BUSCA, Gabrio
Nacque intorno al 1540 da Giovanni Antonio, che esercitava l'ufficio di fonditore delle artiglierie per lo Stato di Milano. Non si hanno notizie sulla sua prima attività: è probabile che abbia collaborato come fonditore di artiglierie con il padre e con il fratello maggiore Francesco, quest'ultimo entrato nel novembre del 1560 al servizio di Emanuele Filiberto di Savoia, che gli affidò la direzione delle fonderie ducali. Nel decennio successivo a questa data il B. dovette raggiungere una notevole esperienza nell'architettura e nell'ingegneria militare: nel 1570, verosimilmente con l'intervento del fratello, fu infatti chiamato al servizio sabaudo con un soldo di 60 lire mensili per dirigere alcuni lavori di ingegneria militare in Savoia. Il 22 giugno 1575 fu elevato alla carica di "luogotenente del capitano generale di artiglieria di là dai monti", che comportava la direzione dei lavori di ingegneria militare in tutta la Savoia. In questa occasione il suo soldo fu portato a 75 lire mensili (aumentate a 90 lire qualche anno dopo).
Nel suo particolare settore militare il B. fu in questo periodo uno dei più validi collaboratori di Emanuele Filiberto nell'opera di rafforzamento dello Stato sabaudo, dedicandosi assiduamente al potenziamento dell'organizzazione difensiva, specialmente nelle fortezze dei territori recentemente recuperati dal duca, ed alla formazione di una forza militare autonoma alternativa alla vecchia organizzazione militare fondata sul contributo delle milizie feudali e mercenarie.
Ma soprattutto il B. collaborò con Carlo Emanuele I e probabilmente ebbe una notevole influenza nella sua educazione militare. A lui dedicò un Trattato della espugnatione et difesa delle fortezze, pubblicato a Torino nel 1585 (ristampato poi nella stessa città nel 1598), ma già consultato manoscritto da Carlo Emanuele sin dal 1578, avendolo il B. scritto proprio per aprire al principe giovanetto "la via alle cose maggiori et più difficili dell'arte della guerra", come egli stesso scriveva nell'epistola dedicatoria del 1º genn. 1581. Il B. scrisse varie altre opere di arte militare: una Instruttione de' bombardieri, pubblicata a Carmagnola nel 1584 e ristampata a Torino nel 1598; un volume di Architettura militare, scritto dopo il suo ritorno a Milano e pubblicato in questa città nel 1601 e nel 1619: esso recava anche l'indice di un secondo e di un terzo volume che rimasero però incompiuti per la morte dell'autore; due altre operette si conservano manoscritte nella Biblioteca Trivulziana di Milano: un Discorso di fortificazione all'Ill.mo Signor marchese Carlo Filiberto d'Este, ed un Discorso sopra le misure delle cortine,fianchi e spalle de' baluardi d'una fortezza reale.
Appassionato sperimentatore delle regole belliche del suo tempo (si ricorda che, per verificare alcune proposizioni del Tartaglia, del Mora e del Cardano, nel 1584 eseguì con artiglierie pesanti alcuni tiri contro le mura di Torino), il B. si vide offrire un ben più ampio campo di sperimentazione dalla avventurosa politica di Carlo Emanuele I. Così il duca lo incaricò di portare a compimento i lavori della cittadella di Bourg-en-Bresse iniziati dall'urbinate Paciotto, e nel 1589, quando si profilò la minaccia di Enrico III di Francia contro il confine, savoiardo, lo inviò a rafforzare la fortezza ed a comandare la resistenza contro un eventuale attacco, che non ebbe però luogo a causa della morte di Enrico. Nel 1592 il B. realizzò il forte di S. Francesco sulla frontiera col Delfinato, restaurò le fortificazioni della fortezza di Montmélian e costruì i forti della Consolata a Demonte e di S. Maria a Susa. In quest'ultimo sostenne con successo gli assalti degli ugonotti del Lesdiguières, costringendo infine gli avversari a togliere l'assedio. Nella primavera dell'anno successivo prese parte alla conquista della fortezza di Exilles.
Nel 1594-, su richiesta del Velasco, governatore spagnolo di Milano, riprodusse da una codice di Francesco di Giorgio Martini, conservato nella Biblioteca ducale di Torino, alcuni disegni di antiche macchine da guerra che al Velasco erano stati richiesti da Giusto Lipsio per il suo Polierceton. L'anno successivo, invasa dai Francesi la Borgogna, il Velasco chiamò il B. al servizio dell'esercito spagnolo dello Stato di Milano e con questo lo inviò in Borgogna con la carica di capitano generale dell'artiglieria. Il B. partecipò così con onore alla lunga campagna contro Enrico IV, rimanendo in Borgogna sino alla stipulazione del trattato di Vervins del 1598.
Tornato a Milano nel 1599 fu nominato "architetto regio e ducale dello Stato" ed ebbe l'incarico di condurre un'ispezione alle artiglierie di Pavia, Valenza, Novara ed Alessandria e di ricostituirne la dotazione. Nel 1602 il successore del Velasco, conte di Fuentes, preoccupato per i fermenti antispagnoli della Valtellina, diede mandato al B. di realizzare il progetto dell'architetto spagnolo Christobal Lechuga per un forte da costruire in quella regione, capace di fronteggiare "qualsivoglia sinistro pensiero e dissegno de Vallesani, o altri che potessero havere contro questo Stato" (Giussani, p. 202).
Il B. iniziò i disegni per l'attuazione del progetto del Lechuga nel settembre del 1603 e si portò quindi subito nella zona scelta per la costruzione della fortezza, che prese il nome del governatore spagnolo che l'aveva voluta. Lavorò a quest'opera presumibilmente sino alla morte, sebbene i documenti diano notizie dei suoi lavori soltanto sino al 1º febbr. 1605. In questo giorno il B. propose al Fuentes alcune misure per il taglio dell'Adda previsto nel progetto di fortificazione della zona e otto giorni dopo il governatore approvava la relazione dell'architetto milanese. Il B. portò quasi a compimento i lavori, realizzando le cortine, i baluardi, i terrapieni, i cavalieri, le porte, le strade, le piattaforme, le tenaglie ed i mulini, cominciando la costruzione della chiesa, del palazzo del castellano e dei quartieri.
Il B. morì il 27 luglio 1605, con ogni probabilità di malaria.
Bibl.: Buoni vecchi maestri italiani. La guerra d'assedio di G. B. (1580), in La Rivista di fanteria, XII (1903), pp. 225-280, 321-342; A. Giussani, Il forte di Fuentes, Como 1905, pp. 191-20 6; R. Magdaleno Redondo, Catálogo XXIII del Archivo de Simancas. Papeles de Estado. Milano y Saboya, Valladolid 1961, pp. 193, 202.