BRAGA, Gaetano
Nacque a Giulianova (Teramo) da Isidoro e Splendora De Angelis, il 9 giugno 1829. Destinato dai suoi genitori alla carriera ecclesiastica, egli dimostrò fin da fanciullo una spiccata inclinazione per la musica e spesso si esibì in chiesa o altrove. Fu solo dopo le pressanti insistenze di Giulia Colonna duchessa d'Atri che i genitori si decisero a mandare il B. a Napoli, nel 1840, per fargli intraprendere seriamente gli studi musicali, al collegio di S. Pietro a Maiella. Dapprima fu alunno esterno, ma nel 1841, dopo avere sostenuto l'esame di ammissione alla scuola di canto, ottenne un posto gratuito nel collegio.
Dimostrò subito una predilezione per il violoncello e S. Mercadante, allora direttore della Scuola musicale napoletana, rimasto, colpito dalla facilità dimostrata dal giovane allievo, fece costruire da Nicola Gagliano uno strumento, appositamente per lui, strumento conservato poi nel museo del conservatorio stesso. Il Mercadante affidò il promettente discepolo all'insegnamento di Gaetano Ciaudelli, che in due anni lo rese edotto nella tecnica del violoncello. A 14 anni il B. era già "Maestrino" sia nell'interno dell'istituto sia in scuole esterne e partecipava come primo violoncello alle pubbliche accademie che si tenevano nel teatrino annesso al collegio, riscuotendo calorosi elogi. Per il canto egli fu allievo di Alessandro Busti, per il contrappunto di Francesco Ruggi prima e dal 1845 di Carlo Conti. Per suggerimento di quest'ultimo, infine, venne allievo diretto per la composizione di Mercadante e - come il B. stesso racconta in una sua lettera indirizzata a Francesco Florimo - il suo maestro gli fece scrivere subito un corso di solfeggi, una cantata Saul, una Messa e diversi pezzi per violoncello con accompagnamento di pianoforte.
Nel 1849 egli chiamò a Napoli il fratello Giuseppe che divenne poi un pianista di notevole fama. Nel 1853 esordì come compositore drammatico: il 26 luglio venne rappresentata al Teatro del Fondo a Napoli l'opera semiseria in due atti, Alina (illibretto di L. E. Bardare è una vecchia trama di ambiente agreste che riecheggia un po' alla lontana la Sonnambula), che fu giudicata promettente. Subito dopo il B. lasciò Napoli e debuttò come concertista di violoncello a Firenze; suonò poi a Bologna, a Trieste e a Vienna ove rimase qualche tempo. Quivi conobbe il pianista Giuseppe Stanzieri, che diverrà uno dei suoi amici più cari e che ritroverà più tardi a Parigi, ed ebbe modo di accostarsi particolarmente alla musica di Haydn, Mozart, Beethoven, Mendelssohn, suonando anche in quartetto con l'ormai anziano ma famoso violinista G. Mayseder. Tornato a Firenze, comprese, che l'Italia non gli offriva grandi possibilità di affermazione e pertanto nel 1855 si decise a trasferirsi a Parigi, ove, salvo un breve giro di concerti in Inghilterra nel 1856, rimase continuativamente fino al 1857, divenendo ben presto il violoncellista alla moda, ricercato in tutte le accademie musicali e nei salotti privati e un ottimo maestro di canto, soprattutto delle artiste del Théâtre Italien. Ebbe così modo di suonare con i migliori esecutori dell'epoca (con Liszt, Gounod, Bizet, Saint-Saëns, Rubinstein, Bottesini), di frequentare le personalità più in vista: musicisti quali Auber, Halévy, F. David, Meyerbeer e letterati quali T. Gautier o A. Dumas. Giunto Rossini a Parigi nel 1857, ebbe presto occasione di conoscerlo e di farsi apprezzare: da allora si iniziò quella affettuosa amicizia fra i due che durò fino alla morte di Rossini e che è testimoniata da una nutrita corrispondenza e dalla dedica che il B. farà a lui di una delle sue opere, Gli Avventurieri. Frattanto il B. aveva promesso all'impresario Bartolomeo Merelli di scrivere, per il Kärntnerthortheater a Vienna, un'opera seria in due atti, l'Estella di San Germano (librettista A. de Lauzières) che fu rappresentata, alla presenza dell'imperatore, il 29 maggio 1857. A Vienna conobbe il principe Leopoldo di Borbone, conte di Siracusa, fratello di Ferdinando II, che, dopo aver ascoltato l'Estella, gli commissionò un'opera semiseria in due atti, che avrebbe dovuto inaugurare il teatro del suo palazzo a Napoli. Anche questa volta il B. scelse come librettista il Lauzières e il Ritratto venne rappresentato il 6 marzo 1858 con notevole successo.
Tornato a Parigi, il B. riprese l'insegnamento del canto. Sotto la sua guida il contralto Adelaide Borghi Mamo divenne una eccellente artista e la nuova opera del B., Margherita la mendicante eseguita al Théâtre Italien di Parigi il 20 dic. 1859 (libretto di F. M. Piave) ebbe il merito di far brillare il talento e la voce di questa cantante. Nel 1860 il B. ritornò in Italia, a Milano, dove si diede a comporre una nuova opera in tre atti, il Mormile (librettista ne fu ancora il Piave) che ebbe la sua prima rappresentazione al Teatro alla Scala il 4 febbr. 1862. Il Mormile si rivelò un insuccesso (resse solo per tre sere) a causa forse di una esecuzione mediocrissima e degli intrighi di alcuni critici piuttosto malevoli, ostili al B., oppure - secondo il B., che ne parla nei suoi Ricordi autobiografici - a causa del soggetto "politico" del dramma, la rivolta dei Napoletani, capeggiata da Mormile, contro il governo spagnolo. Frattanto, mentre egli cercava di affermarsi come compositore teatrale ma con scarsa possibilità di riuscita, i suoi albums di "melodie" conquistavano il pubblico. La famosa Leggenda Valacca per canto con accompagnamento di pianoforte e di violoncello, su versi di M. M. Marcello (librettista notevole e anche musicista, che proveniva come il B. dalla scuola di Mercadante), ebbe una fortuna enorme. Perfettamente corrispondente al gusto della cultura del tempo, questa melodia sentimentale, facilmente orecchiabile - certamente una delle migliori pagine del genere - piacque moltissimo e fece giungere la fama del suo autore non solo in Europa ma anche in America. Nonostante l'insuccesso del Mormile, il B. si diede alla composizione di una nuova opera teatrale, il Ruy-Blas, dando l'incarico del libretto a G. Peruzzini, e poi, alla morte di costui, ad Antonio Ghislanzoni, che lo modificò in parte. Nel 1865 il B. ne aveva finito la partitura e sperò invano di poterla fare includere nel cartellone del Teatro alla Scala. Tale opera fu solo causa di amarezze per il suo autore e non fu mai eseguita. Il 30 ott. 1867 si ebbe al Teatro S. Redegonda di Milano la prima rappresentazione di Gli Avventurieri, in quattro atti (libretto del Ghislanzoni, che fu poi anche il librettista delle due ultime opere di B.) e l'ottima interpretazione del celebre buffo Alessandro Bottero contribuì a decretare il successo dell'opera, ripresa successivamente anche a Trieste. La penultima fatica teatrale del B. fu Reginella, in tre atti (l'accurata versificazione e un logico taglio di scene fanno di questo il migliore libretto di cui si sia servito il B.), che fu dapprima rappresentata al Teatro Sociale di Lecco il 16 sett. 1871 e poi al Carcano di Milano, a Modena, a Parma, a Cagliari e al Rossini di Venezia. Fu questa anzi l'unica opera dell'autore eseguita in vari teatri italiani. Verso il 1870 cominciò a comporre il Caligola, che il 22 genn. 1873 venne presentato con un successo enorme al Teatro S. Carlo di Lisbona. A Milano però, dove l'opera venne ripresa il 28 marzo 1874 al Teatro alla Scala, fu accolta sfavorevolmente, sicché il B. decise di rinunciare definitivamente al teatro.
Ben diversa considerazione meritava invece la personalità del B. violoncellista. Nel 1870 aveva dato a Milano un grande concerto che ebbe un successo strepitoso, ripetutosi poco dopo a Bologna, Firenze, Napoli. In Spagna, in Portogallo, in America (dove si recò per un giro di concerti nel 1874), a Londra, a Parigi, dove visse poi fino al suo definitivo rientro a Milano nel 1894, egli dominò indiscusso. Il suo modo di suonare intensamente espressivo, che teneva massimo conto delle caratteristiche e delle risorse del suo strumento (che non dovevano essere confuse con quelle del violino) divenne un modello che non ebbe sfortunatamente, però, seguaci degni di lui.
E nei Ricordi della sua vita (editi solo in parte dal Bindi) egli così si esprime: "Col mio modo di suonare rivelai al pubblico un abuso del bravo violoncellista belga Servais" - che del resto era divenuto suo amico - "che aveva con la sua scuola ridotto il violoncello ad imitare il violino coi flautati, coi pizzicati, picchettati, variazioni, agilità numerose e quasi sempre acute, mentre io cavava dal suono del mio strumento quelle note umane, commoventi, che il violino non potrà mai dare". Ai suoi scolari raccomandava, prima di prendere in mano il violoncello, di studiare il "bel canto" per saper "ben cantare" sullo strumento.
Dal 1894 il B. rinunciò alla carriera concertistica. A Milano ritrovò i vecchi amici e fra gli altri Antonio Fogazzaro, di cui musicò la Ricamatrice e che a sua volta lo ritrasse sotto le spoglie di Lazzaro, il protagonista della novella Il Maestro Chieco.
Maggiori consensi di critica e di pubblico, rispetto all'opera teatrale, il B. riscosse con le composizioni da camera, vocali e strumentali, che si distinguono per la loro melodiosità e per la buona fattura. Per violoncello scrisse, oltre a svariate fantasie su opere di Metcadante, Rossini, Bellini, Donizetti, concerti, pezzi a solo o con accompagnamento di pianoforte, fra cui il famoso Corricolo napolitano, uno scherzo per violoncello e pianoforte, irto di difficoltà. A lui si deve anche un rifacimento del Metodo per violoncello di G. G. F. Dotzauer, pubblicato da Ricordi a Milano nel 1873.
Il B. morì a Milano il 20 sett. 1907.
Fonti eBibl.: Per recens. di sue opere e not, sulla sua attività cfr. Gazzetta musicale di Milano, XI (1853), 32, p. 142; XII (1854), 4, p. 31; Anonimo, Margherita la mendicante,opera del maestro B. al teatro Italiano di Parigi...,ibid., XVIII 1860), 3, pp. 19-21; Anonimo, R. Teatro alla Scala. Mormile,libretto di F. M. Piave per musica del Mº G. B.,ibid., XX(1862), pp. 23 s.; per notizie sull'opera Reginella, cfr. Gazzetta musicale di Milano, XXVI (1871), pp. 234, 329, 390, 397 s., 427, 450; S. Farina, La Reginella al Teatro Carcano,ibid., XXVII, (1872), 44, pp. 361 s.; Anonimo, La Reginella a Venezia,ibid., 49, pp. 378 s.; G. Ricordi, Ciarle artistiche,ibid., XXVIII (1873), 28, pp. 221 s.; Id., Altre ciarle artist.,ibid., 29, pp. 229 s.; cfr. anche Gazz. musicale di Milano, XXIX (1874), pp. 106, 109, 150, 373, 395, 431; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatori, II, Napoli 1882, p. 14; III, ibid. 1883, pp. 150, 235, 401-408, 503; V. Bindi, Artisti abruzzesi...,Notizie e documenti, Napoli 1883, pp. 68-77; Id., G. B.da "Ricordi della sua vita", Napoli 1927; U. Rolandi, Libretti e librettisti di G. B., Roma 1929; A. De Angelis, G. B., in Rivista musicale italiana, XXVI (1929), pp. 282-304; L. Forino, Il violoncello,il violoncellista ed i violoncellisti, Milano 1930, p. 384; A. Carusi, L'anima musicale abruzzese, in Teramo,Bollettino mensile del Comune di Teramo, III (1933), 1, pp. 20 s.; A. Muñoz, Ritrattino di G.B., in Strenna dei Romanisti, XX (1959), p. 65; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, p. 160; R. Aurini, Diz. bibl. della gente d'Abruzzo, II, Teramo 1955, pp. 255-267 (con elenco completo delle composizioni edite e inedite ed ampia bibliografia); Encicl. della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 309.