FILOCALUS, Furius Dionysis (Furius Dionysius Filocalus)
Calligrafo, probabilmente anche pittore e uomo di lettere; fu attivo a Roma da prima del 354 sino al 380 d. C.
F. è il pseudonimo di un personaggio di cui si ignora il nome e della cui opera ci restano soltanto un gruppo di iscrizioni autografe e alcuni esemplari di una copia di età carolingia di un manoscritto noto come il Cronografo del 354 (Th. Mommsen, Chron. Min., i, p. 13 ss.).
Esistono circa trenta iscrizioni, intere o frammentarie, dovute a F.: la più nota è forse quella di S. Sebastiano. Tre sono firmate Furius Dionysius scribsit; ma non sarebbe possibile sbagliare l'attribuzione: tutte sono infatti incise in lettere che in quell'epoca erano del tutto nuove, tanto nelle proporzioni - il tratto grosso straordinariamente largo e inciso profondamente in contrasto con il tratto sottile, d'una sottigliezza addirittura capillare - quanto negli apici, che terminano in volute. Queste non sono da confondersi con quella biforcazione delle terminazioni delle lettere che si trova sporadicamente in molte iscrizioni paleocristiane, poiché sono in realtà una differenziazione sistematica. Così la triplice terminazione della A si combina con la duplice voluta della B, della D ecc. e con i semplici apici della S. Tutte insieme queste caratteristiche determinano un nuovo stile, che costituisce una grande innovazione nella storia della paleografia e dell'epigrafia, da una parte per la sua introduzione di un disegno basato su un contrasto di luce e ombra, per il suo sviluppo di un ritmo dinamico, dall'altra per il fatto stesso di elevare il disegno delle lettere a mezzo di espressione. Si deve ricordare che tutte le iscrizioni registrano epigrammi composti dal papa Damaso (366-384) in onore dei martiri di cui dovevano ornare le tombe. Le tombe sono oggi scomparse, e tuttavia si deve riconoscere che il trionfo della chiesa nei suoi santi è ancor oggi celebrato proprio da queste iscrizioni, forse meno appariscenti dei monumenti, eppure di una esuberante grandezza. Tutte queste iscrizioni debbono essere datate tra il 370 e il 383 (v. catacombe, vol. ii, fig. 599).
Anche il frontespizio del Cronografo è firmato Furius Dionysius titulavit. F. fu dunque un calligrafo, e sorge quindi subito il problema della sua influenza sulla storia della scrittura e della possibilità di attribuire a lui l'invenzione della capitale quadrata. Difatti, gli esempî che restano di questa scrittura sono contemporanei di F., ed hanno molti aspetti in comune con la sua attività epigrafica.
Le copie del Cronografo non dànno una prova chiara della calligrafia del manoscritto originale, ma certamente ne indicano il carattere eccezionale.
Era una compilazione, redatta come dono per il nuovo anno a un Valentino, evidentemente un personaggio di rilievo, e consisteva in un calendario astronomico, ampiamente illustrato con rappresentazioni dei pianeti, dei mesi (v.), dei segni dello zodiaco (v.), nonché di raffigurazioni dei consoli dell'anno e di personificazioni di città, ed era completata da una descrizione e cronaca di Roma, dagli elenchi dei prefetti dell'Urbe, dai giorni consacrati ai vescovi e ai martiri e infine dalla tavola per il computo della Pasqua. Era un libro composto da un cristiano per un cristiano, ma in cui sussistevano tradizioni e insegnamenti pagani. Il frontespizio non dà altri nomi di autore o di artisti oltre a quello di Filocalus. Vi sono dunque forti ragioni per credere che questi fosse responsabile per lo meno delle illustrazioni. La copia del Peiresc, del XVII sec., ne dà un ricordo che appare fedele (Biblioteca Vaticana, ms. Barb. Lat. 2154).
Si deve presumere che F. abbia prodotto importanti opere prima del 354, se allora era già così noto, e poi ancora tra quella data e il 370, quando incominciò la sua collaborazione con Damaso. Deve essere stato uomo di cultura e di posizione sociale elevata se si definisce cultor atque amator del papa. Il pseudonimo che egli scelse dimostra che egli fu un artista consapevole e innovatore dinamico. F. deve essere perciò considerato tra le personalità più altamente creatrici in quella coltissima società romana del tardo IV sec. che conservava gli insegnamenti e le tradizioni del mondo pagano e cercava di assimilarli alla fede cristiana.
Bibl.: W. Kroll, in Pauly-Wissowa, XIX, 1937, c. 2432, s. v. Philocalus, n. 2; A. Ferrua, Epigrammata Damasiana, 1942 (con le riproduzioni e il testo delle iscrizioni); id., L'amante della bella Lettera, in La Civiltà Cattolica, 1939; J. Vives, Damasus y Filocalus, in Analecta Sacra Tarraconensia, II, 1926; H. Stern, Le Calendrier de 354, Parigi 1953 (con riproduzione dei disegni di Peiresc); T. N. Gray, The Filocalian Letter, in Studies Presented to Miss E. M. Jamison, Papers of the British School at Rome, XXIV, 1956.