ALTILIO, Gabriele
Nato, al più tardi, nel 1440 a Caggiano (Salerno); umanista, accademico pontaniano e amico del Pontano (che lo ricorda nell'Actius e in altri dialoghi e gli dedicò il De magnificentia), del Sannazaro, del Cariteo e del Galateo (che gli dedicò il De podagra); entrò nelle grazie di Alfonso duca di Calabria (il futuro Alfonso II), che seguì nella guerra contro Venezia (1482-1484), percorrendo, in quell'occasione, l'Abruzzo, la Romagna, il Ferrarese e la Lombardia, e fermandosi, dopo la pace di Bagnuolo, qualche mese a Roma (agosto-novembre 1484). Già precettore del giovane Ferrandino, poi suo segretario, lo accompagnò nell'85 in Puglia contro i baroni ribelli, nel settembre-novembre '87, e nuovamente, nel maggio-agosto '88, in Abruzzo, nel '92 a Roma. L'8 gennaio '93 venne nominato vescovo di Policastro, senza peraltro lasciare la corte aragonese, dalla quale, nel maggio, fu inviato a Ostia presso Giuliano della Rovere (il futuro Giulio II) a trattare, contro Alessandro VI, una lega tra il re Ferrante il vecchio e i cardinali di opposizione. Nell'agosto '94 seguì nuovamente Ferrandino, recatosi invano in Romagna a tentar di arrestare l'esercito di Carlo VIII; occupata dal quale Napoli ('95), si ritirò nel suo vescovato di Policastro, ove, lasciata la poesia per gli studî teologici, morì nella prima metà del 1501.
La sua poesia più famosa è un epitalamio catulliano per le nozze d'Isabella d'Aragona con Giangaleazzo Sforza (gennaio '89), pubblicato postumo in appendice al De partu Virginis del Sannazaro (1528), ristampato moltíssime volte e tradotto in italiano da G. B. Carminati (Padova 1730). La migliore edizione è quella, con ampio commento, di Michele Tafuri (Napoli 1804). Ivi anche altre poesie latine e un'epistola dell'A., del quale carmina ed elegiae, quasi tutti inediti, sono altresì nel cod. 9977 della Biblioteea Nazionale di Vienna.
Bibl.: M. Tafuri, Introduzione all'ediz. sopra citata; E. Pércopo, in Archivio stor. nap., IX (1884), pp. 561-574.