FILANGIERI, Gaetano
Nacque a Napoli l'8 febbr. 1824, unico figlio maschio del generale Carlo, principe di Satriano e duca di Taormina del ramo dei principi di Arianiello, e di Agata Moncada dei principi di Paternò, di Palermo (morta il 3 dic. 1862). Egli era quindi nipote ed omonimo dell'autore della Scienza della legislazione; fu l'ultimo di questo ramo, avendo avuto solo tre sorelle, ed erediterà i titoli nobiliari alla morte del padre.
Degli studi e della prima formazione del F. non si è potuto sapere quasi nulla. Fin dalla gioventù, e per tutta la vita, egli viaggiò in Europa (specialmente a Parigi, dove in seguito non mancava mai di visitare l'ex re delle Due Sicilie Francesco II, esule), facendo raccolta di oggetti d'arte e d'antiquariato, che costituiranno gran parte della collezione che egli avrebbe poi donato alla città di Napoli, ma anche visitando le industrie e gli opifici tecnicamente più avanzati (Belgio, Inghilterra), che gli fornivano metodi, modelli e disegni. Questo interesse impedì ch'egli rimanesse il tipico ricco gentiluomo colto ottocentesco, dedito da dilettante alle belle arti, agli studi di storia locale e alla protezione dei monumenti patri. Per quest'ultima causa, comunque, egli si batté per oltre dieci anni in seno alla competente commissione comunale, dichiarandosi alla fine vinto dall'indifferenza delle autorità governative (lettera a B. Croce del 21 marzo 1892, pochi mesi prima di morire, in Napoli nobilissima, p. 192).
La maturazione che le nuove responsabilità e la libertà economica create dalla morte del padre operarono nel F. indirizzò i suoi studi verso obiettivi più precisi e metodi più rigorosi. Determinante fu la sua partecipazione alle attività della Società napoletana di storia patria, della quale fu magna pars fin dalla fondazione nel 1876, e poi membro del consiglio direttivo e vicepresidente. Da principio il suo ruolo, visti i suoi periodici viaggi all'estero, fuquello di far rintracciare nelle biblioteche francesi e inglesi documenti e scritture che riguardassero le province napoletane, e di ottenerne copie, come pure quello di far estrarre dai ricchi cataloghi delle biblioteche di Oxford e del British Museum notizie e indicazioni relative al Mezzogiorno d'Italia, e specialmente a Napoli.
A Parigi operò personalmente, sotto la guida di L. V. Delisle, prefetto di quella Biblioteca nazionale e suo amico personale, facendo trascrivere le Effemeridi di J. Leostello, il libro IV dell'Historia di Buoninconto (una cronaca napoletana dal 1420 al 1436) ed il poema latino Illustria di un anonimo umanista del tempo aragonese. Contemporaneamente però, e ciò diede risultati molto più significativi, egli faceva copiare o riassumere da esperti paleografi migliaia di documenti che concernevano in qualche modo le arti e i mestieri nelle province napoletane, sia nell'Archivio notarile di Napoli, sia in quelli di Stato e del R. Albergo dei poveri.
Era la preparazione di quella che sarà la sua sola ma davvero monumentale opera d'impegno, Documenti per la storia le arti e le industrie delle provincie napoletane, bellissima edizione numerata di 250 esemplari, Napoli 1883-91, in sei volumi in quarto (i due ultimi, in realtà, formano un'opera a parte: Indice degli artefici delle arti maggiori e minori la più parte ignoti o poco noti, sì Napoletani e Siciliani sì delle altre regioni d'Italia o stranieri che operarono tra noi, con notizia delle loro opere e del tempo del loro esercizio, da studii e nuovi documenti).
Il primo volume (Napoli 1883) contiene le Effemeridi delle cose fatte per il duca di Calabria (1484-1491) di Joampiero Leostello da Volterra, tratte da un codice della Biblioteca nazionale di Parigi. Il secondo volume (ibid. 1884) presenta la Scheda di notarCesare Malfitano (1477-1522), documenti concernenti opere in chiese, conventi, cappelle, ecc. Il terzo e il quarto volume (ibid. 1885 e 1888) contengono Estratti di schede notarili. Gli ultimi due volumi (entrambi ibid. 1891) - intitolati come detto sopra Indicedegli artefici delle arti maggiori eminori... - consistono in un repertorio di personaggi in ordine alfabetico (I, A-G; II, H-Z).
Il F. si cimentò anche nella critica d'arte con numerosi articoli, apparsi specialmente nell'Archivio storico per le provincie napoletane (Proposta intorno alla chiesa di S. Pietro a Maiella, VII[1882], pp. 190 ss.; La testa di cavallo in bronzo già di casa Maddaloni, ibid., pp. 407-20; Un dipinto di A. Solario detto lo Zingaro, IX [1884], pp. 91-103; Maestro Giovanni Mormando organista e architetto, ibid., pp. 286-304), oltre ad alcune pubblicazioni autonome, come Di alcuni dipinti a fresco in S. Pietro a Maiella ... scoverti, Napoli 1881; Chiesa e convento di S. Pietro a Maiella in Napoli, descrizione storica e artistica..., ibid. 1884; Di un dipinto nella Pinacoteca del Museo naz. di Napoli, ibid. 1884; Chiesa e convento del Carmine Maggiore. Descrizione…, ibid. 1885.
Tuttavia le attività che maggiormente contribuirono a tener viva la fama del F. furono di altro genere. Essendo rimasto celibe e sapendosi l'ultimo maschio della sua famigha, egli anzitutto decise di fondare un museo dove venissero conservati, con i cimeli e le opere d'arte frutto dei suoi acquisti, anche una parte di quelli di famiglia. A tale scopo, ottenuta dal Municipio nel 1883 la "monumentale traslata facciata" (era stata spostata di 20 m per allargare la via) di palazzo Cuomo in via del Duomo, attribuita a Giuliano da Maiano, e 420 mq di suolo pubblico, egli fece edificare a sue spese dagli architetti E. De Angelis e L. Romano un edificio ricco di raffinate decorazioni, per le quali volle fossero usate le tecniche antiche che tanto amava. Effettuata la donazione al Comune di Napoli, dotandola anche di L. 2.500 annue (rogito L. Maddalena, 23 apr. 1883), e completata la sistemazione nel 1877 con l'aiuto dell'amico D. Salazaro, il Museo Filangieri, come fu ufficialmente denominato, venne inaugurato solennemente l'8 nov. 1888.
I pezzi di maggior pregio della donazione furono un Cristo in Croce di A. van Dyck, una Madonna di B. Luini, un Ritratto della figlia di J. de Ribera detto lo Spagnoletto, il ritratto di Carlo Filangieri di D. Morelli, il ritratto di G. Palizzi di F. Palizzi, alcuni Luca Giordano, F. Boucher, ecc. La collezione più importante era però quella delle maioliche (Abruzzo, Campania, Faenza) e delle porcellane (Capodimonte, Sèvres, Sassonia); vi erano poi oggetti d'ogni tipo: spade di giustizia, armi e armature di varie epoche e provenienze (anche Cina e Giappone), miniature, antichi tessuti, collezioni numismatiche, arazzi, marmi. Venne creata anche una piccola Biblioteca, con una collezione di importanti pergamene e con quanto si era salvato dei libri e dei manoscritti di Gaetano Filangieri senior dopo l'incendio che nel 1799 aveva distrutto palazzo Arianiello a S. Marcellino. Sfortunatamente nel settembre 1943 un altro incendio, appiccato dalle truppe tedesche al deposito di S. Paolo Belsito attaccò gravemente il Museo. I resti delle collezioni, arricchiti da donazioni e depositi successivi, vennero riuniti ed il Museo Filangieri fu riaperto nel 1948 nella sua forma attuale.
Nel corso del suo lungo lavoro sulle arti minori nel Napoletano, ed essendo anche consigliere comunale, il F. aveva concepito un suo disegno per far rifiorire quelle arti creando un'istituzione capace di formare un nucleo di artigiani veramente specializzati. Era la prima idea di quello che sarebbe diventato il Museo artistico e industriale di Napoli. In tal senso presentò nel 1878 una relazione al governo (IlMuseo artistico e industriale di Napoli, Napoli 1879), in cui proponeva ufficialmente l'istituzione di una grande raccolta di modelli artistici e artigianali antichi e moderni, affiancata da scuole di disegno e da laboratori di applicazione pratica, sul tipo di quelli esistenti da decenni a Kensington, Sèvres, Vienna, Berlino e Norimberga, sottolineando il fatto che a Napoli esistevano, oltre cinquanta mestieri e industrie il cui esercizio richiedeva una buona conoscenza del disegno, con più di 35.000 addetti. In seguito a ciò il ministro della Pubblica Istruzione F. De Sanctis il 25 nov. 1878 nominò una commissone per l'istituzione del Museo, presieduta dal F., accordando un sussidio annuo.
Frutto dei lavori della commissione fu Il Museo artistico e industriale e le scuole-officina in Napoli. Relazione...,Napoli 1881, contenente tutte le direttive per l'istituzione, nonché lo statuto. La solenne inaugurazione del Museo (elevato a ente morale con r.d. l'11 genn. 1883) e delle annesse scuole-officina, con la Biblioteca e le raccolte di disegni tecnici e d'ornato, ebbe luogo il 7 febbr. 1889, negli ampi e luminosi locali sul monte Echia (Inaugurazione del Museo..., ibid. 1889). Nei tre anni successivi il F. continuò ad occuparsi attivamente dell'arricchimento delle collezioni di modelli del Museo, e delle scuole-officina, specialmente di quella di ceramica, dai cui allievi fece eseguire importanti lavori per palazzo Cuomo.
Nel 1886 aveva pubblicato un lavoro d'un certo impegno, Nuovi documenti intorno la famiglia, le case e le vicende di Lucrezia d'Alagno, in Arch. st. per le provinci . e napoletane, XI,pp. 65-138, 330-399. Contava di portare avanti gli studi che aveva intrapreso sulle chiese di S. Giovanni a Carbonara e di Monteoliveto, ma ne fu impedito dalla morte che lo colse a Napoli il 29 nov. 1892, nel palazzo Filangieri di largo Garofalo a Chiaia.
Era cavaliere gerosolimitano e di S. Gennaro e gran croce di S. Ferdinando. Il patrimonio fu diviso fra le due sorelle superstiti e le due figlie della sorella premorta; la successione nei titoli di principe di Satriano e di duca di Taormina toccò alla famiglia De Riseis, attraverso la nipote Maddalena Guevara Suardo di Bovino, figlia della sorella primogenita Carolina.
L'altra sorella superstite, Teresa, nata il 5 genn. 1826, sposata il 4 nov. 1847 a V. Ravaschieri Fieschi duca di Roccapiemonte, fu donna di notevoli qualità. Avendo perduto prematuramente la figlia Lina, dedicò tutta la sua vita e le sue sostanze alla beneficenza: fondò e sostenne l'ospedale pediatrico Lina Ravaschieri, a cui anche il F. fece un ricco lascito, e legò all'ospedale degli Incurabili la sua magnifica villa di Pozzuoli, destinandola a sanatorio antitubercolare. Non meno attiva fu nell'occuparsi di quel tema con gli scritti, quasi tutti di notevole mole: Storia della carità cristiana, Napoli 1875; Storia della carità napoletana, voll. 5, ibid. 1875-1882; La carità nell'isola d'Ischia, ibid. 1883; Cucine semi-gratuite e asilo dormitorio in Napoli, ibid. 1896. Di argomento diverso furono L'Abetone pistoiese e le sue speranze, ibid. 1886 (2 ediz., ibid. 1900); Paolina Craven e la sua famiglia, ibid. 1892, ed una biografia di suo padre, Ilgenerale Carlo Filangieri principe di Satriano, Milano 1902, in cui cercava di proteggerne la memoria dagli attacchi di cui fu spesso oggetto. Morì a Napoli il 10 sett. 1905.
Fonti e Bibl.: Necrologi in La Discussione 1ºdic. 1892; ibid., 6-7 dic. (disposizioni testamentarie del F.); Il Mattino, 30 nov. 1892; ibid., 2-3 dic.; Roma, 30 nov. 1892; B. Croce, in Napoli nobilissima, I(1892), 12, pp. 191 s.; B. Candida, Famiglie nobili delle provincie meridionali, I,Napoli 1875, pp. 216-23; Id., Casa Filangieri, antico ms. di C. De Lellis pubblicato con note e aggiunte...,Napoli 1887, pp. 331 s.; Corriere di Napoli, 9-10 nov. 1888, p. 1 (Museo civico Filangieri); ibid., 8-9 febbr. 1889, pp. 1 s. (inauguraz. del Museo industriale); Assemblea generale 29 dic. 1892 per la commemorazione di G. F. principe di Satriano (G. Capasso), a cura della Soc. nap. di st. patria, in Archivio storico per le prov. napol., XVII(1892), pp. 884-91; F. Orillia, G. Filangieri, Napoli 1916, p. 11 (si tratta di Gaetano senior, ma vi è qualche notizia anche sul F.); Dizionario storico-biografico degli illustri salernitani, Salerno 1937, p. 201; G. Casati, Diz. degli scrittori d'Italia, III,Milano s.d., p. 56; Encicl. ital., XV, p. 258 (sub voce Carlo Filangieri); Diz. encicl. ital., IV, p. 744; Clio, catalogo dei libri ital. dell'Ottocento (1801-1900), III, Autori, p.1871.