CARCANO, Gabriele
Nacque a Milano, presumibilmente entro la prima metà del secolo XV, da un'illustre e ricca famiglia milanese; era figlio di Cristoforo e di Pasina di Morando Ripa (o Riva), anch'essa di nobili natali. Ci manca qualsiasi notizia sulla sua giovinezza e sulla sua educazione: sappiamo solamente che abbracciò la carriera notarile e che esercitò a Milano le sue funzioni.
La scelta di tale professione rappresentò per il C. un atto, in una certa misura, originale e difficile, poiché allora quell'ufficio, era tradizionalmente riservato ad alcune famiglie e per essere accettati a far parte del Collegio dei notai e causidici era necessario possedere, oltre che una competenza ricca, già sperimentata e sicura, gli attributi di una discendenza nobile o comunque di rilievo. A riprova di ciò sta il fatto che, a partire dallo stesso C. in poi, tutti i suoi discendenti si dedicarono all'ufficio di notaio per ben sei generazioni, raggiungendo solo a poco a poco incarichi più importanti e prestigiosi, come quello di giudice o di giureconsulto, fino a far parte di quel famoso Collegio dell'aula lateranense, che pretendeva dai suoi candidati una nobiltà incontaminata di almeno centoventi anni.
L'11 marzo del 1450 il C. fu uno dei testimoni che intervennero all'atto solenne con il quale il popolo milanese eleggeva a duca dello Stato di Milano Francesco Attendolo Sforza, marito di Bianca Maria Visconti. Dal momento che l'elezione venne ratificata da tutti i capi famiglia della città, possiamo dedurre che a quest'epoca il C. si fosse già sposato. Gli anni tra il 1450 ed il 1457 furono i più fecondi ed importanti della sua vita, come ci testimonia l'Argelati: in quel periodo infatti il C. scrisse numerose poesie latine acquistando rinomanza di elegante letterato. Nulla si è conservato di questa produzione. Negli anni che seguirono egli fu in contatto con la corte di Napoli e non è escluso che abbia soggiornato per un certo tempo in quella città: un suo carme latino infatti venne inserito, come epigrafe conclusiva, al f. 144 della celebre edizione delle opere di Seneca stampata a Napoli nel 1475.
Un altro componimento latino, dedicato a Ferdinando d'Aragona re di Napoli, viene menzionato dall'Argelati e dal Mazzuchelli: si tratterebbe di un poemetto, notevolmente esteso, stampato al termine di un'edizione delle opere di Raimondo Lullo che avrebbe visto la luce a Palermo nel 1477. In realtà quest'edizione, già sconosciuta al Maittaire nel 1725, non viene ricordata né dai consueti repertori di incunaboli ed opere rare come lo Hain e il Gesamtkatalog der Wiegendrucke, né dalla più completa rassegna bibliografica delle opere lulliane apparsa finora, la Bibliografia de las impressiones Lullianes di R. D'Alos-Moner (Barcelona 1927). Tuttavia, dal momento che la notizia riportata dall'Argelati e dal Mazzuchelli è precisa e non discordante con quanto già sappiamo dell'attività del C., non se ne può escludere la veridicità; in tal caso, l'intera edizione del Lullo, e con essa il carme del C., sarebbe andata perduta. Comunque l'esistenza di un componimento dedicato al re di Napoli in persona ci confermerebbe i legami tra il C. e la corte aragonese.
Nel 1490 il C. era ancora in vita; dopo questa data di lui non abbiamo altre notizie. Ignoto è anche l'anno della sua morte. Ebbe sei figli: Leonardo, Giuliano, Pietro, Francesco, Giovanni Angelo, Antonio; tutti furono notai. La casa in cui il C. aveva abitato era posta in Porta Comasina e fu demolita nel 1556.
Bibl.: Biblioteca Apost. Vaticana, Vat. lat. 9265: G. M. Mazzuchelli, Notizie relat. agli scrittoriitaliani…, f. 464r; F. Argelati, Biblioth. script. Mediolanensium..., II, 2, Mediolani 1745, col. 1858; F. Calvi, Fam. notabili milanesi, IV, Milano 1885, tav. XIII; L. Hain, Repertorium bibliographicum, II, 2, p. 306 n. 14590; P. O. Kristeller, IterItalicum, I, p. 20.