G7-G8-G20.
– Dal Library Group al G8. Il G20
Sigle con cui si indicano alcuni raggruppamenti informali di governance politica ed economica internazionale. L’idea di dar vita a un consesso dei Paesi maggiormente industrializzati prese piede in Occidente nella prima metà degli anni Settanta del 20° sec., in conseguenza del doppio shock inferto all’economia internazionale dalla decisione del presidente statunitense Richard Nixon di porre fine alla convertibilità aurea del dollaro (15 ag. 1971) e dalla repentina triplicazione dei prezzi petroliferi provocata dall’embargo decretato dall’OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries) contro gli alleati di Israele durante la guerra del Kippur (ott. 1973). La fine del sistema di Bretton Woods implicò una grande volatilità dei cambi tra le più importanti divise e incoraggiò diffusamente la pratica di politiche monetarie espansive a sostegno della domanda al fine di contrastare gli effetti recessivi causati dal forte rincaro delle materie prime, innescando rilevanti processi inflazionistici senza generare una convincente ripresa.
Dal Library Group al G8. – Fu per ovviare a questa situazione che i governi di Stati Uniti, Giappone, Germania Ovest, Francia e Gran Bretagna decisero di varare un meccanismo informale di concertazione delle proprie politiche economiche, denominato Library Group, che si riunì la prima volta nel 1974. Allargatosi all’Italia, assunse la denominazione di G6 (Group of six) in occasione del summit di Rambouillet (nov. 1975), per divenire l’anno successivo G7 (Group of seven), con la cooptazione del Canada. In tale composizione è sopravvissuto sino ai nostri giorni, seppure riunito soltanto al livello dei ministri dell’Economia e dei banchieri centrali degli Stati membri a partire dalla costituzione del G8 (Group of eight, 1998), con l’ingresso della Federazione Russa. Delegazioni russe, peraltro, si incontravano separatamente con i leader dei Sette già dal vertice di Napoli (1994), in un raggruppamento noto come P8 (Political eight).
Trasformandosi da G7 a G8, il raggruppamento iniziò a includere nell’agenda dei propri vertici annuali che vedevano riuniti i capi di Stato e di governo, anche la trattazione di temi di natura più prettamente politico-strategica. A dispetto di questo processo, tuttavia, il G8 non sostituì il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite come foro principale deputato alla gestione della sicurezza internazionale. In seguito alla riprovazione suscitata dall’annessione della Crimea nel mar zo 2014, inoltre, la Russia veniva esclusa provvisoriamente, ma a tempo indeterminato, dal G8. Per effetto di que sta sanzione il G7 tornò a riunirsi sempre al livello dei capi di Stato e di governo.
Il G20. – Intanto, la cosiddetta ascesa del resto del mondo rendeva rapidamente obsoleto anche il G8, a mano a mano che diminuiva la percentuale di reddito globale rappresentata al suo interno. Proprio per questo motivo, ancor prima che la crisi economica internazionale ne imponesse la convocazione al livello dei capi di Stato e di governo (nov. 2008), un gruppo più ampio, il G20 (Group of twenty), aveva iniziato a riunirsi al livello dei ministri economico-finanziari e dei banchieri centrali già a partire dal 1999. Per ragioni analoghe, inoltre, si era iniziato a invitare ai vertici del G8 un certo numero di Paesi emergenti. Così, quando il G20 si impose quale maggiore sede di concertazione economica e politica internazionale esterna al sistema delle Nazioni Unite (sett. 2009), il vertice del G8 tenutosi all’Aquila a luglio si era già di fatto informalmente allargato ad almeno 14 Stati.
Al G20, del quale sono parte oltre ai membri del G8 anche i BRICS, altri Paesi economicamente e politicamente rilevanti (Arabia Saudita, Argentina, Australia, Indonesia, Messico, Repubblica di Corea e Turchia) e l’Unione Europea, è ormai deputata la trattazione di questioni di carattere globale, come la salvaguardia del clima o le maggiori crisi politico-militari. Neanche il G20, tuttavia, pur offrendo ai leader delle maggiori potenze mondiali un importante foro aggiuntivo entro il quale comporre le proprie divergenze, riusciva a soddisfare la diffusa domanda di una più efficace governance dell’economia e della sicurezza internazionale (v. globalizzazione e global governance).