FICHERA, Gaetano
Nato a Catania l'8 marzo 1880 da Filadelfo, ingegnere, e da Anna Gallo, studiò medicina e chirurgia all'università di Roma, ove si formò alla scuola di illustri maestri: A. Bignami per la patologia generale, E. Marchiafava per l'anatomia patologica, F. Durante per la clinica chirurgica. Laureatosi nel 1903, conseguì nel 1906 la libera docenza in patologia generale e nel 1909 quella in patologia chirurgica. Intraprese la carriera scientifica e accademica in campo chirurgico, partecipando nel 1912 al concorso per la cattedra di patologia chirurgica dell'università di Cagliari, nel quale si classificò terzo dopo M. Donati e D. Taddei. Fu poi incaricato di questo insegnamento nella stessa università di Cagliari dal 1914 al 1920; nel 1921 vinse il concorso per la cattedra di patologia chirurgica nell'università di Messina. Chiamato dalla facoltà medica dell'università di Pavia a dirigervi la cattedra di patologia speciale chirurgica nel 1923, mantenne il titolo fino al 1930.
Nasceva intanto a Milano, a opera di L. Mangiagalli, l'Istituto nazionale Vittorio Emanuele III per lo studio e la cura del cancro. Fu inaugurato il 12 apr. 1928 e il F. ne assunse la direzione. Particolarmente attratto dallo studio del problema biologico dei tumori, oltre che dall'oncologia clinica in generale e in modo speciale dalla terapia chirurgica delle neoplasie, per dedicarsi interamente al nuovo impegno, nel 1930 lasciò la direzione della cattedra di Pavia. Egli poté affrontare l'impegnativo settore di studi grazie alle sicure basi teoriche e pratiche acquisite presso le scuole romane e giunse a formulare una personale teoria patogenetica dei tumori, che chiamò "dottrina dello squilibrio oncogeno", dai cui postulati trasse i principi di una terapia di tipo biologico dei tumori, che definì "chemoterapia istogena dei tumori".
La sua dottrina, non priva di una certa genialità, si basava sui dati scaturiti da una larga serie di osservazioni e di ricerche sperimentali condotte in tutto il mondo che avrebbero dimostrato l'esistenza di un complesso di fattori endogeni responsabili dell'autogoverno dell'organismo, in grado di presiedere all'ordinato svolgimento dei fenomeni dinamici cellulari: questo armonico equilibrio dell'organismo, dipendente essenzialmente dall'ereditarietà e dalla costellazione endocrina, potrebbe essere distorto in senso neoplastico da fattori oncogeni, e da questo processo avrebbe origine il neoplasma. Gli elementi organici regolatori della proliferazione cellulare sarebbero in sostanza gli ormoni e i prodotti elaborati dagli organi emopoietici, distinti in eccitatori (secrezioni delle paratiroidi, dell'ipofisi, dell'ovaio, del testicolo) e inibitori, antagonisti dei primi (secrezioni del timo, del pancreas, della placenta e prodotti provenienti dal fegato, dalla milza, dai finfonodi, dal midollo osseo). Lo squilibrio tra i due gruppi di fattori endogeni, favorito da condizioni ereditarie e dal processo di invecchiamento, potrebbe innescare la spinta eccito-proliferativa cellulare e rappresentare pertanto il primo anello della catena che porta alla formazione del tumore. Sulla scorta di questi principi il F. abbozzò il tentativo di terapia biologica dei tumori, basata sulla somministrazione di autolizzati di tessuti normali o neoplastici dotati di potere inibitore della proliferazione cellulare e pertanto ostacolante la crescita del tumore e addirittura oncolitico, in grado così di esercitare nell'organismo del paziente una attività antiblastica. Egli innestava, nel sottocutaneo o nel tessuto retroperitoneale di malati di cancro inoperabili, estratti di timo o di milza di feti umani di 7-8 mesi, morti dopo parto prematuro per placenta previa. Su questo punto il F. sostenne una pacata polemica con alcuni ricercatori, specialmente tedeschi, che avevano attuato un tipo di terapia antineoplastica basato sulla somministrazione di preparati di tessuto tumorale, intendendo però effettuare in tal modo, in quanto assertori della genesi parassitaria delle neoplasie, una sorta di immunoterapia attiva (Immunizzazione attiva o chemoterapia istogena?, in Tumori, III [1913-14], pp. 760-769); e con F. Blumenthal, che rivendicava la priorità dell'introduzione del metodo (Gli autolizzati di tessuti nella terapia dei tumori, in Il Policlinico, sez. pratica, XVIII [1911], pp. 197 ss.; Ancora sugli autolizzati di tessuti nella terapia dei tumori, ibid., pp. 297 ss.).
Sull'etiopatogenesi dei tumori il F. fu autore di una lunga serie di lavori di ordine clinico e sperimentale, tra i quali si ricordano: Etiologia del cancro, in Annali del R. Ist. di clinica chirurgica dell'Univ. di Roma, III (1910), pp. 39-175; Recherches expérimentales sur le cancer, in Archives internationales de chirurgie, V (1910-11), pp. 3-116; The action of the products of homogeneous foetal autolysis on malignant tumours in man: preliminary note, in The Lancet, 1911, n. 2, pp. 1194-1197; Sui recenti contributi alla dottrina dei neoplasmi. I, Blastomiceti e tumori. II, Squilibrio oncogeno e chemoterapia istogena, in Il Policlinico, sez. chirurgica, XVIII (1911), pp. 121-144, 172-182, 193-203, 241-247; Sui recenti contributi alla dottrina dei neoplasmi, in Tumori, I (1911-12), pp. 1-74; Stato attuale della lotta contro il cancro, ibid., II (1912-13), pp. 1-31; Controllo e critica in oncologia, ibid., pp. 410-443; Evoluzione della teoria del disquilibrio oncogeno e della chemoterapia istogena, per la genesi e la cura dei tumori maligni, ibid., III (1913-14), pp. 124-160; Contributi alla III Conferenza internazionale per lo studio del cancro. I, La teoria dello squilibrio oncogeno per la genesi dei tumori. II, Sulla chemoterapia istogena dei tumori maligni. III, Sui meccanismi di azione e sui fondamenti biologici comuni a diversi metodi di cura dei tumori maligni, ibid., pp. 161-180; Neuroma gangliocellulare mielinico, retroperitoneale, ibid., pp. 569-596; Ausbau der Theorie des oncogen Gleichgewichtsmangels und der histogen Chemoterapie zur Entstehung und BehandIung der bösartigen Geschwülste, in Zeitschrift für Krebsforschung, XIV (1914), pp. 46-56; The biological treatment of cancer, in Journ. of cancer research, III (1918), pp. 303-319; Le cause interne dello sviluppo neoplastico, inclusa l'eredità, in Neoplasmi. Lezioni..., Milano 1926, pp. 223-242; Radioterapia ed oncobiologia, in Tumori, s. 2, XII (1926), pp. 247-270; Sulla mortalità per tumori maligniin Italia, ibid., XIII (1927), pp. 227-240; Impianti omoplastici feto-umani nel cancro e nel diabete, ibid., XIV (1928), pp. 434-477; Ulteriore contributo allo studio della terapia biologica dei tumori maligni, in Boll. della Soc. medico-chirurgica di Pavia, XLIV (1930), pp. 787817; Letzte Beobachtungen und neue Tatsachen über die Versuche einer biologischen Behandlung der bösartiger Geschwülste, in Zeitschrift für Krebsforschung, XXXVI (1932), pp. 1-36; Notizie ulteriori e nuovi dati sopra saggi di terapia biologica dei tumori maligni, in Tumori, s. 2, XVII (1931), pp. 401-476; Verità oncologiche dedicate al prof. Citelli, ibid., XIX (1933), pp. 359-387; Organotherapie der malignen Geschwülste, in Zeitschrift für Krebsforschung, XLI (1934), pp. 151-162.
Egli illustrò ampiamente i suoi concetti, sintetizzando i dati scaturiti dalle sue ricerche nei volumi: Tumori, Torino 1911, Endogene Factoren in der Tumorgenese..., Berlin 1934, Chemioterapia del cancro, Milano 1935, e I fattori interni nello sviluppo dei tumori e gli odierni saggi di terapia biologica, Milano 1933 e, in 2 ediz. postuma, 1939. La teoria del F. sulla genesi e la cura dei neoplasmi ebbe vasta eco nella comunità scientifica internazionale e stimolò discussioni e ricerche. È indiscusso merito dello studioso italiano aver dato inizio alla ricerca biologica in oncologia, superando i limiti delle osservazioni cliniche e anatomopatologiche entro i quali erano stati fino ad allora confinati gli studi sulle neoplasie, e di aver aperto la strada all'individuazione di nuove possibilità terapeutiche in un settore della medicina che era il dominio della chirurgia e della radioterapia.
Il F. fu anche autore di studi e ricerche in altri settori della medicina clinica e sperimentale: al primo ampio, bel lavoro a indirizzo morfologico, Contributo sperimentale allo studio della mucosa gastrica, pubblicato su Ricerche fatte nel laboratorio di anatomia normale della R. Università di Roma ed in altri laboratori biologici, X (1904), pp. 63-95, seguirono numerosi altri contributi di ordine fisiopatologico e chirurgico. Si ricordano i principali: Sulla ipertrofia della ghiandola pituitarta consecutiva alla castrazione, in Bull. della R. Acc. medica di Roma, XXXI (1905), pp. 91-133, e in Il Policlinico, sez. chirurgica, XII (1905), pp. 250-270, 299-319 (in francese, Sur l'hypertrophie de la glande pituitaire consécutive à la castration, in Archives ital. de biologie, XLIII [1905], pp. 405-426); Della meccanomorfosi in patologia. L'influenza dei fattori funzionali sui processi di riparazione, in Arch. ed Atti della Soc. ital. di chirurgia, XXI (1908), pp. 583-673 (e anche in francese De la mécanomorphose en pathologie. L'influence des facteurs fonctionnels sur le processus de réparation, in Archives de médecine expérimentale et d'anatomie pathologique, XX [1908], pp. 452-558); Sui poteri di difesa contro il diplococco pneumonico, in Bull. della R. Acc. medica di Roma, XXXV (1909), pp. 166-201; Développement des greffes embryonnaires et foetales; immunisation qu'elles déterminent, in Archives de medecine expérimentale et d'anatomie pathologique, XXI (1909), pp. 617-640; Ricerche sperimentali sui processi di riparazione e di compenso per interventi sull'ovaia, in Bull. della R. Acc. medica di Roma, XXXV (1909), pp. 317-349, e in Annali del R. Istituto di clinica chirurgica dell'Univ. di Roma, III (1910), pp. 473-511, con S. Torretta; Contributo alla patologia e chirurgia dello stomaco, in Tumori, V (1917), pp. 380-415; Contributo alle splenopatie chirurgiche, in Il Policlinico, sez. chirurgica, XXIX (1922), pp. 99-115, 146-168; Anafilassi in chirurgia, in Anafilassi. Lezioni..., Milano 1923, pp. 163-202; Colecistite senza calcolo, lipoidosi, cistifellea a fragola e litiasi della vescicola biliare: patogenesi, diagnosi, terapia, in Arch. ital. di chirurgia, XXVI (1926), pp. 237-354.
Malgrado la formazione eminentemente chirurgica, il F. indirizzò i suoi interessi maggiormente al problema biologico delle neoplasie che non al loro trattamento clinico-chirurgico, e alla comprensione della cancerogenesi dedicò tutta la sua vita di studioso. Nel 1911 fondò il periodico Tumori, destinato ad accogliere i più importanti contributi biologici, clinici e sperimentali sulle neoplasie. Appartenne a numerose società scientifiche italiane e straniere e rappresentò ufficialmente l'Italia a vari congressi internazionali. Nel 1924 gli venne assegnata la medaglia d'oro dei XL e ricevette il premio Santoro dei Lincei.
Morì a Milano il 21 maggio 1935.
Fonti e Bibl.: Necr. in Il Policlinico, sez. pratica, XLII (1935), pp. 1176 s., in Annali ital. di chirurgia, XIV (1935), pp. 317 s., in Tumori, s. 2, XXI (1935), 3, pp. III-XI, in Boll. della Soc. medico-chirurgica di Pavia, XI, (1935), 4, pp. V-XXIX. G. Cosmacini, Mangiagalli, Fichera e l'Istituto del cancro, in Argomenti di oncologia, XI (1990), pp. 335-338; Id., Fra scienza e ideologia: la teoria del disquilibrio oncogenico, ibid., XII (1991), pp. 229-232; I. Fischer, Biograph. Lex. der hervorragenden Arte..., I, p. 402; Encicl. Ital., XV, p. 218; App., I, p. 594.