CAMBIAGI, Gaetano
Nato nel 1721 o nel 1725 (secondo la diversa testimonianza di un documento dell'Archivio di Stato di Firenze - cit. da Timpanaro Morelli, p. 466 - e di Angelo Maria Bandini, che alla data della morte, 16 ag. 1795, lo dicono rispettivamente di settantaquattro e di settanta anni), svolse tutta la sua attività di editore e letterato a Firenze, dove sembra che il padre Giovanni Battista fosse stato chiamato, dalla natia Genova, a riordinare la Biblioteca Palatina. La protezione del marchese Andrea Alamanni, ricorderà il C. nella dedica della Donna immaginaria di Magalotti (p. VII), gli valse l'impiego di custode della Biblioteca Magliabechiana aperta al pubblico nel 1746, quella dell'allora prefetto della Magliabechiana, Giovanni Targioni Tozzetti ("mio Superiore" lo chiamerà il C. ancora nel 1766), gli fece ottenere analogo impiego nella Biblioteca Marucelliana, quando questa fu aperta al pubblico sotto la direzione del Bandini (1752); in questo secondo incarico lo sostituirà il figlio Gaspero nel 1771, quando alla Magliabechiana fa riunito il fondo della Palatina.
Dalla perfetta conoscenza delle opere edite e manoscritte con le quali era quotidianamente a contatto (redasse il catalogo della Magliabechiana e più tardi, utilizzando anche la sua esperienza editoriale, organizzò la biblioteca Privata di Ferdinando III), e probabilmente sotto lo stimolo del Tozzetti e del Bandini, nacquero le ricerche storico-erudite di argomento fiorentino, che precedono e poi accompagnano l'attività del C. stampatore. "Lo studio in cui più d'ogn'altro volle profondamente occuparsi fu quello dell'istoria, specialmente patria, avendo, tanto sotto suo nome, che senza, pubblicate diverse operette molto utili, e interessanti", ricorderà il Bandini, e "diligente" studioso lo qualificano Giuseppe Richa, Domenico Moreni, e le Novelle letterarie che seguirono assiduamente la sua attività letteraria ed editoriale.
La Descrizione dell'imperiale giardino di Boboli (Firenze, Stamperia Imperiale, 1757), pubblicata in occasione delle nozze di Maria Teresa Ginori con Francesco Marucelli (della famiglia "nella di cui clientela, e dipendenza ho la fortuna di vivere", scriveva il C. nella dedica), testimonia lo scrupolo dell'autore nel citare le fonti manoscritte e il suo interesse precipuo per la storia dell'arte, accanto all'elogio tributato al "magnanimo genio" dei Medici protettori delle arti (dei Medici ci resta una Genealogia manoscritta del C., da lui inviata nel 1788al bibliotecario della Riccardiana Francesco Fontani: Firenze, Bibl. Moreniana, Bigazzi, 53). L'uso attento di una larga base documentaria contraddistingue anche, oltre a scritti minori ricordati dal Moreni e intesi ad illustrare storicamente luoghi sacri fiorentini, le Memorie istoriche riguardanti le feste solite farsi in Firenze per la natività di San Gio. Batista (Firenze, Stamperia Granducale, 1766), ricche di notizie anche sull'organizzazione politica della città in età comunale. Più descrittive, e legate all'attività editoriale del C., sono invece alcune opere anonime (cui probabilmente collaborò il figlio Gioacchino) quali L'antiquario fiorentino o sia guida per osservar con metodo le cose notabili della città di Firenze (2 ediz., Firenze, Stamperia Granducale, 1771)e la Guida al forestiero per osservare con metodo le rarità e bellezze della città di Firenze pubblicata sempre dalla Stamperia granducale e giunta nel 1804 all'ottava edizione.
Di maggior rilievo culturale è la partecipazione del C. - ricordata dal Pelli Bencivenni - all'edizione del Decamerone sultesto della Laurenziana del 1384 con in nota le varianti dell'edizione fiorentina del 1527, promossa dal marchese Pietro Antonio Guadagni (al quale nel 1776 andrà in sposa la figlia del C., Anna), dal Bandini e dal proposto Ferdinando Fossi, e apparsa anonima a Lucca nel 1761 perché "i veri editori si sono voluti nascondere per non entrare in imbarazzi con Roma" (Pelli Bencivenni).
Al solo C. si deve invece la raccolta della Donna immaginaria. Canzoniere del conte Lorenzo Magalotti con altre di lui leggiadrissime composizioni inedite (Lucca 1762), fatta sulla base di manoscritti della Magliabechiana copiati da Andrea Alamanni, e della Riccardiana comunicati dal Lami, in cui il C. ha inserito un Elogioistorico del Magalotti, con un elenco delle sue opere edite e inedite: opera che si colloca nell'ambito della tradizione galileiana coltivata allora soprattutto dal Targioni Tozzetti, così come l'edizione delle Lettere familiari del Magalotti curata da Angiolo Fabroni e uscita in due volumi per i tipi del C. (Firenze, Stamperia Granducale, 1769); da ricordare, in questo senso, anche le sue note alle Satire del Menzini nell'esemplare marucelliano dell'edizione di Leida (ma Lucca) del 1769.
Al termine della reggenza lorenese il C. da letterato si trasformò in libraio e stampatore, e per trenta anni il suo nome sarà legato ad alcune fra le più importanti iniziative editoriali della Toscana leopoldina. Il 1º sett. 1764 egli annunciò l'apertura di una "nuova bottega di libri" provvista anche "d'ottimi strumenti di Mattematica ed Ottica" (Novelleletterarie, XXV [1764], coll. 689-691); il 29 genn. 1766 riuscì ad essere nominato da Pietro Leopoldo ministro della Stamperia granducale, che il 31 luglio 1772 divenne sua proprietà conservando il nome di granducale (il C. la pagò 25.200 scudi rateizzati in diciotto anni, durante i quali il governo si obbligò a valersi di preferenza della sua stamperia). Alla Stamperia granducale era accordato il privilegio, confermato dal rescritto sovrano del 10 ag. 1768 e mantenuto dal C. anche dopo il 1772, "di servir nelle Stampe di qualunque genere i Magistrati, ed altri Pubblici Ufizi..., di stampare le Leggi, Bandi, Editti, e Notificazioni, e di vendere a comodo del Pubblico i Codici delle Leggi predette", oltre che di stampare l'Almanacco toscano.
Nelle vesti di tipografo granducale egli pubblicò, forse collaborandovi personalmente, due fogli periodici: dal 7 apr. 1767 al 5 genn. 1768 (quando fu rilevata da Giuseppe Allegrini) la Gazzetta estera, distribuita dal figlio Gioacchino e redatta da Giovanni Molinari; dal 7 sett. 1773 alla fine del 1774 la Gazzetta universale, poi ceduta allo stampatore Anton Giuseppe Pagani. Ma, soprattutto, dai torchi della Stamperia granducale del C. uscirono opere di notevole rilievo per la storia culturale e politica toscana: basti pensare alla seconda edizione delle Relazioni d'alcuni viaggifatti in diverse parti della Toscana di Giovanni Targioni Tozzetti (1768-79), o a quella delle Opere del Machiavelli (1782-83) nata in ambienti giansenisti con intenti "repubblicani" ma strumentalizzati dal riformismo leopoldino, agli Atti dell'assemblea fiorentina degli arcivescovi e vescovi di Toscana (1787, o al notissimo Governo della Toscana colquale Pietro Leopoldo fornì il primo rendiconto pubblico dell'operato di un sovrano (1790).
Sembra inoltre che il C. non si sia limitato alla parte editoriale, ma si sia fatto anche promotore di alcune imprese di notevole rilievo, come la Serie degli uomini i più illustri nella pittura, scultura e architettura con i loro elogi, e ritratti (pubblicata nel 1769-76 dalla Stamperia granducale assieme a quella della società Allegrini e Pisoni), cui dice di aver collaborato anche il figlio Gioacchino, e la raccolta delle Leggi di Toscana divise per materie, annunciata nel 1770 e che cominciò a uscire nel 1775 "col consiglio di Persone savie". Allo stadio di progetto rimasero invece l'edizione delle Storie di Giovanni, Matteo e Filippo Villani annunciata nel 1776 e accolta con grande favore dalle Novelle letterarie perché "i libri che conservano la memoria dei fatti non mutano moda, e sono il fondo della politica filosofia", e quella delle Familiari del Petrarca annunciata nel 1790 assieme all'editore Breitkopf di Lipsia.
Il C. morì a Firenze il 16 ag. 1795.
Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. Marucelliana, ms. B. III. 50: A. M. Bandini, Memorie, III (1772-1800); Novelle letterarie di Firenze, XIX (1758), coll. 33-34; XXV (1764), coll. 689-691; XXVII (1766), coll. 513-514; XXIX (1768), coll. 81-83, 529-534, 721-726; XXX (1769), coll. 687-690; n.s., I (1770), col. 450; VI (1775), II, 353-357; XXI (1790), coll. 241-242; Firenze, Bibl. nazionale, N. A. 1050: G. Pelli Bencivenni, Efemeridi, s. 1, VI, 18 ott. 1761; XX, 14 dic. 1767; G. Richa, Not. istor. delle chiese fiorentine, X, Firenze 1762, p. 187; D. Moreni, Notizie istoriche dei contorni di Firenze, Firenze 1791, I, p. V; Id., Bibl. storico-ragionata della Toscana, Firenze 1805, I, pp. 202-203. Per l'attività di stampatore del C. vedi F. Cambiagi, Cenni storici della Stamperia granducale, Firenze 1846; S. Landi, La Stamperia reale di Firenze e le sue vicende, Firenze 1881; G. Fumagalli, Lexicon typographicum Italiae, Florence 1905, p. 147; A. Mondolfo, Il Tiraboschi e il Bandini (da carteggi inediti), in Accademie e biblioteche d'Italia, X (1936), pp. 358 n. 4, 378; e, per un inquadramento generale, si v. M. A. TimpanaroMorelli, Legge sulla stampa e attività editoriale a Firenze nel secondo Settecento, in Rassegna degli Archivi di Stato, XXIX (1969), pp. 642, 664-65, 667; Id., Persone e momenti del giornalismo politico a Firenze dal 1766 al 1799, ibid., XXXI(1971), pp. 400-471, passim (alle pp. 465-66 alcune notizie sulla vita del Cambiagi).