PECILE, Gabriele Luigi
– Nacque a Fagagna, presso Udine, l’11 novembre 1826, figlio postumo di Domenico e di Rosa Madonizza. Battezzato con il nome di Luigi Mario, fu educato dallo zio paterno Gabriele, tanto che egli – come segno di riconoscenza – cambiò il proprio nome in Gabriele Luigi.
I fratelli Domenico e Gabriele Pecile, appartenenti a una famiglia di agiati possidenti originaria di Fagagna, si erano dedicati alla gestione di una libreria aperta a Udine dai loro antenati a metà Settecento nel palazzo del Monte di Pietà e di una tipografia attiva almeno dal 1767. Ottenero in età napoleonica la qualifica di «tipografi dipartimentali e dispensatori delle stampe pubbliche» e si distinsero per l’ottima qualità ed eleganza delle edizioni, come evidenziato da Bartolomeo Gamba nel suo Viaggio a Udine, Trieste e Fiume in luglio 1800 (pubblicato a cura di G. Pagnini in Archeografo triestino, s. 4, XVIII-XIX, 1954, pp. 25-37). Nel 1822 la tipografia fu affittata, pur continuando a portare il nome dei Pecile, ai Mattiuzzi, che ne proseguirono l’attività fino alla chiusura negli anni Quaranta. Iscritto alla prima loggia massonica udinese, dal 1824 Gabriele fu oggetto di attenzione da parte della polizia austriaca, ma senza subire conseguenze penali. Nel corso degli anni, assunse perciò un atteggiamento ufficialmente prudente, ma senza rinunciare a educare il nipote secondo idee liberali.
Per scelta dello zio, Gabriele Luigi studiò presso il locale seminario come esterno, formandosi una solida cultura classica; successivamente si iscrisse all’Università di Padova, dove si laureò il 12 marzo 1849 in entrambe le leggi (civile e canonica). In precedenza, aveva seguito un corso annuale di perfezionamento all’Università di Vienna, funzionale alla carriera amministrativa. Si trovava nella capitale austriaca nella primavera del 1848 quando scoppiarono i moti rivoluzionari a cui assistette fra entusiasmo e speranze, rapidamente deluse.
Dopo la laurea si stabilì a Udine; si sposò nel 1849 con Caterina Rubini, appartenente a una facoltosa famiglia di imprenditori originaria di Como.
Dal matrimonio nacquero tre figli: la primogenita Ida; Domenico (1852-1920), agronomo e sindaco di Udine; Attilio (1856-1931), amico di Giacomo Savorgnan di Brazzà, fratello dell’esploratore Pietro, sotto il cui comando fra 1883 e 1886 entrambi parteciparono a un’esplorazione scientifica nell’Africa occidentale battente bandiera francese.
Nel 1851 Pecile, il cui patrimonio era stato considerevolmente incrementato dalla dote della moglie, acquistò a San Giorgio della Richinvelda, nella media pianura della destra Tagliamento, possedimenti appartenuti alla famiglia veneziana dei Leoni, estintasi nel 1841. Nel 1855, alla morte dello zio Gabriele, egli ereditò le sue tenute di Fagagna, nella zona delle colline moreniche. Si impegnò nel loro miglioramento e diede attuazione al legato dello zio a favore della comunità fagagnese realizzando, a partire dagli anni Ottanta, una serie di iniziative a carattere associazionistico e cooperativistico (latteria sociale, macelleria sociale operativa, forno rurale, cassa rurale). Negli anni Cinquanta erano, infatti, maturati in Pecile due interessi centrali che caratterizzarono tutta la sua attività: la volontà di modernizzazione e sviluppo dell’agricoltura (fin dal 1855 divenne socio e consigliere dell’Associazione agraria friulana, di cui fu uno dei principali propulsori); l’impegno politico, finalizzato al perseguimento del benessere morale e materiale del paese, concepito secondo i principi liberali e affidato al ruolo primario dell’istruzione.
L’Associazione agraria friulana, fondata nel 1846 per iniziativa di alcuni proprietari terrieri sulla spinta delle decisioni del congresso degli scienziati italiani svoltosi a Lucca nel 1843, aveva subito una battuta d’arresto a causa dei moti del 1848, ma fu ricostituita nel 1855, quando ebbe inizio anche la pubblicazione del suo periodico, il Bullettino dell’Associazione agraria friulana, su cui Pecile scrisse con continuità, divulgando le proprie idee ed esperienze. L’Associazione raccoglieva l’eredità della settecentesca Società di agricoltura pratica, il cui teorico, il mercante ed economista friulano Antonio Zanon, diffuse da Venezia le conoscenze agronomiche dell’illuminismo europeo che il conte Fabio Asquini applicava a Fagagna nelle sue proprietà, sperimentando nuove colture e tecniche.
Tale esperienza pratico-scientifica fu ben presente nella formazione culturale di Pecile. Nei possedimenti di Fagagna e di San Giorgio della Richinvelda egli ammodernò i sistemi di conduzione e coltivazione, preoccupandosi che potessero essere capiti e praticati dai contadini, per i quali propugnò la necessità di una specifica istruzione agraria oltre che di un sensibile miglioramento del tenore di vita. Uno dei settori a cui rivolse il suo interesse fu anche quello enologico, soprattutto dopo avere visitato nel 1862, nel viaggio di ritorno dall’Esposizione universale di Londra, i sistemi di coltivazione di alcune zone vinicole francesi, ed essersi convinto che la qualità del prodotto dipendesse non soltanto dal clima e dal terreno, ma soprattutto dalla specializzazione dei vitigni, dal tipo di rapporti di produzione e dalla capacità di ‘chiamare capitali’.
Sul piano politico, intorno al 1857-58, Pecile aderì alla sezione friulana del rivoluzionario comitato segreto veneto, sostenuto dall’Associazione agraria e presieduto dall'udinese Giuseppe Giacomelli. La sezione friulana era filiale del comitato centrale di Torino, animato dai patrioti emigrati in Piemonte dopo il 1848-49 che agivano in stretto contatto con la Società nazionale diretta – a seguito della morte di Daniele Manin – da Giorgio Pallavicino Trivulzio e Giuseppe La Farina. Dopo l’armistizio di Villafranca del 1859, il comitato – di cui Pecile fu parte attiva senza essere sospettato dalle autorità austriache – realizzò un plebiscito segreto per l’unione al Regno di Sardegna a cui aderirono tutte le rappresentanze del Friuli. Pecile fu incaricato di portare la documentazione a Brescia e, accompagnato da Ottaviano di Prampero, il 16 gennaio 1860 incontrò privatamente a Torino il conte Camillo Benso di Cavour, ma lo statista – di fronte a un’esplicita richiesta di appoggio alle province veneto-friulane – non diede adito a speranze, a meno che non si tentassero azioni tese a conquistare l’opinione pubblica internazionale.
Dopo il 1866 e l’unione del Friuli, del Veneto e di Mantova al Regno d’Italia, Pecile si dedicò alla politica attiva. Collaborò con il regio commissario straordinario per il Friuli Quintino Sella alla riorganizzazione della provincia, aderendo e diventando presidente del circolo Indipendenza, espressione dei liberali moderati filogovernativi che potevano contare su un nuovo quotidiano, il Giornale di Udine, diretto da Pacifico Valussi. Pecile fu eletto deputato nella IX (1866-67) e X legislatura (1867-1870) dal collegio di Gemona, nella XI (1870-74) e XII (1874-76) da quello di Portogruaro nelle file della Destra storica. Partito da posizioni cavouriane, andò avvicinandosi alla linea di Cesare Correnti, e il 18 marzo 1876 alla Camera votò contro il ministero Minghetti, non per incoerenza – come fu accusato anche da molti suoi elettori –, ma perché riteneva che la Destra, di cui aveva precedentemente sostenuto la politica di pareggio del bilancio, avesse progressivamente adottato un fiscalismo e un accentramento amministrativo e giudiziario eccessivi, tali da impedire l’iniziativa privata e lo sviluppo economico, e da generare pericolosi malcontenti (Sulla crisi del 18 marzo 1876. Lettera del deputato P. a' suoi elettori, Udine 1876). Egli fu anche contrario alla creazione da parte dello Stato di colossi bancari che avrebbero potuto imporre la loro politica a danno del paese. Definito da una parte dei suoi concittadini ‘uomo che pensa da sinistra e vota a destra’, non passò alla Sinistra storica, pur approvando la linea di governo di Agostino Depretis. La sua vicinanza alla nuova maggioranza progressista fu comunque premiata e nel 1880 fu nominato senatore.
Dal 1878 al 1883 e dal 1899 al 1900, Pecile fu per due volte sindaco di Udine; mentre nell'intermezzo, fra 1884 e 1889, fu primo cittadino di Fagagna.
Soprattutto durante il primo mandato udinese perseguì un preciso progetto politico di amministrazione del territorio, secondo cui il capoluogo doveva coordinare il decollo economico sia della città che della provincia, puntando in primo luogo al potenziamento delle infrastrutture. Il Comune intervenne in consorzi intermunicipali e provinciali, fu compartecipe nella costruzione di linee ferroviarie, nel miglioramento della rete stradale, nell'edificazione del canale Ledra-Tagliamento, un’opera irrigua vagheggiata da secoli, di notevole impegno finanziario, ma strategica per risolvere il problema della siccità in Friuli. Da sindaco, Pecile sostenne anche l'istruzione pubblica, in particolare dell'infanzia, e l'educazione fisica.
Dagli anni Novanta, continuando sulla linea intrapresa fin dagli anni Settanta in difesa degli istituti tecnici, si dedicò con appassionato interesse alle scuole agrarie, cercando di adeguarle alle esperienze maturate in Francia e Germania, sempre convinto del ruolo portante dell’agricoltura nell’economia del paese (L' insegnamento agrario in Italia quale è, quale dovrebbe essere, con note sull'insegnamento agrario germanico, Torino 1894). Fu favorevole all’educazione dell’infanzia sostenendo asili condotti secondo il metodo froebeliano, all’istruzione pubblica e all’educazione fisica. Nel 1885, durante la discussione in Senato del disegno di legge per l’istituzione di scuole agrarie, era intervenuto con un ordine del giorno che proponeva l’insegnamento dell’agricoltura nelle scuole femminili; relazionò sulla necessità di un sapere tecnico-agronomico anche nell'agosto 1898 al congresso nazionale degli agricoltori italiani di Torino (Istruzione agraria. Tema primo, s.l. 1898).
Morì a Fagagna il 27 novembre 1902.
Scritti e discorsi: La bibliografia dei testi di Pecile è in P. Ferraris, G.L. P. Agricoltura e sviluppo socio-economico nel Friuli dell’Ottocento, Udine [1994]. Oltre agli scritti citati, si segnalano: Se all'Italia convenga che la congiunzione di Villaco coll'Adriatico abbia luogo per la Pontebba o per il Prediel, Firenze 1868; Elezione popolare del parroco di San Quirino in Udine il 15 giugno 1879. Discorso del sindaco presidente del comizio con aggiunta di una premessa e note, Udine 1879; Discorso del senatore P. nel comizio anticlericale del 7 novembre 1886 in Udine, ibid. 1886; Ginnastica e giuochi di sport nella scuola e nel popolo. Conferenza tenuta in Udine nella sala del R. Istituto tecnico il 27 marzo 1892, ibid. 1892; Come ravvivare l'insegnamento agrario in Italia: le facoltà agrarie presso le Università. Conferenza tenuta al comizio agrario di Torino il 29 gennaio 1894, Torino 1894; Giochi ginnici. Conferenza tenuta nell'Aula Magna del Collegio Romano il 15 giugno 1895, Roma 1895; L' insegnamento agrario con premessa sull'insegnamento agrario in Italia, Torino 1897.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Udine, Fondo Leoni-Pecile, b. 10; Arch. comunale di Udine, Atti del consiglio municipale, Relazioni, Relazioni morali, 1878-1883, 1899-1901. Inoltre: G. Girardini, Commemorazione di G.L. P., Udine 1903; M. Misani, G.L. P. (1826-1902) senatore del Regno e cavaliere dell’ordine al merito del lavoro, ibid. 1927; G. di Prampero, Vita militare e politica dei signori di Gemona conti di Prampero, ibid. 1933, pp. 318-320; C. Rinaldi, I deputati friulani a Montecitorio nell’età liberale (1866-1919), ibid. 1979, pp. 353-357 (con indicazione degli interventi di Pecile alla Camera dei deputati); Id., G.L. P. (liberale positivista), in Fagagna. Uomini e terra, a cura di C.G. Mor, Fagagna [1984], pp. 259-265; P. Ferraris, G.L. P. Agricoltura e sviluppo socio-economico nel Friuli dell’Ottocento, cit.; F. Tamburlini, L’editoria udinese nel Settecento, in Splendori di una dinastia. L’eredità europea dei Manin e dei Dolfin, a cura di G. Ganzer, Milano 1996, pp. 85-89; Repertorio biografico dei senatori dell’Italia liberale 1861-1922, a cura di F. Grassi Orsini - E. Campochiaro, VII, Napoli 2009, ad nomen; C. Bianchini - E. Costantini, P. G.L., in Dizionario biografico dei Friulani, III, L’età contemporanea, a cura di C. Scalon - C. Griggio - G. Bergamini, Udine 2011, pp. 2608-2611; Camera dei Deputati, Portale storico, s.v. (http://storia.camera.it/deputato/gabriele-luigi-pecile-18261111#nav).