COVELLI, Gaele
Nacque a Crotone (in provincia di Catanzaro) il 28 maggio 1872 da Leonardo, commerciante, e da Giuseppina De Filippis. Sin dai primi anni manifestò inclinazione all'arte con disegni estemporanei, raffiguranti la Madonna di Crotone, improvvisati sui muri cittadini; a sedici anni si recò a Napoli, ospite dello zio Vittorio, che, su consiglio del musicista Paolo Serrao, decise di avviarlo agli studi artistici. Il 27 nov. 1888 il C. si iscrisse all'istituto di belle arti di Napoli, frequentando i corsi di disegno sotto la guida di Stanislao Lista, e dal 1892 al 1895 i corsi di pittura di Domenico Morelli. Tra i migliori allievi dell'istituto, vinse nell'anno scolastico 1893-94 un terzo premio per "Mezza figura dipinta a tutto effetto dal vero" e nell'anno scolastico 1894-95 il primo premio per "Testa con parte del dorso dipinta a grandezza naturale". Al periodo della formazione artistica sono da ricondurre: Pigmalione (Crotone, coll. priv.), e Il giuramento di Pontida (Catanzaro, coll. priv.) del 1896: opere accademiche, che rivelano come il C., avviato a problemi strettamente formali e tonali, seguisse i dettami della scuola del Morelli. Sempre nel 1896, espose alla Promotrice Salvator Rosa Contadinella e orfanella (Crotone, coll. priv.), con cui esprimeva la sua prima nota personale, in una ricerca di fusione tra romanticismo e verismo; usa colore con fondi scuri, e nel pallore e nella sofferenza dei volti ricorda le teste di Teofilo Patini.
Queste opere, segni del collegamento con i suoi contemporanei più affermati (Dal Bono, Cammarano, Toma), furono di avviamento ad una nuova, salda e sentita pittura, che si esprimerà nel ritratto, nei quadri di ispirazione sociale, nei paesaggi e nel nudo, con originalità ed apertura ai movimenti artistici italiani ed europei.
L'acquisita consapevolezza di operare in un ambito strettamente provinciale, il desiderio di collegarsi con i macchiaioli di Toscana, l'urgenza d'esprimersi in forme nuove ed originali lo spinsero a spostare la sua residenza in Firenze (1897), dove ebbe uno studio a piazza Donatello. A Firenze, il pittore Stefano Ussi lo introdusse nell'ambiente artistico, lo indirizzò allo studio approfondito dei capolavori del passato e agli studi di tecnica, consentendogli di rivelare pienamente se stesso. Nel 1898 si impose alla Promotrice di Firenze con Patriota calabrese (1898; Crotone, coll. priv.) e La scuola del nudo, con i quali riscosse un vasto consenso di critica e di pubblico. Nel 1899 presentò al concorso C. Baruzzi di Bologna il bozzetto L'idillio fugace (Bologna, Galleria d'arte moderna), nel quale denunciava le tristi condizioni economico-sociali delle popolazioni meridionali costrette ad emigrare.
Il soggetto, "Il vagone di terza classe", non è nuovo (De Nittis, Courbet, Daumier), ma l'originalità sta nell'immediatezza con cui viene colta l'espressione di due giovani che approfittano del sonno dei compagni per manifestare la loro simpatia; c'è anche lo studio intenso della luce, secondo i dettami del divisionismo, conosciuto direttamente durante alcune visite a Milano dal Previati e dal Segantini.
Il bozzetto vinse il primo premio e il successo gli consentì di essere ammesso alla Universale di Parigi nel 1900, con G. Fattori, L. Gioli, A. Lori (p. 309 del catal.; ebbe la medaglia di bronzo). Nel 1901, alla IV Esposizione internazionale d'arte a Venezia (p. 191 del catal.) espose La signorina inglese (Catanzaro, palazzo comunale; propr. della Galleria naz. d'arte moderna di Roma) in cui si rivelano le sue eccellenti doti di ritrattista: è evidente l'influsso orientaleggiante di M. Fortuny, della ritrattistica inglese ed americana rappresentata a Firenze dal Sargent e a tutte le esposizioni veneziane, come anche l'influsso del ritratto fotografico (del Monte, 1969).
Nel 1902 il C. venne nominato professore onorario di pittura all'istituto di belle arti di Napoli; nello stesso anno espose a Pietroburgo Rimorsi, partecipò alla esposizione Alinari a Firenze con Preparativi di nozze (Firenze, Fototeca Alinari). Nel 1904 presentò a Firenze Zingarella e Fruttaioli, acquistati da Vittorio Emanuele III, ed espose a Londra uno Studio di ragazzo che legge;nel 1905, alla Società Amatori e cultori di belle arti di Roma, espose la Superstite del terremoto calabrese (acquistata dalla regina Margherita). Nel 1906, sempre a Roma, espose Bimbo che legge, ed a Milano, alla Mostra naz. di belle arti per l'inaugurazione del traforo del Sempione, Autoritratto (1906; Crotone, coll. priv.) e Verso l'ignoto (Catanzaro, Museo prov.), una tela d'ispirazione calabrese, che si inserisce nella contemporanea tematica patetica e umanitaria, aggiornata su Morbelli. Nel 1907 riespose a Roma (LXXVII Esposiz. d. Società amatori e cultori di belle arti): il già citato Verso l'ignoto ed Una scena al mercato di Firenze (1905; Catanzaro, coll. priv.), quadro che ricorda i chiaroscuri e le pennellate del Fattori. Nel 1908 partecipò alla II Quadriennale di Torino con Soli (Roma, coll. priv.) e Alla toilette (Napoli, coll. priv.) quadro di gusto tipicamente liberty, i cui personaggi hanno tuttavia cenni di deformazione in senso espressionistico. L'anno seguente, a Monaco di Baviera (X Esposiz. internaz.), Ritratto di donna riscosse un grande successo. Nel 1912 e nel 1915, andò a Londra, dove espose Bimbo che legge ed altri ritratti alla Royal Academy. La conoscenza dei ritrattisti inglesi rese i suoi quadri più luminosi, così che, tornato a Firenze, dal 1916 in poi eseguì numerosi ritratti per l'aristocrazia e l'alta borghesia, nonché per artisti e uomini politici del tempo (T. Salvini, P. Mantegazza, F. Zeri, G. Grasso, M. Maraviglia, prof. Regard). Nello stesso anno, tornò al quadro di composizione, col Rosario dei feriti (Firenze, Palazzo Vecchio).
Il tema, i reduci dai campi di battaglia della prima guerra mondiale raccolti intorno ad una suora, in un corridoio di un ospedale militare, per la preghiera della sera, è reso in maniera talmente suggestiva che il C. fu classificato primo al concorso Patria (Roma, 1917).
Nel 1917 vinse una medaglia d'oro alla Mostra donatelliana di Livorno, con Vita intima, nel quale si riconfermò maestro nell'imprimere ai personaggi il tratto psicologico. Fra le pazze di S. Salvi (1919; Firenze, Amministr. prov.), intendendo denunciare lo stato di abbandono dei manicomi (cfr. T. Signorini, La sala delle agitate), nasconde nel contempo il dramma intimo di un travaglio artistico continuo, non compreso dalla moglie, la fiorentina Ida Tacchi, da cui si separò nel 1923. Il 21 gennaio 1919 era stato nominato accademico onorario nella sezione di pittura della R. Accademia delle arti del disegno in Firenze. Nelle opere di questo periodo si nota un'evoluzione verso tinte schiarite, una tendenza a chiudere le figure tra due luci e due riflessi, a dipingere a macchie giuste e trasparenti, sfumando l'urto col fondo ed eliminando il dettaglio. Nell'anno 1920 partecipò alla Primaverile di Firenze (pp. 40-47 del catalogo) con la Calabrese e Studio di testa (Firenze, coll. priv.). Nel 1927, all'LXXX Esposiz. di palazzo Pitti, presentò Rosita e in quell'occasione gli scrisse una lettera di elogio Arturo Sommer (Crotone, Arch. comunale). Nel 1930 partecipò alla Mostra del Sindacato artistico di belle arti di Firenze (pp. 23, 39, 46 del catal.) esponendo, tra l'altro, un Nudo con fiori (Crotone, coll. priv.).
Il profondo legame del C. alla sua terra trova riscontro concreto, oltre che nell'affettuoso sodalizio artistico con A. Frangipane (che costantemente, dal 1922, ne scrisse recensioni su Brutium, poi raccolte in volume nel 1933), nella partecipazione a riunioni della Società Mattia Preti (cfr. Brutium, III [1924], p. 3) e nelle numerose mostre calabresi a cui partecipò.
Dopo le personali a Catanzaro (1902) e a Crotone (1903), partecipò a Catanzaro, nel 1912, alla I Mostra d'arte calabrese (p. 40 del catal., Bergamo 1913) e, a Reggio Calabria, alla II Mostra d'arte calabrese nel settembre 1920. Nell'estate del 1921 espose a Stilo il "Ritratto" di T. Campanella, alla Biennale calabrese del 1922 alcune delle sue tele migliori, mentre alla III Mostra d'arte calabrese del 1924 un Ritratto di frate certosino (Reggio Calabria, Museo nazionale) venne acquistato dalla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma. Nello stesso anno fu guida illuminante di giovani pittori alla Bottega d'arte di Reggio Calabria.
Nel 1927 il comune di Palmi acquistò un Paesaggio (non datato). Gli ultimi quadri (Festa di patrono e Cielo, non datati), che il C. regalò al Frangipane, dimostrano un'evoluzione in senso espressionista. Partecipò nel 1930 e nel 1931 alle Mostre d'arte moderna di Reggio Calabria con numerosi lavori e il ministero dell'Educazione Nazionale acquistò il suo ultimo Autoritratto (1931; Reggio Calabria, Museo naz.: cfr. i cataloghi: Messina 1930, pp. 43 s.; ibid. 1931, pp. 43 s.).
Il C., che era dotato di un'inesauribile vena artistica, trascurò la sua malferma salute; morì il 22 genn. 1932 nell'ospedale di S. Maria Nuova in Firenze e fu sepolto nel cimitero di Trespiano (Firenze).
Dopo la sua morte, l'Amministrazione comunale di Crotone ha acquistato dalla vedova dell'artista alcuni quadri, ora collocati nel palazzo comunale, tra i quali: Gioie materne, 1900; Ritratto di L. Covelli, 1902; Autoritratto, 1906; Ritratto di I. Tacchi, 1910; Crocerossine, 1917; Ritratto di L. Tacchi, non datato; Ritratto di giovane, non datato. Altre opere del C., oltre che in coll. private italiane, si trovano nel Museo prov. di Catanzaro, al Circolo di Catanzaro (Ritratto), presso la Banca popolare di Crotone (La dichiarazione). Nel dicembre 1982, l'Amministrazione comunale della sua città natale ha realizzato una mostra retrospettiva.
Fonti e Bibl.: Lettere e documenti riferentisi al C. si trovano presso l'Arch. com. di Crotone; vedi inoltre: V. Pica, L'arte mondiale alla IV Esposizione di Venezia, Bergamo 1901, p. 33; F. Callari, Storia d. arte contemp. ital., Roma 1909, p. 369; E. Giannelli, Artisti napoletani viventi..., Napoli 1916, pp. 168 s.; Rassegna d'arte antica e moderna 1920-Calabria ed arte (catal.), Messina 1921, pp. 26 ss.; A. Frangipane, G. C., Messina 1933; A. del Monte, G. C., in Archivi d'arte contemporanea, Roma 1969, pp. 54 s.; L-. E. Felicetti, G. C., in La Prov. di Catanzaro, II (1983), 1, pp. 52 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, pp. 12 s.; H. Vollmer, Künstlerlexikon des XX. Jahrh.s, I, pp. 486 s.