ESPOSITO, Gaetano
Nacque a Salerno il 17 nov. 1858 in una famiglia di pescatori.
Sottrattosi alla vita marinara dopo essere scampato ad un naufragio, ebbe i primi insegnamenti di disegno dal pittore salernitano Gaetano D'Agostino. Il talento artistico del giovane venne in seguito notato da Domenico Morelli, che nel 1872 lo fece ammettere, come pensionato della provincia di Salerno, al reale istituto di belle arti di Napoli. Oltre ai corsi accademici l'E. frequentò la scuola serale di Stanislao Lista, ma in generale i suoi studi furono piuttosto discontinui. Il carattere ribelle e l'incapacità di sottostare a qualsiasi disciplina lo spingevano piuttosto a girovagare per le strade della città e per le campagne circostanti alla ricerca di soggetti più congeniali al suo temperamento.
Irascibile, diffidente e geloso, l'E. non era amato dai suoi compagni di studio, con l'unica eccezione di Antonio Mancini, col quale condivise le prime esperienze artistiche e al quale rimase legato da vincoli di stima e di amicizia per tutta la vita. A Mancini si deve un intenso ritratto giovanile dell'E., eseguito ad olio nel 1878 (Napoli, coll. Ottaviano; ripr. in Schettini, 1953, p. 153).
L'attività espositiva iniziò già durante gli anni di studio con la partecipazione, a partire dal 1875, alle mostre della Società promotrice di belle arti di Napoli; nel 1877, inoltre, tre dipinti dell'E. - Un triste presentimento, Una figlia della colpa e Una cucina tutta fumo - figurarono, accanto ai lavori di A. Mancini, F. P. Michetti e V. Migliaro, all'Esposizione nazionale di belle arti di Napoli. Sempre nel 1877 l'E. vinse con due disegni a matita, Nudo e Cristo e i fanciulli (entrambi a Napoli, Accademia di belle arti), il premio incoraggiamento bandito dall'accademia, grazie al quale poté completare la propria formazione artistica con un viaggio studio a Firenze.
Sul tema del Cristo che benedice i fanciulli tornò più volte nel corso dei successivi tre anni, elaborando diverse versioni dell'episodio evangelico, come dimostrano il bozzetto e i disegni praparatori conservati presso l'Accademia di belle arti di Napoli. Da tali studi emerge evidente l'assimilazione della lezione morelliana, individuabile soprattutto nella scelta del filone storico-religioso di gusto e di ambientazione orientale, insieme tuttavia ad una maggiore accuratezza nella definizione dei contorni delle figure e ad un cromatismo più vivo e brillante, visibile in special modo nell'ultima elaborazione, Sinite parvulos, presentata nel 1880 all'Esposizione nazionale di belle arti di Torino (Napoli, Accademia di belle arti).
I primi anni di attività non furono privi di difficoltà per l'E., costretto a svendere i propri lavori per sopravvivere e a chiedere ospitalità presso altri pittori per la mancanza di uno studio proprio. La produzione artistica di questo periodo è legata all'esecuzione di quadri di genere, in cui il verismo di base è arricchito da effetti di virtuoso descrittivismo non estranei all'influenza di M. Fortuny. In tali opere l'E. appare già impegnato in una più personale ricerca sul colore, anche se i risultati non dovettero essere dapprincipio del tutto convincenti, come testimonia il giudizio di F. Netti (1938, p. 125) a proposito dei dipinti Va e Simme arrivate, esposti alla mostra della Promotrice di Napoli del 1882: "Egli si ferma sopra un pezzo, vi mette le varietà e i passaggi di tinte che ci vede, senza attenuazioni e senza carezze; lo cesella, lo tormenta e talvolta finisce con lo sporcarlo. S'egli giunge a pulire le sue tavolozze, conservando la stessa energia, farà certo cose eccellenti".
In seguito l'E. indirizzò le proprie ricerche pittoriche verso i seicentisti napoletani, in particolare Massimo Stanzione e Bernardo Cavallino, dallo studio dei quali trasse il modello per un cromatismo più raffinato e sensibile, insieme con una maggiore attenzione per i valori tonali e per gli effetti di luce.
Le capacità tecniche acquisite nello studio della pittura antica emergono in modo particolare nel dipinto Tentazione (Napoli, Museo di Capodimonte, coll. del Banco di Napoli), datato 1883, in cui il colore, denso e compatto, contribuisce a far emergere plasticamente dal fondo il busto della giovane donna raffigurata in primo piano. L'opera si segnala anche per l'originale taglio compositivo che mette in risalto il particolare delle mani intrecciate in gesto di preghiera e disposte in piena luce, in significativo contrasto con il volto in ombra. La tela trova confronti con altre opere del pittore, a carattere sentimentale e intimistico, quali Attesa (Napoli, coll. B. D'Angelo; cfr. Ricci, 1981, tav. 29) e In chiesa (Alessandria, coll. A. Ruggiero; cfr. Schettini, 1978), quest'ultima presentata per la prima volta all'Esposizione nazionale di Roma del 1893, dove ottenne una medaglia d'oro, e in seguito ancora all'Esposizione internazionale di Monaco nel 1896 (Giannelli, 1916, p. 234) e a Milano nel 1897.
L'ultimo ventennio del secolo rappresenta il periodo di più intensa attività per l'E., impegnato anche in alcuni lavori di decorazione, come quelli, condotti nel 1887 unitamente con altri artisti, per il caffè Gambrinus a Napoli (Limoncelli, 1952, pp. 169 s.); quelli per il soffitto del teatro comunale Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere nel 1895 e infine quelli per il soffitto del rinnovato palazzo della Borsa a Napoli, dove l'E. eseguì nel 1897-98, due figure allegoriche rappresentanti IlLavoro e LaStoria (cfr. Russo, 1985).
In questo stesso periodo l'E. concentrò il suo interesse sulla pittura di paesaggio, ritraendo soprattutto paesaggi marini nei quali ottenne i suoi più alti risultati espressivi. Infatti il suo particolare metodo di lavoro, caratterizzato dall'ostinato e quasi maniacale accanimento con cui i dati tratti dal vero vengono rielaborati e riproposti con infinite variazioni, trova la più compiuta espressione in una serie di vedute del golfo di Napoli, dove il pittore, ricollegandosi negli schemi compositivi alla tradizione dei posillipisti, sembra voler suggerire atmosfere liriche e irreali. Fra tali vedute si distinguono quelle ispirate a palazzo Donn'Anna, l'antica dimora abbandonata di Anna Carafa, nei cui sotterranei l'E. allestì per alcuni anni il proprio studio. Il suggestivo edificio barocco che emerge dal mare di Posillipo rimase per quasi trent'anni il motivo dominante della pittura dell'E. che, affascinato, lo ritrasse con infinite variazioni da ogni angolazione e con ogni tipo di luce.
Fra le migliori versioni di questo soggetto vanno ricordate quella intitolata Ilpalazzo Donn'Anna a Posillipo (Roma, Galleria nazionale d'arte moderna), presentata all'Esposizione nazionale di Roma del 1893, e quella, intitolata Marina di Napoli, premiata all'Esposizione di Firenze del 1896-97 (Firenze, Galleria d'arte moderna). Lo stesso tema ritorna in una tela di vaste proporzioni che ottenne la medaglia d'oro all'Esposizione universale di Saint Louis del 1904 (Giannelli, 1916).
Verso la fine del secolo la spinta che aveva fino ad allora sorretto l'instancabile attività dell'E. sembrò esaurirsi: la sua partecipazione alle mostre si fece meno frequente, mentre la sua stessa elaborazione pittorica, limitata ai temi consueti del verismo di genere, sembrava perdersi in esasperate ricerche tonali, come quelle che lo tennero impegnato otto mesi a studiare il bianco per il quadro Ella cuciva l'abito da sposa (Milano, coll. Melo).
Tra i risultati più interessanti raggiunti dall'E. nell'ultima produzione si colloca il dipinto Barche (Napoli, Museo di Capodimonte, coll. del Banco di Napoli).
Il quadro, la cui esecuzione risale probabilmente al primo decennio del Novecento, rappresenta un orientamento più avanzato rispetto ai precedenti paesaggi per l'essenzialità dell'impianto compositivo, oltre che per l'uso di pennellate larghe e rapide e per gli energici contrasti di tinte.
Nel 1910 un tragico episodio sconvolse definitivamente il già precario equilibrio psichico del pittore: una giovane allieva, Venturina Castrignani, innamoratasi del maestro, si suicidò dopo essere stata respinta. Profondamente scosso e tormentato da sensi di colpa, l'E. a sua volta si tolse la vita poco tempo dopo, a Sala Consilina (Salerno) il 7 apr. 1911.
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