FUSAIOLA o fuseruola
Con questo nome gli archeologi italiani intendono alcuni piccoli dischi, più o meno globosi, di vario diametro e di diversa materia, ma per lo più di terracotta, muniti di un foro, piuttosto largo, nel mezzo. Si raccolgono soprattutto nelle tombe, specie femminili, ma non mancano anche nei fondi di abitazioni preistoriche, a partire dall'età neolitica; sono più abbondanti e più variate nell'età del bronzo, e ancor più nell'età del ferro. Oltre che di argilla, se ne hanno di pietra (ad esempio, nelle palafitte della Svizzera, ecc.), di corno cervino, di legno, di osso e, benché assai rare, anche di metallo (bronzo, piombo), d'ambra e perfino di pasta vitrea colorata (a es., in tombe bolognesi del periodo "Arnoaldi").
Le fusaiole di terracotta, che talvolta assumono la forma di due tronchi di cono depressi e anche un contorno stellato, data la sfaccettatura del corpo che alle volte è molto rigonfio, sono ornate con incisioni di stile geometrico, dall'età eneolitica in poi, massime nell'età del ferro. Ben note sono quelle raccolte negli scavi di Troia, fra i cui ornamenti appare la svastika. Nell'età del ferro si rinvengono raramente nelle tombe al di là delle Alpi, mentre sono abbondantissime nei varî gruppi di antichità italiane.
Dapprima si suppose che esse servissero per l'arte tessile, come pesi e volanti; quindi si accomunavano alle rotelle di bronzo, di corno cervino, di osso, presenti in gran numero nelle terramare italiane e anche negli strati della prima età del ferro; e il ritrovamento fatto nella necropoli di Terni di una rotella infilata nel mezzo di un'asticella legittimava quella supposizione. Ma il Pigorini, per primo, dimostrò che molte di queste cosiddette fusaiole dovevano servire come capocchie di spilloni e di aghi crinali (in tal caso hanno forma speciale, e, se d'argilla, sono ornate e lucidate alla superficie); oggi, pur non escludendosi la destinazione di molte di esse all'arte tessile, sia come pesi di telai, sia come volanti di fuso, tenuto conto delle forme e degli ornati, si pensa che siano state adoperate anche come oggetti d'ornamento, a esempio come grani di collana.
Bibl.: J. Déchelette, Manuel, ecc., Parigi 1908-1914, I, p. 390; II, p. 1398; L. Pigorini, in Bullett. Paletn. Ital., III (1877), p. 57-61; G. A. Colini, in Bullett. Paletn. Ital., XXXV (1909), p. 115-121; H. M. R. Leopold, in Bullett. Paletn. Ital., L-LI (1930-1931), p. 155.