal M. nel 1748 in una lettera indirizzata al matematico bolognese Gabriele Manfredi. Negli stessi anni il M. strinse rapporti con Francesco Ventretti, per lungo tempo docente di matematica nel Collegio militare di Verona che, fondato nel 1759 per la formazione degli ufficiali dell’artiglieria e del genio dell’esercito marciano, divenne sotto la direzione del matematico Anton Mario Lorgna un’efficiente fucina di matematici e ingegneri. Nel 1748 il M. aveva del resto dedicato a Simone Contarini, provveditore generale in Terraferma, l’opera Del calcolo balistico o sia del metodo di calcolare con la medesima facilità i tiri delle bombe orizzontali e gli obliqui, a uso degli artiglieri della Serenissima (ibid. 1748).
Nella sua opera il M. appare profondamente interessato al problema delle applicazioni pratiche della matematica e alla necessità di una maggiore diffusione di competenze matematiche nella società, secondo una preoccupazione ampiamente condivisa negli ambienti più avanzati della cultura veronese. Nel 1754 il M. si rivolse ai ceti borghesi e artigianali pubblicando a Verona il Fascetto di pratiche matematiche spiegate alle persone popolari (stampato inizialmente in sole 250 copie, divenne in seguito molto ricercato, tanto da essere ripubblicato nel 1780).
L’opera, raccolta di scritti elaborati in tempi diversi, per la necessità diffusamente avvertita di una maggiore conoscenza della scala geometrica e dei logaritmi, propone oltre a queste nozioni un compendio di aritmetica pratica, metodi per l’esame idrostatico delle monete e per il disegno empirico di orologi solari, la descrizione e la misura di angoli rettilinei e figure geometriche. Appaiono piuttosto rivolti ad agrimensori e pubblici periti alcuni manoscritti inediti conservati nella Biblioteca civica di Verona sulla livellazione della acque, la costruzione secondo principî geometrici del profilo di un monte o sulla misurazione dei terreni.
Nel 1760 fu affidata al M. la direzione del seminario vescovile di Verona, carica che mantenne fino al 1772.
Il suo rettorato si distinse per una notevole crescita del seminario sia sul piano della didattica sia per il ruolo assunto nei dibattiti culturali di quegli anni, nei quali il M. si distinse come sostenitore del cattolicesimo illuminato e del dialogo con le scienze moderne. Proprio dal seminario presero avvio le discussioni sul battesimo degli aborti che sfociarono, nel corso del decennio 1760-70, in un serrato confronto nella Chiesa e nella società veronesi sulla generazione dell’uomo, sul rapporto tra scienza e teologia, sul valore – probabilistico o assoluto – da attribuire ai progressi della filosofia naturale e sperimentale contemporanea. È degno di nota il fatto che il docente di teologia del seminario, Pier Paolo Scudellini, si trovasse schierato nella disputa a fianco dei novatores, come Lorgna e Alberto Fortis, contro le posizioni più tradizionaliste, ancora vicine alla filosofia scolastica e all’aristotelismo.
I nuovi impegni organizzativi e la composizione di opere devozionali, regolamenti e piani di studi per il seminario portarono a una vistosa diminuzione delle pubblicazioni scientifiche del M., il quale intraprese, tuttavia, un’importante e impegnativa serie di osservazioni barometriche e termometriche giornaliere, protratte dall’ottobre 1762 fino ai primi mesi del 1786. Le relative registrazioni, affidate dopo la morte con altre sue carte al medico Matteo Barbieri, sono ormai considerate perdute con l’eccezione di alcuni frammenti pubblicati nel 1786 a Verona: Le mezzene dell’Adige in Verona.
Cessato il suo incarico nel seminario vescovile, dal 1772 fu affidata al M. la parrocchia veronese di S. Egidio, che resse fino alla morte, avvenuta il 1° luglio 1787.
Opere: oltre all’edizione degli Elementa matheseos di Wolff e alle altre opere citate, Nuova difesa dell’antica misura delle forze motrici. S’aggiungono in fine alcuni problemi matematici, Verona 1746; Istruzione pratica sopra il digiuno de’ cristiani, ibid. 1760; Enchiridion mysticum pro directoribus animarum, Veronae 1766; Epitome orationis mentalis…, ibid. 1766; Examen ordinandorum ad usum ven. seminarii Veronae cum directore neosacerdotum, et rubricis missalis Romani, ibid. 1771 e 1788; Computo della congrua parrocchiale, in caso di morte, o di rinuncia…, Verona 1785. Numerosi manoscritti inediti si conservano nella Biblioteca civica di Verona: tra di essi, nel codice Mss. 1923, si rintracciano le Dimostrazioni algebriche… sopra l’opuscolo della genesi de triangoli pitagorici, scritto in risposta a un opuscolo matematico di Francesco Ventretti, il Compendio delle principali proprietà delle sezioni coniche algebricamente considerate, e il Modo facile per costruire il profilo d’una livelazione d’acque; attribuibili inoltre al M. sono le Pertegazioni [misurazioni] de’ terreni aritmeticamente e geometricamente, nel Mss. 1871, e una Miscellanea di scienze fisiche, nel Mss. 414. L’Archivio del Seminario vescovile di Verona conserva inedite le Costituzioni (regole di condotta per gli allievi) e i Cerimoniali sacri a uso del seminario veronese.
Fonti e Bibl.: La corrispondenza del M., a eccezione delle opere apparse sotto forma epistolare, è quasi interamente perduta. G.B. Velo, Poemetti e versi, Vicenza 1790, pp. 261 s.; G. Moschini, Della letteratura veneziana del secolo XVIII, I, Venezia 1806, p. 208; V. Montorio, Il seminario di Verona, Verona 1968, p.74; A. Orlandi, Il seminario di Verona: vicende e protagonisti, in Seminario, formazione sacerdotale e nuove istituzioni ecclesiali a Verona tra XVIII e XIX secolo..., Verona 1990, pp. 71s.; Id., Note per la storia del seminario vescovile di Verona, Verona 2002, pp. 71 s.; Verona e il suo territorio, Verona 2003, VI, 2, p. 466; L. Pepe, Rinascita di una scienza. Matematica e matematici in Italia (1715-1814), Bologna 2007, p. 118.