BARBA, Gaetano
Nacque a Napoli l'8 febbr. 1730. Appartiene al folto gruppo di architetti operanti in Napoli nell'ultímo trentennio del Settecento, educati all'esempio di Ferdinando Fuga e di Luigi Vanvitelli e ancora incerti tra le estreme tendenze formali barocche e il nuovo rigorismo sintattico che si andava annunciando e che doveva condurre alla vasta produzione neoclassica. Le esigue notizie sul B. e la perdita della massima parte delle sue opere rendono difficile, allo stato attuale delle ricerche, una esatta ricostruzione della sua personalità. Tuttavia appare chiaro che egli risentì fortemente non soltanto dei contatti con i due massimi architetti su ricordati - soprattutto col Fuga - ma anche della discussione o della collaborazione con Carlo Vanvitelli, Pompeo Schiantarelli, Antonio de Simone ed altri, impegnati a Napoli in questi stessi anni di particolare fervore edilizio, e più vicini all'orbita vanvitelliana. Come indizio di un nuovo orientamento di gusto è interessante l'episodio del dibattuto restauro della cupola del Tesoro di S. Gennaro: il B., contro l'opinione di C. Vanvitelli e di altri suoi collaboratori e seguaci, intervenne (cfr. Ceci) nella polemica con un suo opuscolo (Rappresentanza alla deputazione della Cappella del Tesoro di S. Gennaro intorno ai cambiamenti da farsi negli stucchi che sono nel tamburo della cupola di quella cappella del duomo di Napoli, Roma 1787), sostenendola necessità di modificare le cornici e gli stucchi (in parte caduti per l'azione dei fulmini) in base alla rigida applicazione delle norme scolastiche del proporzionamento, anche se ciò avesse guastato l'effetto prospettico della struttura del Grimaldi e danneggiato gli affreschi del Lanfranco.
Il B. si oppose invano, conl'ingegnere camerale Pasquale de Simone, all'abbattimento della porta di Chiaia (1782), ove prevalse il parere di Carlo Vanvitelli e di Nicola Schioppa (Filangieri); edificò il palazzo del duca di Miranda poi Ottajano (1783-84), ma probabilmente, ad avviso del Pane, si avvalse di disegni di Carlo Vanvitelli (per il palazzo si conservano nell'Archivio di Stato di Napoli disegni di Pompeo Schiantarelli, non tradotti in opera); nel 1787 eresse in S. Chiara la cappella del marchese di Torrecuso, Baldassarre Cito, e, nel 1788, una "cona di marmo" nella chiesa di S. Giuseppe (entrambe perdute). Tra le opere non datate, ricordate dal Morelli, sono: la chiesa maggiore di Sorrento; il chiostro di S. Lorenzo della Padula fuori Salerno (cioè della certosa di Padula, ove lo Schiavo gli attribuisce anche lo scalone settecentesco, che invece è da porsi nell'orbita sanfeliciana); la chiesa della Maddalena Maggiore in Napoli (demolita recentemente, insieme con il monastero, ma che aveva assunto nel 1831 veste neoclassica ad opera del Braucci e di L. Malesci). Insieme con Nicola Cappelli diresse i lavori di ricostruzione della chiesa della Trinità dei Pellegrini, già iniziati da Luigi Vanvitelli (1769-76) e compiuti dal figlio Carlo soltanto nel 1791.
Ma l'opera più significativa che di lui ci resta è la notevole facciata del Banco dei Poveri (1770-1772), in via Tribunali, ora Archivio del Banco di Napoli; di spiccata impronta fughiana, non ricordata dai suoi biografi, l'opera èstata rivendicata al B. dal Pane, in base ad un documento che riferisce l'incarico. Tra le opere più tarde gli è attribuito il palazzo Isernia-Collenea a Benevento, costruito intorno al 1790 (cfr. Rotili, 1958).
Il B. morì a Napoli il 6 dic. 1806 (cfr. Ceci). Nel giugno 1783 era stato eletto accademico di San Luca. Fu anche architetto di fortificazioni e del Tribunale della salute, autore di un codice per il tribunale delle fortificazioni, nonché esaminatore degli ingegneri.
Fonti e Bibl.: G. Sigismondo, Descr. Della città di Napoli...,Napoli 1788, I, p. 269; II, p. 228; P. Zani, Encicl. metodica critico-ragionata delle belle arti, I, 3,Parma 1820, p. 61; M. Missirini, Memorie per servire alla storia della romana Accademia di S. Luca fino alla morte di Antonio Canova,Roma 1823, 1). 462; N. Morelli, Biografia dei contemporanei del Regno di Napoli... del volgente sec. XIX,Napoli 1826, pp. 162 S.; A. Raciorpi, La certosa di S. Lorenzo a Padula,in Poliorama pittoresco, X, Napoli 1845-46, p. 299; L, Catalani, Le chiese di Napoli, II, Napoli 1853, p. 134; C. N. Sasso, Storia de' monumenti di Napoli e degli architetti che li edificavano, II, Napoli 1858, p. 210; C. Celano, Notizie del bella dell'antico e del curioso della città di Napoli... con aggiunzioni... per cura del cav. G. B. Chiarini, V, Napoli 1860, p. 543; G. Filangieri di Satriano, Documenti per la storia, le arti e le industrie delle Province napoletane, VI, Indice degli artefici..., Napoli 1891, p. 447(sub voce Simone de' Pasquale che il 18apr. 1782è incaricato con G. B. di fare una relazione sullo stato della porta di Chiaia); F. Colonna di Stigliano, La strada di Ghiaia,in Napoli nobilissima, VI (1897),pp. 188, 190; Don Ferrante, Per la cupola del Tesoro di S. Gennaro, ibid., XIII (1904),p. 125; P. Napoli Signorelli, Gli artisti napoletani della seconda metà del sec.XVIII, con note di G. Ceci, ibid.,n. s., II (1921), p. 93;G. Ceci, Bibl. per la storia delle arti figurative nell'Italia meridionale,Napoli 1937,pp. 260, 403, 459;A. Schiavo, Opere architettoniche nella certosa di Padula,in L'arte,XLIV (1941), p. 90; M. Rotili, L'arte nel Sannio, Benevento 1952, p. 152;A Schiavo, L'arte a Salerno e nella sua Provincia,Salerno 1955, p. 6;R. Pane, Ferdinando Fuga,Napoli 1956,pp. 152, 184;M. Rotili, Benevento e la sua provincia sannitica,Benevento 1958,p. 149;A. Venditti, Architettura neoclassica a Napoli, Napoli 1961,pp. 64, 72, 90, 118, 126, 381; U. Thierne-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, pp. 458 s.