GOLT, Gaetano
Nacque probabilmente a Roma nel secondo decennio del XVIII secolo. Le prime notizie su di lui riguardano la sua presenza in diverse accademie letterarie della città. Fu ammesso all'Arcadia, con il nome di Euridalco Corinteo, durante il custodiato di F. Lorenzini (1728-42, ma lo stato dei registri dell'Accademia non permette di precisare la data di ammissione); già intorno al 1745 partecipava regolarmente alle tornate dell'Accademia degli Infecondi, protetta dal cardinale A.S. Gentili; in seguito fece parte di quelle dei Quirini e degli Aborigeni.
Grazie alle conoscenze negli ambienti curiali e accademici, il G. entrò a servizio di Carlo Rezzonico jr, promosso cardinale nel 1758 dopo l'elezione al pontificato, con il nome di Clemente XIII, dell'omonimo zio. Accolto nella famiglia pontificia con il ruolo di palafreniere, nel 1760 fu nominato bussolante del Sacro Palazzo. In seguito divenne anche segretario del Collegio degli avvocati concistoriali. La sua posizione di segretario del cardinal Rezzonico gli permise inoltre di ottenere incarichi da diverse comunità dello Stato ecclesiastico: fu infatti agente di Veroli presso la congregazione del Buon Governo dal 1764, e successivamente anche di Castelfidardo, Montegiorgio, Linara e altre Comunità. Tuttavia il suo nome è legato soprattutto alla vita accademica romana, che seguì costantemente frequentando, com'era allora abituale, le principali accademie della città.
Già distintosi in Arcadia durante il custodiato di M.G. Morei (1744-66), nel quale fu scelto a far parte dei dodici colleghi e a leggere proprie composizioni nelle adunanze pubbliche dell'accademia, il G. fu uno dei protagonisti del cauto rinnovamento dell'Arcadia romana promosso, sull'onda delle critiche mosse alle "fanfaluche pastorali" (G. Baretti) dalla cultura illuminista, dal successivo custode G. Brogi, quando nuovi argomenti, soprattutto scientifici, vi vennero introdotti. La sua poetica in tal senso è riassunta nel Discorso intorno agli argomenti del più bel poetare, premesso alla raccolta delle Poesie pubblicata a Roma nel 1771. Il saggio prende le mosse dalla disputa tra L. Castelvetro e F. Patrizi (il cui platonismo, per altro, il G. fraintende) e ripercorre le diverse posizioni in proposito nella storia letteraria italiana ed europea. Sostenendo l'uso di norme poetiche certe e capaci di permettere l'individuazione "non solamente del bello e dell'utile, ma eziandio del sommo diletto e del sommo utile", egli deduce però il valore estetico della poesia dai suoi effetti sulla psiche individuale, postulando una necessaria corrispondenza tra caratteristiche degli oggetti rappresentati ed espressione poetica. Perciò "la poesia filosofica è una delle tre strade del sommo bello", insieme a quella sacra ed eroica; il poeta, anzi, è utile alla società poiché divulga nozioni e conoscenze della filosofia e della scienza altrimenti limitate alla cerchia degli specialisti. In tale ottica il Discorso costituisce una difesa indiretta dell'Arcadia "filosofica" che si era profilata sotto la direzione di Brogi e che si rafforzò con il custodiato di G. Pizzi; insieme con le opere di quest'ultimo, L. Godard, G.C. Amaduzzi, L. Gonzaga, rappresenta una sorta di manifesto programmatico del tentativo dell'accademia romana di aggiornare, sviluppando e correggendo la tradizione crescimbeniana, le proprie coordinate teorico-estetiche e i propri contenuti per renderli più confacenti all'evoluzione della cultura e della mentalità contemporanee.
Nonostante l'identità di vedute, però, il G. si oppose al gruppo dei riformatori d'Arcadia quando questi promossero nel 1776 l'incoronazione poetica in Campidoglio di Corilla Olimpica (Maddalena Morelli), vicenda densa di implicazioni politiche in connessione alla questione gesuitica. Pur non arrivando a una formale scissione, da allora, insoddisfatto tra l'altro dello spazio a lui riservato tra i pastori, diradò la sua presenza in Arcadia, partecipò frequentemente alle adunanze della rivale Accademia degli Aborigeni, protetta dalla fazione intransigente della corte papale, e soprattutto concentrò la propria attività nell'Accademia dei Quirini. Di questa fu eletto edile nel 1779 e a questa riservò gran parte delle sue prose storico-letterarie o blandamente erudite, poi raccolte in Prose e componimenti poetici (due volumi, Roma 1792 e 1795).
Pur essendo fautore della poesia didascalico-scientifica, il G. si cimentò in prevalenza in composizioni di argomento sacro, mitologico o sentimentale, nelle quali si mostrò fedele al modello frugoniano. Una notevole eccezione è rappresentata dalla traduzione della tragedia Cato di J. Addison (già tradotta nel 1715 da A.M. Salvini e più volte riedita); egli ne pubblicò una versione non mediocre nel 1776, ristampata poi nel secondo volume delle Prose e componimenti poetici (1795) e, separatamente, a Roma nel 1803.
Rimatore di larga notorietà, le sue composizioni erano richieste anche per raccolte pubblicate fuori Roma, come nel caso dei Poetici componimenti per le nozze dei nobili signori Giovanni Giulio Pizzini de Thüremberg ed Anna Giulia Piomorta de Longhenfeldt… (Rovereto 1746). Tuttavia già durante la sua vita non mancarono critiche alla sua poesia (V. Monti, C. Vannetti), che fu rapidamente dimenticata.
Oltre alle opere già menzionate, è da ricordare l'edizione delle Poesie… con un discorso intorno agli argomenti del più bel poetare (Roma 1771). È impossibile fornire un elenco dettagliato delle rime del G. apparse in raccolte e volumi miscellanei; suoi versi compaiono praticamente in ogni silloge dell'Arcadia del tempo. Basterà ricordare quelli pubblicati nei tomi XI e XII delle Rime degli Arcadi (Roma 1749, pp. 75-103, e ibid. 1759, pp. 70-76), nelle Rime degli Aborigeni recitate in diversi tempi nelle loro adunanze in Roma (I, Roma 1779, pp. 23-32, e II, ibid. 1780, pp. 62-68), nella raccolta I pianeti, Roma 1752. Suoi sonetti antirivoluzionari conservati nella Biblioteca apostolica Vaticana (Vat. lat., 10330, c. 240; Ferrajoli, 111, cc. 148-150v, 167v; 616, cc. 56v-57; 719, cc. 157v, 162v) furono pubblicati in L. Vicchi, Les français à Rome pendant la Convention, Fusignano 1892, pp. 8, 22, 31-34; essi sono stati ristampati in Il Misogallo romano, a cura di M. Formica - L. Lorenzetti, Roma 1999, pp. 46, 210, 226, 246, 286, 336, 597, 614.
Non si conosce la data della morte del Golt. Con ogni probabilità essa sopraggiunse tra la fine del 1795 e l'inizio del 1796, dopo un lungo periodo di malattia: le Prose e componimenti, infatti, recano licenze per la stampa rilasciate nel 1788, ma furono pubblicate da B. Sivoli solo dopo alcuni anni.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, Buon Governo, s. XII, b. 1561, ff. 94, 102, 119, 125, 194; Biblioteca apostolica Vaticana, Ruoli della famiglia pontificia, 329-406; Diario ordinariodi Roma, 1° ott. 1746, 16 sett. 1747, 1° marzo 1749, 22 ag. 1761, 29 ag. 1778, 5 giugno 1779, 17 luglio 1779, 3 giugno 1780, 15 dic. 1781, 27 apr. 1784; V. Monti, Epistolario, a cura di A. Bertoldi, I, Firenze 1928, pp. 60 s.; F.M. Renazzi, Storia dell'Università degli studi di Roma…, IV, Roma 1806, pp. 375 s.; F. Cancellieri, Il mercato, il lago dell'acqua vergine ed il palazzo panfiliano nel circo agonale detto volgarmente piazza Navona, Roma 1811, pp. 232 s.; A. Ademollo, Corilla Olimpica, Firenze 1887, pp. 183, 242, 262 s., 305; G. Natali, Il Settecento, Milano 1960, pp. 29, 228, 594, 723; G. Falcone, Poetica e letteratura della seconda Arcadia, in Rass. della letteraturaitaliana, LXXX (1976), 1-2, pp. 80-90, 93, 97; Gli Arcadi dal 1690 al 1800. Onomasticon, a cura di A.M. Giorgetti Vichi, Roma 1977, ad ind.; G. Adami, Del bello e del buono dell'architettura di Leonardo Massimiliano De Vegni, in Ricerche distoria dell'arte, LVII (1985), pp. 74, 76; M.P. Donato, Accademie romane. Una storia sociale, 1671-1824, Napoli 2000, pp. 111, 162.