GRASSI, Gaetano
Nacque a Firenze nel novembre 1846 da Agostino e Giuseppa Gozzini, e fu avviato al mestiere di sarto. Dopo aver preso parte come volontario alle campagne garibaldine del 1866-67 divenne un elemento di spicco del movimento democratico e rivoluzionario fiorentino, all'interno del quale fu tra i primi a orientarsi su posizioni internazionaliste e anarchiche. Membro dell'Unione democratica sociale, l'associazione che all'indomani della Comune di Parigi raccolse a Firenze tutti gli esponenti della sinistra democratica più critici nei confronti di G. Mazzini e più sensibili alla predicazione dottrinaria di M. Bakunin, fu delegato a rappresentarla al congresso che doveva aver luogo a Roma nell'ottobre 1871.
Nel maggio 1872 si dimise da questo sodalizio per dedicarsi completamente all'attività del Fascio operaio, un organismo fondato nel gennaio precedente e del cui comitato provvisorio egli fu membro.
Il Fascio proclamava il concetto della lotta di classe come strumento di emancipazione dei lavoratori e nel suo statuto prevedeva l'adesione di massima all'Associazione internazionale dei lavoratori.
Nel marzo 1872, del resto, egli fu tra i fondatori della sezione internazionalista di Firenze: entrambi gli organismi furono da lui rappresentati al congresso di Rimini dell'agosto 1872 che sancì la nascita della Federazione italiana dell'Internazionale e la sua netta presa di posizione in favore della corrente anarchica. Fu questo un periodo di grande operosità per il G. che si gettò con molta energia nell'attività cospirativa e nell'organizzazione dell'associazionismo operaio in ambito sia regionale, sia nazionale.
Dal novembre 1873 fece parte della commissione di corrispondenza della Federazione italiana, trasferitasi da Bologna a Firenze, e il 7 dicembre successivo partecipò al congresso clandestino di Pisa che lo elesse vicepresidente e che vide la nascita della federazione toscana dell'Internazionale.
Questo crescente impegno politico nelle file del socialismo rivoluzionario gli costò un primo processo per cospirazione all'inizio del 1874. Fin dall'ottobre 1873, d'altro canto, egli aveva costituito a Firenze un comitato segreto dell'Alliance internationale de la démocratie socialiste, l'organizzazione fondata da Bakunin che si prefiggeva di promuovere in Europa una grande rivoluzione sociale che portasse all'affermazione dei principî anarchici. In tale veste egli fu tra i principali organizzatori del moto insurrezionale che doveva scoppiare a Pontassieve (Firenze) nell'agosto 1874 e che venne immediatamente represso dalla polizia. Il G. riuscì a sottrarsi all'arresto e a trovare rifugio in Svizzera, dove fu ospitato da C. Cafiero.
A Locarno, insieme con gli altri dirigenti internazionalisti che erano sfuggiti alla polizia, ricostituì il consiglio della Federazione italiana e cercò di riallacciare i contatti con gli affiliati rimasti in Italia.
Nel frattempo l'iter giudiziario fece il suo corso: giudicato in contumacia per i fatti di Firenze del 1874, l'11 apr. 1876 venne condannato a undici anni di lavori forzati. Nell'ottobre seguente, tuttavia, la sopravvenuta amnistia per i reati politici e di stampa gli consentì di tornare libero a Firenze, dove doveva svolgersi il III congresso della Federazione italiana. Arrestato a scopo cautelativo dalla polizia, si trasferì poi a Napoli, dove ebbe sede la commissione di corrispondenza e dove si raccolsero molti fra i maggiori esponenti anarchici italiani. Qui prese parte all'organizzazione del moto insurrezionale del Matese dell'aprile 1877, che si concluse con un fallimento e, per quanto riguarda il G., con l'ennesimo arresto da parte delle forze dell'ordine prima dell'inizio dell'impresa. Nel 1878, comunque, riuscì a beneficiare ancora di un'amnistia, quella concessa dal nuovo re Umberto I, in quanto ritenuto colpevole solo del reato politico di cospirazione e non imputato come partecipante effettivo all'azione rivoluzionaria.
Ciò gli consentì di prendere parte al IV congresso della Federazione italiana, che si svolse clandestinamente a Pisa l'11 apr. 1878 e che di fatto, con soli tredici delegati presenti, quasi tutti toscani, servì più che altro a mettere in luce la debolezza organizzativa del movimento dopo le difficoltà degli anni precedenti. Il nucleo fiorentino, poi, fu ulteriormente indebolito dalla repressione poliziesca del novembre 1878 che seguì alcuni attentati terroristici avvenuti nella città toscana.
Imputato per "associazione di malfattori", reato per il quale nel 1880 sarebbe stato condannato a dieci mesi di carcere, nel dicembre 1878 il G. fu costretto a fuggire nuovamente in Svizzera, questa volta a Lugano. Qui, nel 1879, lo colse la notizia della svolta di A. Costa, di cui in un primo momento non afferrò il reale significato.
Infatti in una lettera, pubblicata su La Plebe il 23 agosto, apprezzò il documento di Costa soprattutto per l'invito ad "andare al popolo" e per l'appello alla ricostituzione del partito.
Nel dicembre 1880, però, delegato al III congresso della federazione Alta Italia dell'Internazionale che si tenne a Chiasso, si batté contro le aperture legalitarie del socialista romagnolo e contribuì al successo della linea rivoluzionaria di matrice anarchica.
Fedele alla corrente internazionalista intransigente, continuò a coltivare progetti sovversivi e insurrezionali (nel 1881, secondo fonti di polizia, fu coinvolto nella trama di un attentato al re e alla regina che non giunse a compimento).
Nel 1883 tornò per un breve periodo a Firenze, dove collaborò a La Questione sociale di E. Malatesta, fondò la Federazione anarchica fiorentina e poté restare vicino all'amico Cafiero, internato nel manicomio di S. Bonifazio. Perseguitato dalla polizia e costretto ancora a emigrare, soggiornò in Svizzera, in Egitto e in Francia, finché nel 1889 partì alla volta dell'America Latina stabilendosi dapprima a Buenos Aires e poi in Brasile (nel 1903 veniva segnalato a Santarem, nello Stato di Paranà).
Anche durante l'esilio non rinunciò ai propri ideali e, sebbene con minore intensità, continuò a svolgere attività politica collaborando ad alcuni giornali anarchici locali.
Rientrato in Italia nel 1922, prese domicilio presso un fratello a Firenze.
Il G. morì a Firenze il 5 ag. 1928.
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