Suddivisione della superficie terrestre ai fini della misurazione del tempo, eseguita per convenzione internazionale nel 1884 su proposta del canadese S. Fleming (per quanto sembra che l’idea prima fosse di Quirico Filopanti), e basata sul criterio che le variazioni di tempo tra Stato e Stato siano indicate soltanto da multipli interi di ora. A tale scopo si è divisa la superficie del globo in 24 fusi orari (v. fig.), ognuno limitato da due meridiani geografici distanti tra loro 15°, e si è stabilito che in ognuno di questi fusi tutti i paesi adottino il tempo solare medio corrispondente al meridiano centrale (tempo civile). Meridiano fondamentale (meridiano zero) è quello passante per Greenwich, e fuso zero il fuso orario centrato su questo meridiano. I meridiani centrali dei fusi successivi sono quelli che hanno da Greenwich differenze di longitudine di ±1°, ±30°, ±45°..., fino a ±180° (antimeridiano di Greenwich). In ogni fuso si prende come ora unica l’ora di Greenwich, aumentata (se il fuso è a levante) o diminuita (se il fuso è a ponente) di un numero intero di ore (➔ tempo). La convenzione è stata adottata dalla maggioranza degli Stati, con la modificazione che le linee di divisione tra un fuso e l’altro seguono, anziché il circolo massimo, l’andamento dei confini delle singole nazioni. Se lo Stato è molto esteso in longitudine (come nel caso degli USA), esso comprende naturalmente parecchi fusi. I fusi orari sono numerati da 0 a 23 da O verso E, sicché il numero dei fusi indica anche l’ora del fuso stesso quando sono le ore zero (mezzanotte) a Greenwich. L’Italia appartiene tutta al primo fuso, che ha per meridiano centrale quello passante per Termoli, sull’Adriatico, e per il cratere dell’Etna, per cui il tempo civile italiano, che è il Tempo Medio dell’Europa Centrale (TMEC), prende anche il nome di tempo medio dell’Etna.