Pepe, Gabriele
, Patriota e letterato (Civitacampomarano, Molise, 1779 - ivi 1849). Cugino per parte materna di V. Cuoco, sopportò con eguale fermezza le amarezze e l'esilio per le turbinose vicende del Regno di Napoli: gli eventi della repubblica napoletana del 1799, del decennio francese, della rivoluzione del 1820-21, di quella del 1848 lo videro protagonista e convinto combattente per la libertà. Furono appunto questi eventi che lo portarono nel 1823 in esilio a Firenze, dove si unì in amicizia con G. Vieusseux e con il gruppo che collaborava all' " Antologia ". Riprese ivi con passione gli studi, collaborando alla rivista dal 1824 al 1832.
Proprio in questi anni fiorentini il P. prese a interessarsi di D. pubblicando nel 1826 un saggio su If XXXIII 75 Poscia, più che 'l dolor, poté 'l digiuno, scagionando il conte Ugolino dall'accusa di antropofagia per motivi umani, storici, fisiologici e artistici, onde " Dante volle intendere, che non già il dolore, ma sibbene il digiuno perir fece Ugolino; perché così facendo vibrava più forti colpi e con massimo effetto. Allora non poteva meglio dire di quel che ei disse; e dir doveva come ei disse ".
L'occasione a questo saggio venne offerta da un articolo di G.B. Niccolini, che riprendeva il vecchio motivo della tecofagia, e dalla polemica che ne era seguita tra G. Carmignani, G. Rosini e G. Gazzeri. L'opuscolo del P. è interessante anche perché nella dotta disputa dantesca l'autore, eludendo la censura, aveva trovato il modo di rispondere al Lamartine che aveva chiamato l'Italia " terra dei morti " nella sua continuazione del pellegrinaggio di Child Harold di Byron. Il P. diede dell'imbelle e del vigliacco al poeta francese, che protetto dalla sua condizione diplomatica, in quanto segretario della legazione presso il granduca, era riuscito fino ad allora a schivare le indignate risposte dei letterati d'Italia. Tra i due seguì il noto duello, che si concluse con piena soddisfazione dell'Italiano.
Notevoli sono gli studi che il P. pubblicò sul veltro in occasione dell'apparizione dell'omonimo volume del Troya. Dissentendo da quest'ultimo che identificava il veltro con Uguccione della Faggiuola, il P. sostiene romanticamente che il veltro non è una persona coetanea a D., ma un futuro salvatore dell'Italia, con evidente allusione all'età risorgimentale. Nell'esprimere, tuttavia, il proprio dissenso dal Troya, ne elogia l'erudizione, l'ingegno e la cultura, doti che ha potuto sperimentare in anni di sincera amicizia, come ci testimonia anche il vasto carteggio edito e inedito intercorso fra i due (mss. nella bibl. Nazionale di Napoli e nella Provinciale di Campobasso).
Sono infine da segnalare le diligenti e acute rassegne delle opere dantesche che il P. pubblicava, sotto la rubrica Rivista dantesca, sull'" Antologia ", firmandole con le iniziali greche del suo nome.
Bibl. - A. Ranieri, Notizie intorno alla vita ed agli scritti di G. P. Napoli 1867; M. Pepe, Elementi biografici relativi al generale G. P., raccolti dal nipote, Campobasso 1897; G. Olivieri, Notizie sulla vita di G. P. con la giunta di alcune lettere inedite, ibid. 1897; A. Lumbroso, Di G. P. e del suo duello con A. di Lamartine, Torino 1898; L. Ruberto, Un articolo dantesco di G. P. e il suo duello con A. di Lamartine, Firenze 1898; G. Del Giudice, Carlo Troya, Vita pubblica e privata, studi, opere, Napoli 1899; G. Cenzatti, A. De Lamartine e l'Italia, Livorno 1903; G. Iannone, Il duello P.-Lamartine, Terni 1912; F. D'Ovidio, Vita di G. P., Campobasso 1913; M. Romano, Un grande del Risorgimento, G. P., Modena 1940; A. Zazo, G. P. e l'episodio napoletano del 15 maggio 1848 in un inedito diario contemporaneo, in " Samnium " XVI-XVIII (1943-45) 100 ss.; A. Carano, G. P., eroe tra due secoli, Campobasso s.a. [ma 1950]; ID., G. P., " Poeta del Reggimento ", in " Samnium " XXXI (1958) 161-185; P. Giannantonio, Bibl. di Gabriele Rossetti, Firenze 1959; C. Troya, Del Veltro allegorico di D., a c. di A. Vallone, Torino 1967.