FURLANETTO, Bonaventura, detto Musin
Nacque a Venezia il 27 maggio 1738 da famiglia di umili condizioni. Trascorse la sua adolescenza nell'oratorio della parrocchia di S. Nicolò dei Mendicoli ove probabilmente fece le sue prime esperienze musicali. Iniziato lo studio della musica con lo zio materno N. Formenti, dilettante d'organo, li proseguì poi con G. Bolla, sacerdote presso la parrocchia di S. Margherita, che gli impartì lezioni di armonia e basso continuo; in realtà fu tuttavia autodidatta e non risulta che abbia avuto insegnanti per il contrappunto e la fuga, ove peraltro diede in seguito dimostrazione di grande abilità e assoluta padronanza tecnica. Intraprese anche gli studi di letteratura e filosofia presso i gesuiti. Divenuto chierico, rinunciò alla vita sacerdotale per dedicarsi completamente alla musica, ma conservò il privilegio di indossare l'abito talare grazie all'intercessione del patriarca di Venezia, Giovanni Bragadin, che aveva ricevuto una buona impressione dall'ascolto di sue musiche eseguite a S. Nicolò. Dapprima insegnante di clavicembalo, attese poi soprattutto alla composizione e scrisse prevalentemente messe, mottetti, vespri e altre composizioni di genere sacro che venivano regolarmente eseguite nelle chiese di Venezia.
La sua prima composizione, conservata nella Bibliothèque nationale di Parigi, è un Laudate Dominum del 1762, da cui traspare una grande abilità contrappuntistica rispettosa dello stile tradizionale; in seguito i suoi interessi si rivolsero anche a lavori di carattere drammatico, come il componimento sacro La sposa di sacri cantici, eseguita nel 1763 a S. Maria della Fava (Bologna, Biblioteca del Civico Museo bibliografico musicale). Buon successo riscosse l'Oratorio di S. Filippo Neri, eseguito nello stesso periodo a Chioggia, cui fece seguito l'oratorio Giubilio celeste al giungervi della sant'anima del proto martire Giovanni Nepomuceno, su libretto di M. Fiocco, eseguito a Venezia nella chiesa di S. Polo il 16 maggio 1765 con grande successo e replicato ancora negli anni successivi sino al 1767, allorché fu presentato con il titolo Il trionfo del invitissimo protomartire Giovanni Nepomuceno. Successivamente si dedicò esclusivamente a composizioni d'ispirazione sacra e il 20 luglio 1768 compose la musica per festeggiare a S. Maria della Salute la canonizzazione di Girolamo Miani; nel settembre 1768 compose l'oratorio Ioseph pro-rex Aegypti thypus Christi per il coro dell'ospedale della Pietà, ove, il 27 settembre dello stesso anno, fu nominato maestro quale successore di G. Sarti, incarico che conservò sino alla morte.
Nello stesso periodo, secondo quanto riportato dal Burney (p. 163), B. Galuppi manifestò il suo disappunto "per i favori e la protezione di cui godevano qui parecchi ecclesiastici ignoranti, tra cui Furlanetto"; un tale giudizio è in contraddizione con quanto riferito dal Caffi, secondo il quale il Galuppi, che avrebbe assai apprezzato i progressi compiuti dal F., in segno di stima gli affidò l'incarico di portare a termine una sua messa incompiuta, preferendolo a molti altri compositori veneziani di lui più noti.
La sua attività di compositore si fece più intensa dopo il 1770; oltre a lavori di carattere sacro, scrisse molte altre cadenze per le virtuose che si esibivano al conservatorio della Pietà, tra cui Bianca Sacchetti e la Benvenuta. La sua fama superò i confini della città e sue musiche furono richieste ed eseguite in molte altre cappelle italiane, anche se nessuna delle sue composizioni fu mai pubblicata. Nel 1774, alla morte di G. Latilla, concorse con A. Bergamo, S. Perillo e G.B. Caretti al posto di vicemaestro nella basilica di S. Marco, ma alla terza votazione gli fu preferito il Bergamo; nel 1782 fu nominato organista supplementare, quindi con decreto del 18 dic. 1794 vicemaestro provvisorio, poi vicemaestro effettivo nel 1797 e finalmente nel 1808, succedendo a F. Bertoni, maestro di cappella della basilica di S. Marco. Nel 1811 fu nominato maestro di contrappunto e fuga nell'istituto filarmonico di Venezia, ove furono suoi allievi A. Pacini, A. Scapolo, A. Zifra, A. Rota, G.B. Botti e Anselmo Marsand.
Il F. morì a Venezia il 16 apr. 1817.
Tra le sue composizioni, conservate nella Biblioteca del Conservatorio di Venezia e nella Biblioteca naz. Marciana, si ricordano, oltre quelle già citate, gli oratori (tutti eseguiti all'ospedale della Pietà di Venezia e conservati talora in revisioni successive): De nativitate Virginis genetliacon (8 sett. 1770); Moyses in Nylo (1771, revisione 1797); Felix Victori (1773); Iaelis victoria (1773, revisione 1805); Athalia (8 sett. 1773); Templi reparatio (8 sett. 1774, revisione 1813); Ierico (8 sett. 1775); David in Siceleg (8 sett. 1776); Israelis liberatio (1777); Reditus exercitus Israelitici post cladem Philistaeorum (1777); Mors Adam (1777, revisione 1809); Naboth (1778); Somnium pharaonis (1779); De filio prodigo (1779); Dies extrema mundi (1780); David Goliath triumphator (1780, revisione 1803); Ionathas (1781, revisione 1798); Salomon rex Israel electus (1782, revisione 1806); Aurea statua a rege Nabucodonosor erecta vel Pueri Hebraei in fornace ardentis ignis (1783, revisione 1803); Prudens Abigal (1784, revisione 1807); Moyses ad Rubum (1785); Absalonis rebellio (1785); Sisara (1786); Abraham et Isach (1786); Iudith triumphans (1787); De solemni nuptiae in domum Lebani (1788, revisioni 1797 e 1814); Triumphus Iephte (1789, revisione 1801); Bethulia liberata (libr. di P. Metastasio, 1790, revisione 1804); Gedeon (1792); De filio prodigo (1800); Primum fatale homicidium (1800); Il trionfo di Jefte (1801); Tobia (di dubbia attribuzione). Cantate (tutte eseguite all'ospedale della Pietà): Veritas de terra orta est a 5 voci (1810); Sponsa mantis caro a 5 voci e 5 orchestre; Sumo furis regalia venus dies iucundum, a due cori e 2 orchestre; per soprano, contralto e orchestra: Melior fiducia vos ergo (1775); Quisnam felicior me? (1780); In coelo resplendent (1785); Alma letitie dies (1789); Cantata duodecima (1791); Nuptie Rachelis (1795); Fugitiva quis ploras anima (forse anche con il titolo Vitae calamitates). Musica sacra: 36 mottetti a voce sola con e senza orchestra; otto messe a due voci, tre a 3 voci, una a 4 voci; Kyrie a più voci e strumenti; Credo, Gloria, Gratias agimus, Sanctus e altre parti di messa per voci e strumenti; tre Requiem a 3 voci; Dies irae a 3 e 4 voci e strumenti; 53 antifone mariane; 5 introiti a 2 e 4 voci con strumenti; 47 inni con organo e strumenti; 20 Magnificat a 2 e 6 voci, di cui 16 con accompagnamento strumentale; 52 salmi con e senza strumenti; 9 Miserere a 3 e 4 voci, 2 cori e 5 strumenti, inoltre dossologie, graduali, offertori, responsori, versetti, compiete. Musica profana: Baccanale; Galatea (azione teatrale, Venezia, accademia privata); Venezia nobile terra d'incanto a 1 voce e pianoforte; Volgi, deh! volgi a 3 voci; Coro, 4 ag. 1799, Venezia, ospedale della Pietà; Marcia funebre per organo; Pastorale per 2 corni, 2 violini, 2 viole, basso e organo. Opere teoriche: Lezioni di contrappunto (1789, conservato in manoscritto autografo nel Conservatorio di musica di Venezia); il Caffi cita inoltre un Trattato di contrappunto (1811), ora perduto.
Compositore minore ma non di pochi meriti, il F. è considerato uno dei più significativi esponenti di una tradizione musicale che alla fine del sec. XVIII era giunta alle sue ultime manifestazioni; dedicatosi pressoché esclusivamente alla musica sacra, rivelò di essere in possesso di una profonda e sapientissima dottrina contrappuntistica che gli valse la stima e l'ammirazione di allievi e celebrati compositori del suo tempo, sebbene il carattere schivo e modesto non favorisse la diffusione delle sue composizioni al di fuori dell'ambito ecclesiastico della penisola. In particolare le composizioni scritte per la basilica di S. Marco a differenza di quelle scritte per l'ospedale della Pietà rivelano, oltre alla padronanza dello stile fugato, una maniera personale nella distribuzione delle parti vocali, caratterizzata da una elegante cantabilità, nonché da una chiara naturalezza melodica che conferiva particolare espressione alle parole del testo liturgico. Singolare interesse riveste la scrittura orchestrale dei suoi oratori ove, oltre agli archi e ai fiati allora in uso, il F. utilizzò strumenti insoliti come il controfagotto, il trombone, il serpentone, il doppio corno e le percussioni quali timpani, tamburi, campane, sonagli e sistri, nonché per particolari effetti la chitarra, il salterio e la tiorba. Apprezzato didatta, fu autore di solfeggi per voci di soprano (oggi perduti) molto apprezzati dai maestri di canto.
Fonti e Bibl.: Ch. Burney, Viaggio musicale in Italia, a cura di E. Fubini, Torino 1979, pp. 158, 161, 163 s.; F. Caffi, Della vita e del comporre di B. F., Venezia 1820; B. Gamba, Galleria dei lettori ed artisti illustri delle provincie veneziane del secolo XVIII, Venezia 1824, p. 167; F. Caffi, Storia delle musica sacra nella già cappella ducale di S. Marco in Venezia dal 1318 al 1797, Venezia 1855, I, pp. 369 s., 438, 450 s.; II, pp. 106-109; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia ed i suoi ultimi cinquant'anni, Venezia 1856, pp. 246 s.; G. Masutto, I maestri di musica italiani del secolo XIX, Venezia 1882, pp. 80 s.; M.A. Zorzi, Saggio di bibliografia sugli oratori sacri eseguiti a Venezia, in Accademie e biblioteche d'Italia, IV-VII (1930-33), pp. 226-246; S. Dalla Libera, Cronologia musicale della Basilica di S. Marco in Venezia, in Musica sacra (Milano), s. 2, VI (1961), pp. 133 s.; D. Arnold, Orphans and ladies: the Venetian conservatories (1690-1797), in Proceedings of the Royal Musical Association, XXIX (1962-63), pp. 31 s.; S. Hansell, F. B.., in The New Grove Dict. of music and musicians, VII, London 1980, pp. 33-35 (con il catalogo completo e dettagliato delle opere); F.J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, III, pp. 355 s.; R. Eitner, Quellen Lexikon der Musiker, IV, pp. 102 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 574; Suppl., p. 326; Die Musik in Geschichte u. Gegenwart, IV, coll. 1153-1155; Diz. enc. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, pp. 60 s.