FESTA, Gaetano (Tano)
Nacque il 2 nov. 1938 a Roma da Vincenzo e Anita Vezzani. Diplomatosi all'istituto d'arte con la qualifica di maestro d'arte di fotografia, nel 1957 si stabilì per sei mesi a Parigi.
Rientrato a Roma, andò a vivere con la famiglia alle Capannelle, sull'Appia Nuova. Lo scenario di questa periferia urbana, con l'ippodromo e Cinecittà, fu un elemento importante dell'immaginario del giovane Festa. Dopo un primo interesse per la figurazione, sul finire degli anni Cinquanta fu attratto dalla pittura di J. Pollock, S. Matta e W. De Kooning; tra i maestri italiani ammirò particolarmente G. De Chirico. Nel 1958 partecipò alla mostra di pittura Premio Cinecittà, organizzata dal Partito comunista italiano, e l'anno successivo espose con F. Angeli e G. Uncini alla galleria La Salita, in una mostra che passò quasi inosservata dalla critica. Insieme con questi due pittori, con M. Schifano e con il fratello Francesco (che cambiò il cognome in Lo Savio), il F. frequentava il caffè Rosati di piazza del Popolo, che, in quegli anni, fungeva da luogo di ritrovo per intellettuali, scrittori e artisti: si trattò di un momento creativo unico per Roma che, meglio di altre città italiane, accoglieva gli impulsi e le tendenze internazionali, soprattutto americani.
Nel 1960 i cinque pittori esposero alla galleria bolognese Cancello e, a Roma, nelle gallerie Appunto e La Salita: il F. presentò dipinti monocromi, come Rosso 21 e A Raffaele (ripr. col., in Alfano Miglietti, 1993, p. 694). Nel testo in catalogo della seconda esposizione romana P. Restany individua nel lavoro del gruppo il tentativo di andare oltre l'informale per riavvicinarsi all'esperienza del dadaismo.
Nel 1961 il F. partecipò alla selezione per i premi d'incoraggiamento istituiti dalla Galleria nazionale d'arte moderna, vincendo l'anno successivo. Sempre nel 1961 tenne la sua prima personale alla galleria La Salita e fu selezionato, insieme con altri giovani, per la sezione Informativo-sperimentale del premio Lissone.
Tra il 1962 e il 1963 il F. abbandonò le regolari scansioni geometriche e passò ad assemblare sulla tela oggetti estrapolati dal loro contesto abituale, come finestre, porte e armadi. Insieme con F. Baruchello, E. Baj e M. Rotella, nel 1962 fu invitato a rappresentare l'Italia nella mostra che, col titolo di New realists, riuniva alla galleria Sidney Janis di New York artisti legati alla corrente della pop art: vi espose una Persiana dello stesso anno.
Nel 1963, alla galleria La Tartaruga, diretta da P. De Martiis, il F. prese parte alla collettiva 13pittori a Roma, che segnò la consacrazione della cosiddetta scuola di piazza del Popolo. Nella medesima galleria l'anno dopo tenne una personale, esponendo, tra le altre cose, l'opera Piazza del Popolo, dove si eleva a simbolo del repertorio iconografico capitolino cui il F. era fortemente legato.
Sempre nel 1963, a San Marino, partecipò alla IV Biennale internazionale d'arte (Oltre l'informale) e l'anno dopo fu invitato alla XXXII Biennale di Venezia (rassegna alla quale prese parte anche nel 1978, 1980 e 1984): in questa edizione, che segnò il trionfo della pop art americana, il F. espose due versioni - bianco e nero e colore - della Creazione dell'uomo.
L'opera, insieme con altre simili e coeve, segna il passaggio da un repertorio di oggetti usuali a quello di immagini dell'arte del passato. I lavori dei grandi maestri, in particolare gli affreschi michelangioleschi nella cappella Sistina, vennero da lui rivisitati attraverso la tecnica della proiezione di ingrandimenti fotografici.
Nel 1965 a Roma prese parte alla IX Quadriennale, dove tornò ad esporre anche in occasione delle edizioni del 1973 e del 1986. Dagli inizi degli anni Settanta la sua pittura è caratterizzata da una stesura sommaria del colore e da contorni indefiniti; continuò spesso a confrontarsi con i maestri del passato (Les Meninas di Velázquez, 1972; L'entrata di Cristo a Bruxelles [di J. Ensor], 1985: Alfano Miglietti, 1993, pp. 717, 722).
Negli anni Ottanta il F. si chiuse in un volontario isolamento, pur continuando a tenere personali e a partecipare a mostre quali la Biennale veneziana e la Quadriennale di Roma. Morì a Roma il 9 genn. 1988.
Legato in particolare alla situazione romana degli anni Sessanta e ricercato da un collezionismo quasi esclusivamente privato, il suo lavoro è stato riproposto nella retrospettiva del 1988, tenutasi a Roma a pochi mesi dalla morte, e alla Biennale di Venezia del 1993.
Fonti e Bibl.: T. Trini, in Tano F. (catal., galleria Levi), Milano 1972, pp. 3-5; G. Dorfles, Ultime tendenze dell'arte oggi, Milano 1976, pp. 108-112; G. De Marchis, L'arte in Italia dopo la seconda guerra mondiale, in Storia dell'arte ital., (Einaudi), VII, Torino 1982, ad Indicem; F. Gallo, Tano F. Barocco romano (catal. della mostra, Aosta), Milano 1987, pp. 9-14; Tano F. (catal. della mostra, Roma), Milano 1988 (con bibl. prec.); F. Gualdoni, Arte a Roma 1945-1980, Milano 1988, pp. 40-44; Roma anni '60... (catal.), Roma 1990, pp. 18-20; F. Alfano Miglietti, TanoF.: per una molteplice identità, in XLVEsposizione internaz. d'arte (catal.), Venezia 1993, pp. 687-691, 693-725; M. Fagiolo Dell'Arco, Fratelli: F. Lo Savio e TanoF. ..., ibid., pp. 621-663; La pittura in Italia. Il Novecento/2. 1945- 1990, Milano 1993, pp. 712 s.e ad Indicem; E.Crispolti, ibid./3, Milano 1994, ad Indicem.