Gherardesca, Gaddo della
Figlio del conte Ugolino della G. e di Margherita de' Pannocchieschi, contessa di Montingegnoli. Contrariamente a come lo presenta D., non era un fanciullo, ma già persona adulta, se aveva già assunto il titolo di conte, quando, nel luglio del 1288, fu assieme al padre e agli altri parenti rinchiuso nella torre dei Gualandi, dove morì di fame nel marzo dell'anno successivo (cfr. If XXXII 124 - XXXIII 90). Dei prigionieri egli, secondo il racconto dantesco, fu il primo a morire, all'alba del quarto giorno (Poscia che fummo al quarto dì venuti, / Gaddo mi si gittò disteso a' piedi, dicendo: '' Padre mio, ché non m'aiuti ? ". / Quivi morì, XXXIII 67-70); la notizia dantesca trova parziale conferma nei Fragmenta Historiae Pisane (Rer. Ital. Script. XXIV 655) dove sta scritto che, giungendo il 13 maggio 1289 a Pisa Guido da Montefeltro, " già erano morti lo conte Gaddo e Uguccione di fame ". Forse D. nel rappresentare la morte di Gaddo tenne presente, come nota il Casini, l'episodio virgiliano di Polite che cade trafitto davanti a Priamo (cfr. Aen. II 526 ss.); da ciò quel suo indulgere a rappresentare il personaggio come fanciullo.
Bibl. - C. Troya, Del Veltro allegorico di D., Bari 1932, 27 ss.; G. Sforza, D. e i pisani, Pisa 1873, 85-132.