BIANCHI, Gaetano
Nato a Firenze nel febbraio 1819, fu dapprima apprendista nella cartoleria Pistoj; si iscrisse poi all'Accademia di Belle Arti, dove nel 1842 e nel 1843 partecipò a concorsi, vincendo nel 1843 il premio triennale di disegno col dipinto I Fiorentini offrono al Battistero,al ritorno da Campaldino,le spoglie del vescovo di Arezzo. A quest'epoca lo scultore Giovanni Bastianini gli fece un busto in stile quattrocentesco (Firenze, Bibl. Laurenziana); e fu certo l'influsso non solo del Bastianini, ma del gusto dell'epoca a stimolare il B. ad acquistare una competenza soprattutto nel campo degli affreschi medioevali: verso la metà del secolo restaurò i pilastri affrescati di S. Maria Maggiore e gli affreschi del chiostro verde in S. Maria Novella (e qui ebbe come apprendista O. Borrani); proseguì nel 1852 con gli impegnativi restauri alla cappella Bardi in S. Croce, dipinta da Giotto e appena riscoperta sotto lo scialbo.
Come era uso allora, il restauro fu pittorico e totalmente integrativo delle parti mancanti, anche per grandi superfici (si veda il S. Luigi, interamente del B.), e l'artista vi riprese la tecnica antica perfino nell'uso della sinopia, tracciata per la testa del S. Francesco portato in cielo. Il divario esistente tra la parte giottesca, per di più in cattive condizioni, e la propria indusse il pittore a ripassare con tempera bruna anche le parti antiche, alterandone vari elementi, come la forma e la direzione delle ombre portate.
Comunque l'importante lavoro, che venne poi ripreso da Antonio Marini, pose il B. molto in vista: nel 1858 restaurò gli affreschi di Piero della Francesca ad Arezzo (L. Tintori-E. Borsook, in Il Vasari, XXI[1963], n. 69, p. IX). Anche se oggi le idee sul restauro sono radicalmente mutate, resta al B. un'indiscussa perizia di frescante, una notevole preparazione storica, una profonda conoscenza delle tecniche dell'arte antica, che gli fecero adempiere con soddisfazione anche incarichi di consulenza (ricerche sul vero luogo della casa di Dante, 1866; opportunità o meno di staccare l'affresco di Neri di Bicci in S. Pancrazio, 1883; studi sul Mercato Vecchio, 1885; compilazione di schede del lascito Carrand, 1890) ed estendere la sua attività e la sua fama fuori di Toscana (restauri al palazzo municipale di Udine, prima del 1880; al palazzo ducale di Mantova; contatti con Alfredo d'Andrade, costruttore del borgo medioevale al Valentino, 1884). Per Firenze eseguì interventi nel 1864 sulle volte di Orsanmichele, l'anno dopo e fino al 1869 nel convento di S. Marco, subito dopo al Bargello (esclusa la cappella, opera precedente del Marini). Nel decennio 1870-80 lavorò in più riprese al ricostruito castello di Vincigliata, decorando con formelle e fregi tutte le stanze e il chiostro; qui affrescò sei lunette con storie trecentesche relative al castello, sul muro di cinta un S. Cristoforo, e curò il trasporto da Firenze di alcune storie a fresco di Bernardo degli Uberti, del XIV sec., provenienti da una cappellina annessa al convento di S. Martino in via della Scala e acquistate da John Temple Leader per il castello (gli affreschi erano già stati staccati dal B. nel 1857 e riportati, per la prima volta, su incannucciata invece che su tela: v. Forni). Nello stesso decennio si pongono le decorazioni dell'Arch. di Stato di Pisa (stemmi e fregi), della villa Demidoff a San Donato, e i restauri ordinati da Vittorio Emanuele II agli affreschi del Volterrano alla Petraia (1874). Poco prima del 1880 il B. restaura l'esterno, e nel 1882-83 l'interno, del Bigallo, mentre nel 1882 è attivo nel castello dei Malaspina a Fosdinovo, dove dipinge, sempre in stile trecentesco, storie della famiglia e la cosiddetta camera di Dante. Del 1883 è la decorazione ex novo della cappella Salutati nel duomo di Fiesole, del 1884 lo scoprimento e il restauro degli affreschi nella sagrestia di S. Croce, mentre a Pietro Pezzati in vece sua vengono affidati i restauri della facciata dei SS. Apostoli e a Cosimo Conti quelli di S. Trinita, a cui collaborerà Augusto Burchi per le cappelle Bartolini, Spini e Strozzi. Negli ultimi anni, nonostante le malattie, continuò a impegnarsi in lavori importanti: nel 1885 restaurò le lunette di Giovanni da San Giovanni a Monsummano (maggio; firmati), il fregio del chiostrino dei voti all'Annunziata, gli affreschi trecenteschi di S. Maria Nuova (ora nell'Archivio Notarile), la sala di Clemente VII a Palazzo Vecchio; sempre a Palazzo Vecchio, nel 1887-88 riscoprì altri affreschi: quelli nella sala di Lorenzo il Magnifico, primo cortile, il quartiere di Eleonora, il soffitto del salone dei Cinquecento, ecc.
Fu operoso anche nel palazzo pretorio di Scarperia e in molte case e ville private; ed è sua tutta la decorazione del Museo Stibbert. Morì a Firenze il 3 apr. 1892. Lasciò all'Accademia del Disegno la sua casa di via S. Reparata 26, disponendo che col suo reddito venisse istituito un premio, intitolato a lui, per un dipinto di soggetto storico fiorentino o dantesco, premio che viene bandito ogni tre anni.
La Galleria degli Uffizi conserva un autoritratto del pittore e uno dei tre ritratti che gli fece Antonio Ciseri: ché il B. fu spesso modello di colleghi, quali Stefano Ussi, Domenico Morelli, Francesco Vinea; una inedita caricatura di lui in età avanzata, fatta da Angiolo Tricca, è conservata dall'Accademia del disegno.
Fonti e Bibl.: Firenze, Archivio della Accademia di Belle Arti,Atti, filza dell'anno 1842, a 81, filza del 1843, a 84; U. Forni,Manuale del pittore restauratore, Firenze 1866, pp. 238, 430; Il Castello di Vincigliata e i suoi contorni, Firenze 1871, pp. 36 ss.; A. Gotti,Le gallerie di Firenze, Roma 1872, pp. 235, 266; G. Marcotti,Vincigliata, Firenze 1879, pp. 36, 149-51; G. Carocci,I dintorni di Firenze, Firenze 1881, p. 143; Arte e storia, I(1882), pp. 5 s., 86, 135; II (1883), pp. 151 s., 208, 256, 279, 304, 319; III (1884), pp. 168, 264, 335, 391; IV (1885), pp. 48, 71, 120, 127, 184, 200, 224, 263, 335; V (1886), pp. 39, 72, 84 s.; VI (1887), pp. 128, 271; VII (1888), p. 112; IX (1890), p. 31; XI (1892), pp. 64, 71 s.; A. Alfani-P. Ferrigni,G. B. pittore a buon fresco commemorato alla Società Colombaria, Firenze 1892; A. Cocchi,Le chiese di Firenze dal secolo IV al sec. XX, Firenze 1903, p. 89; G. Poggi,La Compagnia del Bigallo, in Rivista d'Arte, II(1904), pp. 202 s.; G. Piranesi,Le case degli Alighieri, Firenze 1905, p. 35; Illustratore fiorentino per l'anno 1907, Firenze 1906, p. 173; A. Bellini Pietri,Guida di Pisa, Pisa 1913, p. 53; A. Rosadi,La vita e l'opera di A. Ciseri, Firenze 1916, pp. 127, 150; A. Lensi, Il Museo Stibbert, I, Firenze 1917, pp. X, XXXI; U. Procacci,Relazione dei lavori eseguiti agli affreschi di Giotto…, in Rivista d'arte, XIX(1937), pp. 378, 382, 384; W. e E. Paatz,Die Kirchen von Florenz, I, Frankfurt a. M. 1940, pp. 364, 382, 568 s., 675; III, ibid. 1952, pp. 72, 642; IV, ibid. 1952, pp. 56, 495; E. Lavagnino,L'arte moderna, II, Torino 1956, p. 857; M. Giardelli,I macchiaioli e l'epoca loro, Milano 1958, p. 135; H. Kiel,Die Restaurierung der Giotto-Fresken in der Cappella Bardi in Santa Croce, in Pantheon, XVIII (1960), p. 309; A. Nocentini,Concorso naz. di pittura "Premio Gaetano Bianchi" Firenze 1963; L. Tintori-E. Borsook,Giotto. La Cappella Peruzzi, Torino 1965, p. 75; U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, III, p. 582 (con altra bibl.).