futuro anteriore
Il futuro anteriore (o futuro composto) è un tempo verbale dell’➔indicativo che esprime fatti proiettati nel futuro ma avvenuti prima di altri. Nell’esempio che segue:
(1) quando Maria si sveglierà, Luca avrà già preparato la colazione
l’avvenimento espresso al futuro anteriore non si è ancora verificato nel momento in cui si pronuncia la frase (cioè nel momento dell’enunciazione), ma si determina comunque prima rispetto al momento di riferimento rappresentato dall’istante in cui Maria si sveglierà.
Il futuro anteriore è formato dal ➔ futuro semplice di un ausiliare (essere o avere) e dal participio passato del verbo. Si tratta di una creazione romanza: infatti in latino esisteva una forma sintetica di futuro anteriore formato dal tema del perfetto (per es., laudavĕro «avrò lodato»), caratterizzata da un uso più esteso, perché il rapporto di anteriorità era più rigidamente codificato.
Come il ➔ futuro, anche il futuro anteriore è impiegato, oltre che con valore futurale (cioè per indicare il tempo futuro), in funzione epistemica e con valore retrospettivo.
Quando ha valore temporale, il futuro anteriore codifica un evento successivo al momento dell’enunciazione ma precedente rispetto a un momento di riferimento o a un altro evento localizzato nel futuro:
(2) quando la mamma rientrerà, i bambini saranno già andati a dormire
(3) fra tre anni Luca avrà conseguito la specializzazione in psichiatria e potrà lavorare nello studio del padre
Nei due esempi l’evento espresso dal futuro anteriore (cioè il momento dell’avvenimento) precede il momento di riferimento (il rientro della mamma nell’es. 2 e il periodo codificato dall’avverbiale di tempo fra tre anni in 3). Il futuro anteriore è usato per indicare il passato nel futuro.
In presenza di verbi che esprimono una fase del processo verbale (come finire, iniziare, ecc.; ➔ fraseologici, verbi), il momento dell’avvenimento può includere il momento espresso dalla determinazione temporale:
(4) alle otto avrò finito di cucinare e potrò uscire
Nell’es. (4) l’evento finire di cucinare può realizzarsi anche alle otto in punto. Il futuro anteriore non consente di indicare esattamente quando l’evento si compirà, piuttosto segnala che esso accadrà entro un dato momento. Il valore temporale di questa forma verbale è pertanto indefinito.
Rispetto agli altri tempi composti (➔ passato prossimo e ➔ trapassato prossimo) il futuro anteriore esibisce una maggiore perfettività (➔ aspetto).
Infatti è usato più spesso con ➔ verbi che presuppongono il completamento del processo (verbi telici), mentre più difficilmente può essere usato in senso futurale con verbi stativi (che descrivono qualità o stati sui quali il soggetto non ha controllo):
(5) * alle tre avrà avuto fame
L’es. (5) ammette solo una lettura epistemica («probabilmente alle tre ha avuto fame»).
Un’interpretazione temporale (e futurale) in presenza di verbi stativi è possibile soltanto se l’azione viene letta in un’accezione telica; si deve cioè intendere l’evento espresso con il futuro anteriore come arrivato al suo compimento:
(6) quando avrà pianto, forse tornerà in sé [«quando avrà finito di piangere, forse tornerà in sé»]
Nel parlato l’uso temporale del futuro anteriore è piuttosto sporadico (➔ lingue romanze e italiano). Molto spesso infatti il rapporto di anteriorità tra due eventi collocati nel futuro non è segnalato. Nell’es. (7) non vi è coincidenza temporale tra le due azioni; tuttavia si ricorre al futuro semplice in entrambe le proposizioni:
(7) quando arriverà Luca, inizieremo a cenare
In presenza di un presente pro futuro, nel parlato, il futuro anteriore è spesso sostituito dal passato prossimo (Berretta 1994: 4-5):
(8) quando hai finito il romanzo, me lo presti? [«quando avrai finito il romanzo, me lo presterai?»].
Il futuro anteriore è spesso impiegato nei testi giuridici, nelle asserzioni apodittiche o nelle istruzioni per l’uso (Bertinetto 1986: 488-489):
(9) chiunque avrà trasgredito a quest’obbligo, sarà punito con un’ammenda di 50 euro
(10) non avrà Dio per padre, chi avrà rifiutato di avere la Chiesa per madre (S. Agostino da Ippona)
(11) se la cura non avrà dato esito positivo, dovremo fare ulteriori accertamenti
Negli esempi citati si asserisce un rapporto di implicazione tra due fatti: l’evento espresso al futuro anteriore è presentato come condizione per il realizzarsi dell’evento codificato al futuro semplice. Si tratta di una modalità enunciativa con la quale si collocano nel futuro accadimenti che in realtà appaiono privi di un riferimento cronologico preciso, in quanto universalmente validi e potenzialmente realizzabili in ogni dimensione temporale.
Il futuro anteriore può codificare avvenimenti passati, precedenti al momento dell’enunciazione. In questo caso il futuro acquisisce un valore modale (➔ modalità). Nell’es. (12):
(12) le luci dell’appartamento al quarto piano sono accese: avranno dimenticato di spegnerle
il futuro anteriore consente di esprimere «un’ipotesi attuale circa un evento accaduto nel passato» (Bertinetto 1986: 505). Qualora si volesse connotare l’evento come certo si dovrebbe ricorrere a un tempo del passato:
(13) Ma padron Lazzaro aveva indovinato: – L’avranno presa male i tuoi ingaggiati, a sentire di dover andare alla guerra col salario di dodici legnate. – La preser male sì (Riccardo Bacchelli, Il mulino del Po, p. 69).
Nel passo si alternano due battute di discorso diretto: nella prima l’ipotesi di un malcontento dei soldati è resa con il futuro anteriore; nella seconda conferma la congettura ricorrendo al passato remoto.
Il futuro anteriore epistemico è molto frequente nel parlato, dove invece gli usi temporali appaiono nettamente ridotti. Diverse attestazioni sono già presenti in italiano antico:
(14) Essi mentono, per ciò che mai io non la vendei loro ma essi questa notte passata me l’avranno imbolata (Boccaccio, Dec. IV, X, 38, p. 580)
Come il futuro semplice, anche il futuro anteriore ha funzione concessiva (Berretta 1997; ➔ concessione, espressione della):
(15) avrà pure sposato un uomo ricco, ma vive come una pezzente
In (15) il futuro esprime l’ammissibilità di un certo evento o stato di cose, che tuttavia non produce la conseguenza attesa.
Il futuro anteriore può essere impiegato per codificare fatti precedenti non solo al momento di riferimento ma anche al momento di enunciazione. Tale fenomeno è tipico delle ricostruzioni storiche e delle biografie:
(16) Questa era in breve la situazione dei nostri montanari sul finire del secolo scorso. Ma in breve tempo, anche gli ultimi rappresentanti di quella generazione saranno dispersi: gente felice che tuttavia prima di morire avrà ancora assistito con sgomento al diffondersi dell’industrializzazione (cit. da Bertinetto 1986: 507).
In (16) l’evento codificato dal futuro anteriore si è già realizzato. Un’interpretazione modale non è possibile: infatti, che alla fine del secolo scorso i montanari abbiano potuto conoscere il processo di industrializzazione, non è una supposizione dell’autore ma un fatto pienamente attualizzato. Si potrebbe riformulare il passo sostituendo al futuro il passato prossimo (gente felice che ha assistito) o il condizionale (gente felice che avrebbe ancora assistito).
L’impiego retrospettivo del futuro anteriore, particolarmente diffuso in francese, è secondo alcuni (Wilmet 1976) il risultato di una trasposizione temporale, per la quale il parlante proietterebbe in avanti il risultato di un fatto già accaduto, considerandolo da un punto di riferimento collocato nel futuro. Altri pensano invece che il futuro retrospettivo non abbia valore temporale, ma che sia una risorsa aspettuale (Steinmeyer 1987; Ciszewska 2004). In italiano, secondo Bertinetto (1986: 507), il ricorso al futuro anteriore retrospettivo è condizionato dalla presenza, oltre che di un momento di riferimento (nell’es. 16 prima di morire), di un ancoraggio temporale (rappresentato dall’espressione sul finire del secolo): l’evento codificato dal futuro composto precede il momento di riferimento e il momento dell’enunciazione, ma è comunque posteriore rispetto all’ancoraggio temporale (l’avvenimento è collocato tra l’ancoraggio temporale e il momento di riferimento). Il sussistere di un aspetto di posteriorità indefinita rispetto a un punto dell’asse temporale consente l’uso del futuro anteriore per riferirsi a un evento del passato.
Rispetto al passato prossimo e al condizionale (modo che permette in italiano di esprimere il futuro nel passato), il futuro anteriore retrospettivo ha maggiore perfettività. Si tratterebbe, dunque, di un mezzo stilistico finalizzato a meglio evidenziare la completa conclusione di un processo entro un intervallo di tempo ben delimitato. Si veda l’esempio seguente:
(17) Abbiamo seguito intanto Don Bosco fino agli inizi degli anni ’60: manca ancora un quarto di secolo alla sua morte. Per allora avrà inoltre curato la pubblicazione di 204 volumetti di una «Biblioteca della gioventù italiana» (con testi latini e greci), avrà aperto i primi cinque collegi, fondato una congregazione femminile, avrà costruito il santuario di Maria Ausiliatrice e la Chiesa del Sacro Cuore a Roma, avrà fondato 64 case salesiane in sei nazioni, e missioni in America Latina, e avrà 768 salesiani (Antonio M. Sicari, Il grande libro dei ritratti di Santi. Dall’antichità ai giorni nostri, p. 525)
Nell’es. (17) le azioni espresse con il futuro anteriore sono comprese in un periodo temporale preciso (il quarto di secolo che intercorre tra gli anni ’60 dell’Ottocento e la morte di Don Bosco).
Anche se nell’uso retrospettivo e in quello epistemico il futuro anteriore si riferisce ad azioni o eventi passati, le due funzioni sono facilmente riconoscibili; infatti, è il contesto a suggerire se l’evento sia pienamente attualizzato o se piuttosto non sia il frutto di una supposizione dell’emittente.
Bacchelli, Riccardo (1963), Il mulino del Po, Milano, A. Mondadori, 3 voll.
Boccaccio, Giovanni (1994), Decameron, a cura di V. Branca, Torino, Einaudi, 2 voll.
Sicari, Antonio M. (1997), Il grande libro dei ritratti di Santi. Dall’antichità ai giorni nostri, Milano, Jaca Book.
Berretta, Monica (1994), Il futuro italiano nella varietà nativa colloquiale e nelle varietà di apprendimento, «Zeitschrift für romanische Philologie» 110, 1/2, pp. 1-36.
Berretta, Monica (1997), Sul futuro concessivo: riflessioni su un caso (dubbio) di degrammaticalizzazione, «Linguistica e filologia» 5, pp. 7-40.
Bertinetto, Pier Marco (1986), Tempo, aspetto e azione nel verbo italiano. Il sistema dell’indicativo, Firenze, Accademia della Crusca.
Ciszewska, Ewa (2004), Futur antérieur - temps du futur ou temps du passé?, «Neophilologica» 16, pp. 174-188.
Steinmeyer, Georg (1987), Le future antérieur comme temps du passé: remarques sur un emploi particulier fréquent du future antérieur en français, «International review of applied linguistics and language teaching» 25, 2, pp. 119-129.
Wilmet, Marc (1976), Etudes de morpho-syntaxe verbale, Paris, Klincksieck.