GADARA (Γάδαρα, Gadăra)
Città della Palestina. Secondo alcuni sarebbero esistite nella regione due città di questo nome, l'una nella Decapoli, l'altra nella Perea. A questa seconda, che andrebbe posta presso es-Salt in Transgiordania, dovrebbero riferirsi sia il passo di Polibio (V, 71, XVI, 39), in cui si dice che essa fu presa da Antioco III il Grande di Siria nella sua campagna in Palestina, sia quello di Giuseppe Flavio (Bell. Iudaicum, I, 7, 3-6) che parla dell'insurrezione dei Gadareni nel 68 d. C. e della conseguente conquista della città da parte dì Vespasiano.
La posizione della prima è comunque identificata con certezza dalle rovine ancora esistenti a Mukes sul fiume Yarmuk, l'antico Hieromyces, menzionato da Plinio. La città fu in antico ricca e popolosa e improntata di cultura greca. Pompeo la sottrasse alla dipendenza dei re della Giudea, e la fece città libera sotto la giurisdizione del governatore della Siria: la sua èra, come rileviamo dalle monete autonome che coniò nel primo sec. a. C., s'iniziava nel 64-63 a. C. Nel 30 a. C. Augusto la diede a Erode, ma dopo la morte di questo essa riacquistò la sua indipendenza. Nelle monete del tempo degli Antonini porta i titoli di ἱερὰ ἄσυλος αὐτονομος, in un'iscrizione di tarda età imperiale è detta colonia Valenaa Gadara. Nativi di essa furono il poeta Meleagro, il filosofo epicureo Filodemo, il satirico Menippo. Restano notevoli avanzi delle mura, due teatri, case e tombe. Rinomate erano le sue sorgenti termali, dette nell'Itinerario di Antonino Thermae Heliae.
Bibl.: Benzinger, in Pauly-wissowa, Real-Encycl., VII, col. 436 segg.