FERRAIOLI (Ferrajoli), Gaetano
Nacque a Roma il 25 dic. 1838 da Giuseppe, futuro primo marchese di Filacciano, e da Francesca dei marchesi Elisei Scaccia Campana, primogenito di cinque figli: altri due maschi, Alessandro e Filippo, e due femmine, Teresa che rimarrà nubile, e Marianna, sposata con un conte Capasso.
È singolare la vicenda di questa famiglia originaria di Piperno (oggi Priverno), che nell'arco di due sole generazioni raggiunse a Roma i massimi livelli sociali ed economici e subito si eclissò dalla scena pubblica lasciando il patnmonio importantissimo delle sue collezioni librarie, ma quasi nessun'altra traccia, visto che l'archivio privato di essa risulta a tutt'oggi irreperibile, e le notizie biografiche sui suoi componenti quanto mai scarse.
A continuare le iniziative bibliofile del padre (che iniziò una collezione di manoscritti e autografi, seguendo una moda allora assai diffusa), ma con ben maggiori e più qualificanti apporti, specialmente per gli stampati e gli autografi, fu il F. (dopo la sua prematura scomparsa anche i fratelli ed eredi, in particolare Alessandro per i manoscritti), uomo di raffinatissimo gusto e di smisurata passione per i libri, sebbene non sia stato finora possibile ricostruire il suo curriculum di studi e individuare le radici della sua formazione. Ma certo l'aver dedicato l'intera vita (non volle mai sposarsi) alle biblioteche ed alle ricerche erudite, l'assiduo commercio con i dotti ed i librai, la frequentazione puntigliosa delle aste in un periodo in cui la dispersione di tante biblioteche ed archivi ecclesiastici inondò il mercato di materiale prezioso, devono avergli fornito strumenti di prim'ordine. Studi anche qualificatissimi non sono finora riusciti a far luce sui tempi e modi di molte delle acquisizioni di autografi e manoscritti, mentre sugli stampati il F. soleva apporre personalmente i dati di provenienza. Gli acquisti avvenivano per lo più sui cataloghi delle grandi librerie antiquarie italiane e straniere, senza badare a spese, ed è possibile escludere che siano mai state incorporate in toto intere biblioteche.
Nel complesso la biografia del F. non presenta alcuna vicenda di rilievo, se si escludono la sua appartenenza al Consorzio agricolo di Roma, la partecipazione alle iniziative del Consorzio delle paludi pontine (di cui fu per alcuni anni presidente) ed un certo numero di opere benefiche e caritative: dell'amministrazione del patrimonio familiare si occuparono maggiormente i fratelli, Alessandro per la parte agricola e Filippo per quella bancaria.
Di idee filoclericali, più per tradizione e per educazione che per convinzione, egli le professò sempre con tale moderazione ed equilibrio da arrivare a proibire luminarie sul suo palazzo in occasione di feste religiose per non urtare, nel cuore della città, la suscettibilità di chi la pensava diversamente. Pur amico di molti liberali, egli restò tuttavia legato ad una visione un po' ancien régime della corte pontificia, cui fu addetto, onde si dimostrò avvilitissimo dei discorsi sociali di Leone XIII che prelusero alla Rerum Novarum. Fu acceso sostenitore della riconciliazione fra il papa e lo Stato italiano, che per anni andò sostenendo nelle redazioni dei giornali che soleva frequentare e nel seno del gruppo ispirato da S. Betti che si era espresso nel Giornale arcadico. Altrimenti la vita del F. fu tra le più schive: non volle cariche pubbliche, non volle far parte di accademie o società culturali, non frequentava i salotti (salvo quello della contessa Ersilia Caetani Lovatelli, dov'era peraltro considerato un uomo di spirito e un raffinato causeur, distillatore di aneddoti anche piccanti e di curiosità storiche), né i teatri, né le villeggiature alla moda; unico suo interesse furono i libri e tutto quanto li concerneva, esempio tipico di gentiluomo letterato per passatempo e per passione, collezionista di lusso al quale i larghissimi mezzi consentivano l'acquisto di ogni rarità che l'interessasse, pur essendo in tutto il resto parchissimo e frugale.
Da vero bibliofilo, l'amore per i libri fu per lui veramente fine a se stesso, limitandosi egli "ad estrame i succhi per aiutare l'altrui ricerche, non avendo ambizioni d'autore" (Lozzi, p. 15), e di questi aiuti fu larghissimo, generoso nei prestiti e sempre cortese con tutti, anche se perseguiva chi ritardasse le restituzioni con letterine salaci. Pur se non scrisse mai nulla di organico, il F. ha però egualmente lasciato ampia documentazione della sua erudizione e del suo spirito critico nelle innumerevoli postille, annotazioni, precisazioni, comparazioni, richiami di suo pugno che compaiono in margine su gran parte delle opere della sua biblioteca. Fu in relazione di studio con altri bibliofili, fra cui l'avv. C. Negroni di Vigevano, il conte G. Manzoni di Lugo, E. Teza dell'università di Padova, A. D'Ancona di Pisa, e con G. Carducci; fu inoltre legatissimo al conte D. Gnoli, tanto da pensare di legare le sue raccolte alla Biblioteca naz. Vittorio Emanuele II di cui questi fu direttore.
Nella seconda metà del gennaio 1890 aveva sofferto di una bronchite e di forti dolori di testa; la mattina del 2 febbr. 1890 fu trovato morto nel suo letto, con tracce di emorragia nasale. La notizia di quella morte repentina sollevò molto scalpore in città; i funerali ebbero luogo il giorno 3, presenti in prima fila il deputato Menotti Garibaldi e i membri del Consorzio pontino, nonché gran parte dell'aristocrazia "nera".
Al di là della vita del F., le vicende della biblioteca si svolsero ancora per molti anni, sempre però pilotate dalle direttive da lui lasciate ai fratelli. Con testamento del 3 genn. 1890 egli li aveva costituiti eredi in parti uguali, pur facendo già ampi legati di stampati e di manoscritti: tra gli altri, alla Biblioteca apostolica Vaticana tutta l'opera biblica e le carte di M. A. Lanci (23 stampati e 22 manoscritti consegnati a I. Carini il 10 luglio 1890) e l'opera manoscritta De suis ac suorum rebus di G. C. Cordara; alla Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele II le Novelle di G. Sernini in pergamena, la Nuova descrizione dei monumenti antichi di Roma di C. Fea, pure in pergamena, ed altre opere minori; e poi molti altri a privati, come G. B. Storti, G. Cugnoni, E. Monaci, D. Gnoli, I. Guidi, D. Cortesi, A. Angeli, G. Sterbini, A. D'Ancona, mons. F. Sagna, I. Del Lungo, A. Moroni, G. B. De Rossi. Lasciò anche numerosi legati di beneficenza, fra i quali lire 100.000 per un'opera di pubblica utilità a Piperno, lire 20.000 al Consorzio delle paludi pontine, lire 5.000 all'ospizio dei ciechi di S. Alessio, ed altri ai poveri di Piperno, di Albano, della parrocchia di S. Marcello ed a vari ospedali.
L'8 luglio 1919 il fratello Alessandro a sua volta morì scapolo, lasciando come erede un lontano cugino di modesta condizione, Gaetano di Vincenzo Ferraioli di Castelvecchio Subequo; legò però la sua metà della biblioteca al fratello superstite Filippo, a condizione che "in omaggio alla cara memoria del nostro comune fratello Gaetano che la raccolse, essa non sia ne' smembrata ne' venduta", imponendogli di disporne alla sua morte in favore di una pubblica biblioteca di Roma, preferibilmente la Vaticana, con l'obbligo che restasse unita "in una sala speciale e conservasse il proprio nome", sotto condizione che altrimenti andasse al suo erede. Alla morte senza figli di Filippo, il 1º febbr. 1926, la vedova di questo, Natalia, nata De Rossi, si affrettò ad osservare strettamente quelle disposizioni, e già il 10 febbraio prendeva contatti con G. Mercati per il trasferimento della biblioteca alla Vaticana, alla quale peraltro aveva già donato cimeli e documenti di suo padre G.B. De Rossi, noto archeologo ed epigrafista.
La biblioteca in quel momento si trovava a palazzo Ferraioli, in quattro grandi sale (altre fonti parlano di cinque), entro 109 scaffali a doppio palchetto di 14 palchetti ognuno, con ballatoio in alto; la sua consistenza non poteva essere valutata con precisione, perché i cataloghi erano ancora incompleti, ma fu stimata in circa 40.000 Volumi, 2.500 opuscoli e 1.020 manoscritti, la maggior parte scelti fra quanto di meglio aveva offerto il mercato dal 1870 al 1890, contraddistinti da ex libris, timbri o stemmi che li indicavano provenienti dalle biblioteche Colonna, Borghese, Braschi, della Pompadour, di Luigi Filippo, di Napoleone III, di molti cardinali, di G. Moroni e di altri eruditi di- cose romane quali F. G. Cancellieri, C. Fea, A. Nibby. Fra gli stampati erano presenti tutte le opere più importanti delle letterature greca, latina, italiana, francese e inglese, in edizioni di grande antichità e rarità, tutte le principali opere di consultazione; fra i periodici, le collezioni della Nuova Antologia, di Civiltà cattolica, del Giornale arcadico, dell'Archivio storico italiano, dell'Archivio della Società romana di storia patria, de L'Album, nonché del Cracas dall'origine e del Journaldes sçavants. I manoscritti, poi, erano legati in volumi, ma più spesso sciolti in cartelle, e ciascuno recava sulla copertina una breve descrizione e varie indicazioni, se inedito, se autografo, le eventuali edizioni, e talvolta, ma raramente, la provenienza ed il prezzo d'acquisto. La parte più cospicua, del XVIII e XIX secolo, è divisa in gruppi: dal 1748 al 1789, dal 1789 al 1815, dal 1815 al 1878, ed i carteggi. Ma molti sono quelli più antichi, fra cui la Storia delle famiglie romane di G. P. Caffarelli, il testamento del card. Bernardo Dovizi da Bibbiena, l'autografo di F. Vacca, Memorie di varia antichità, l'Opera omnia di Cicerone nell'edizione di Basilea del 1528 con annotazioni autografe di B. e T. Tasso, ecc. È impossibile fornire qui un elenco anche solo dei principali: si rimanda per questo al lavoro di E. Michel. Infine, ben distinti dal resto ed importantissimi, gli Autografi, costituiti da centinaia di documenti e di lettere isolate (anche se formano talora gruppi), molti riuniti per rango e categoria di persone e contenuti allora in speciali buste, intitolate ai sovrani, agli artisti, ai militari, alle donne, ecc. Gli Autografi Ferrajoli sono così suddivisi: 1) la Raccolta prima, la più consistente ed antica, che è quella Ferraioli propriamente detta, epistolari diversi riuniti dal F.; 2) la Raccolta Menozzi, lettere a G. Menozzi; 3) la Raccolta Visconti, epistolari diversi raccolti da F. A. Visconti; 4) la Raccolta Minervini, lettere indirizzate a G. Minervini; 5) la Raccolta Odorici, epistolari diversi raccolti da F. Odorici. Di tutti alla Vaticana fu compilato un inventario, nel primo quinquennio della prefettura di A. Albareda (1936-41), che non fu però mai reso pubblico: oggi, per buona parte di essi P. Vian ha curato l'esame e la catalogazione critica, in due volumi della collana "Studi e testi", e sta completando il lavoro. Il trasferimento della biblioteca Ferraioli in Vaticano, apprestato da G. Mercati, ebbe luogo in 85 casse nel marzo 1926, e la consegna ufficiale fu effettuata da G. Lupi, rappresentante della marchesa Ferraioli, a P. Federici incaricato della Biblioteca apostolica, in seno alla quale essa ha trovato la sistemazione auspicata dal F., ed una catalogazione in tre volumi, opera dello "scriptor" F.L. Berra.
Fonti e Bibl.: Nella Bibl. ap. Vaticana, Arch. Bibl., esiste una cartella senza segnatura che, insieme con una documentazione sul Fondo Ferraioli, contiene anche lettere, minute, note di spese, estratti dei testamenti del F. e di Alessandro, ecc., e che potrebbe, ordinata e analizzata, fornire ulteriori dati.
Sulla famiglia Ferraioli cfr. G. Moroni, Diz. di erudiz. storico-ecclesiastica, LVIII, p. 122; LXXII, p. 196;LXXIV, p. 370; LXXXV, p. 180; Giornale di Roma, 4 ott. 1854; E. Abbate, La provincia di Roma, II, Roma 1894, p. 58; T. Amayden, La storia delle famiglie romane, I, Roma s. d., pp. 244s; U. Pesci, I primi anni di Roma capitale (1870-78), Firenze 1907, p. 168; V. Spreti, Encicl. storico-nobiliare ital., III, p. 124; Ist. di studi romani, Mostra di Roma nell'Ottocento, Roma 1932, pp. 95 n. 95, 147 n. 36; E. Martinori, Lazio turrito, repertorio storico..., I, Roma 1933, p. 229; A. Caracciolo, Roma capitale..., Roma 1956, p. 145 (sulle partecipazioni bancarie dei Ferraioli); Iscrizioni della città di Roma raccolte da L. Huetter, I, s.l.1959, p.130; III, 1962, p. 235; G. F. Spagnesi, Palazzo Del Bufalo-Ferraioli..., in Palladio, n. s., XIII (1963), pp. 134 s.;G. Sacchetti, Un dono delle dame romane a Pio IX, in Strenna dei romanisti, XXVII (1966), p. 416; P. Persi, Chiese romane, II, Roma s.a. [1969], p. 73; La terza Roma, a cura di S. De Paolis-A. Ravaglioli, Roma 1971, p. 303; G. F. Spaguesi, Edilizia romana nella seconda metà del sec. XIX (1848-1905), Roma 1974, p. 125; F. Bartoccini, Roma nell'Ottocento..., Bologna 1985, pp. 525, 567.
Sul F: necrol. di C. Lozzi, in Il Bibliofilo, XI (1890), 1, pp. 15 s.; L'Illustrazione italiana, 9 febbr. 1890, pp. 104 s.; L'Osservatore romano, 2 febbr. 1890; Il Messaggero, 2 e 3 febbr. 1890; La Tribuna, 2 e 4 febbr. 1890; Don Chisciotte della Mancia, 2, 3, 4 febbr. 1890; C. Frati, Dizionario bio-bibliografico dei bibliot. e bibliof. ital. ..., Firenze 1933, p. 220; M. Parenti, Aggiunte al Dizionario ... di C. Frati, II, Firenze 1959, p. 68.
Sulle raccolte: Bibl. ap. Vaticana, Archivio Biblioteca, Catalogo dei libri manoscritti, quasi tutti dell'ab. Lanci, lasciati alla Bibl. Vaticana dal m.se G. F., 14, ff. 456r-459r; Bassano del Grappa, Biblioteca civica, Carteggio Ferrazzi, n. 1388, lettera da Roma 12 giugno 1877; I. Carini, Alcuni lavori e acquisti della Bibl. Vaticana nel pontificato di Leone XIII-Libri e manoscritti lasciati alla Biblioteca Vaticana dal marchese G. F., Roma 1892, pp. 15387; A. Neri, Manoscritti autografi di Gabriello Chiabrera. Notizia bibliografica con alcuni scritti inediti, in Giorn. st. della letterat. ital., XIII (1896), pp. 321 s.; L. von Pastor, Le biblioteche private e specialmente quelle principesche di Roma, in Atti del Congresso intern. di sc. storiche, Roma 1-9 apr. 1903, III, parte II, 8, Roma 1906, p. 129; Revue d'hist. ecclés., XIII (1926), pp. 746 s.; La biblioteca del m.se F. donata al pontefice. Servono nuovi locali..., in La Tribuna, 12 marzo 1926, p. 4; La Bibliofilia, XXXI (1929), p. 212; La Civiltà cattolica, 5 genn. 1929, p. 71; Mélange d'archéologie et d'histoire, LI (1934), pp. 229 s; E. Michel, La raccolta Ferraioli della Bibl. Vaticana, in Rassegna stor. del Risorgimento, XXVI (1939), pp. 241-51 (sui mss., con un elenco dei principali); N. Vian, A proposito del Porta e del Belli, in Nuova Antologia, 1º dic. 1941, pp. 313 ss. (su due volumetti di poesie del Porta appartenuti al Belli nel Fondo Ferrajoli); J. Bignami Odier, Guide au département des manuscrits... Città del Vaticano, pp. 227 s.; E. Mori, Libretti di melodrammi e balli del sec. XVIII. Fondo Ferraioli della Bibl. ap. Vaticana, Firenze 1984, specialm. pp. 7 s.; La "Raccolta prima" degli autografi Ferrajoli, a cura di P. Vian, Città del Vaticano 1990; Le Raccolte Ferraioli e Menozzi degli autografi Ferraioli, a cura di P. Vian, Città del Vaticano 1992.