FABIANI, Gaetano
Nacque ad Empoli (prov. di Firenze) il 20 genn. 1841 da Niccolò ed Erminia Alderotti. Appartenente ad una famiglia benestante, studiò a Firenze pianoforte, composizione e strumentazione per banda con F. Anichini. Giovanissimo, riscosse un immediato successo popolare con la composizione di un Trio, che fu inserito nell'Inno garibaldino, musicato da A. Olivieri.
Divenuto direttore della banda di Empoli, fu promotore e organizzatore di bande musicali nei paesi limitrofi e contemporaneamente si dedicò all'insegnamento e alla composizione. Raggiunta una buona notorietà anche fuori dell'ambito cittadino, si distinse in vari concorsi regionali e nazionali, e particolarmente in quello bandito a Firenze nel luglio del 1880 dall'Accademia musicale fiorentina: vinse il primo premio con il salmo 116, Laudate Dominum, per otto voci reali, divise in due cori, con basso ad libitum, una composizione di stile classico, ispirata alla produzione sacra di B. Marcello, che risente della severa formazione ricevuta alla scuola dell'Anichini.
Compositore prolifico e versatile, il F. fu autore di varia musica religiosa, in particolare di messe per voci, organo e grande orchestra, in gran parte perdute come molte altre sue composizioni che pur riscossero un buon successo. Compose inoltre sinfonie per grande orchestra - tra cui L'abbandonata nella selva - ouvertures e soprattutto pezzi per banda, nonché romanze per voce e pianoforte, ballabili, operette e pezzi per pianoforte. Tra le operette va ricordata Fiammetta, rappresentata con vivo successo al teatro Salvini di Empoli nel novembre 1893.
Orchestratore di talento, il F. diede prova della sua vena originale nel Concerto per quartino, clarino, tromba e bombardino, intitolato I quattro amici, in cui seppe dosare con maestria le sonorità dei vari strumenti, ottenendo effetti di particolare suggestione del tutto insoliti in tal genere di lavori. Fu comunque con la musica per complessi bandistici che riportò i maggiori successi; compose per lo più marce militari (Venezia, Campidoglio, L'ottobrata, La scozzese, Vittoria, Lussaro, L'amicizia e molte altre), entrate nel repertorio di altre bande, nonché marce religiose e funebri, tra cui quella composta per la morte di Vittorio Emanuele II: Alla memoria del gran re.
Dedicatosi anche all'insegnamento, ebbe tra i suoi allievi Giuseppe Cecchi e Fanfulla Lari. Spirito acuto e sensibile, individuò l'innato talento nel piccolo Ferruccio Busoni.
Morì ad Empoli il 15 ott. 1904.
Apprezzato soprattutto per la sua attività di strumentista e direttore di complessi bandistici, riscosse critiche favorevoli, a volte anche entusiaste, dai suoi contemporanei, che gli rimproverarono di non aver voluto valorizzare al meglio il proprio talento. Così, ad esempio, L. Alpino afferma che il F. musicò in maniera egregia l'episodio dantesco della Pia de' Tolomei - composizione oggi perduta - e si rammarica del fatto che, malgrado il risultato ottenuto, egli non si dedicasse più alla composizione di musica per il teatro.
Confinato per sua scelta nel proprio orizzonte provinciale, il F. non fu attratto né condizionato dalle trasformazioni e dalle inquietudini che accompagnarono gli ultimi anni del XIX secolo; e ciò risulta evidente dall'analisi della sua musica, costruita su salde strutture armoniche, ritmicamente semplice e dalla melodia assai cantabile, musica che peraltro non nasconde venature romantiche. In conclusione, il F. non si scostò - come è stato fatto notare da R. Morelli - da una ‟scuola" e da una "tradizione" di stampo classico.
Bibl.: Musicisti empolesi, in Il Marzocco, 22 luglio 1928, p. 3; L. Alpino, La gloria d'Empoli: G. F., in Pro Familia, 22 maggio 1932; R. Morelli, Un insigne musicista empolese dimenticato: F. Lari, in Boll. stor. empolese, IV (1966-1968), pp. 163-174; Id., Cenni storici e guida turistica della città di Empoli, Empoli 1975, pp. 141 ss.; S. Sablich, Busoni, Torino 1982, p. 9; C. Schmidl, Diz. univ. dei Musicisti, Suppl., p. 285; Encicl. della musica Ricordi, II, p. 157.