fuoco (foco)
‛ Foco ' costantemente in poesia, salvo che in If XXX 110 dove si legge ‛ fuoco '; quest'ultima forma nel Fiore. Ciò per il singolare; al plurale troviamo senza eccezione ‛ fuochi '.
Il f. è uno degli elementi o corpi semplici del creato (cfr. Quaestio 41) insieme con l'aria, con la quale ha in comune la leggerezza (cfr.Pd I 99), con la terra e con l'acqua: Io veggio l'acqua, io veggio il foco / l'aere e la terra e tutte lor misture / venire a corruzione, e durar poco (Pd VII 124). Per quel che riguarda la dislocazione di tali elementi nel cosmo, D., dopo aver accennato alla teoria pitagorica - Pittagora... dicea che 'l fuoco era nel mezzo di queste [la terra e l'antiterra], ponendo quello essere più nobile corpo che l'acqua e che la terra, e ponendo lo mezzo nobilissimo intra li luoghi de li quattro corpi simplici: e però dicea che 'l fuoco, quando parea salire, secondo lo vero al mezzo discendea (Cv III V 5) - e platonica (III V 6), si allinea sostanzialmente con la posizione di Aristotele che situava la sfera del f. nella zona più alta del mondo sublunare: Poi mi parea che, poi rotata un poco, / [l'aguglia, v. 20] terribil come folgor discendesse, / e me rapisse suso infino al foco (Pg IX 30).
Per il fatto che le corpora simplici hanno amore naturato in sé a lo luogo proprio, mentre la terra discende sempre al centro, il f. tende alla circunferenza di sopra, lungo lo cielo de la luna, e quindi sempre sale a quello (Cv III III 2). Allo stesso principio si richiama Pg XVIII 28 'l foco movesi in altura / per la sua forma ch'è nata a salire / là dove più in sua matera dura; e che un istinto di origine divina porta il foco inver' la luna è confermato in Pd I 115. Del resto anche il passo di Pd IV 77 (ma fa come natura face in foco, / se mille volte vïolenza il torza), dove il discorso principale concerne la volontà che se non vuol, non s'ammorza (v. 76), sottintende la proprietà del f. d'indirizzarsi naturalmente verso l'alto quando non venga contrastato o impedito da alcuna violenza. Vero è che talora, in apparente contraddizione con tale legge, veder si può cadere / foco di nube (Pd I 134): ma per questo e altri casi simili (Pg XXXII 110 Non scese mai con sì veloce moto / foco di spessa nube; Pd XXIII 40 Come foco di nube si diserra / per dilatarsi sì che non vi cape) in cui f. ha il senso di " folgore ", v. questa voce.
In molte occasioni il vocabolo indica il fatto o l'effetto calorifico della combustione: dal fummo foco s'argomenta (Pg XXXIII 97); Maraviglia sarebbe in te se, privo / d'impedimento, giù ti fossi assiso, / com' a terra quïete in foco vivo (Pd I 141); tu non avresti in tanto tratto e messo / nel foco il dito, in quant'io vidi 'l segno / che segue il Tauro e fui dentro da esso (XXII 110); e v. anche Rime XC 42, Cv I XII 1, XIII 4 (due volte), II IV 6, XIII 21, IV XXIX 1, If XXI 16, Pg XXX 90. È da osservare che, nell'ambito di questa zona semantica, D. talora distingue f. da ‛ fiamma ', dando al secondo termine il senso più ristretto di " lingua di f. " o " vampa ": Se manifestamente per le finestre d'una casa uscisse fiamma di fuoco (Cv I XII 1); simigliante poi a la fiammella / che segue il foco là 'vunque si muta, / segue lo spirto sua forma novella (Pg XXV 98); in altre occasioni attenua, quasi fino ad annullarla, la differenza semantica fra le due parole: Lo quale amore poi, trovando la mia disposta vita al suo ardore, a guisa di fuoco, di picciolo in grande fiamma s'accese (Cv III I 1: qui fiamma stabilisce i modi della diversa fenomenologia che il f. assume in concreto; per ulteriori precisazioni ed esemplificazioni, v. FIAMMA).
Carattere a sé hanno quasi tutte le occorrenze del Fiore, riguardando il " f. greco ", mistura infiammabile con la quale si accendeva il ‛ brandone ', o torcia di paglia, destinato a essere scagliato con l'arco contro i nemici o contro qualche edificio per incendiarlo: Venusso ben mattin v'è su salita [sul carro], / e sì sacciate ch'ell'era guernita / e d'arco e di brandon ben impennato, / e seco porta fuoco temperato (CCXVIII 5); analogamente in CCXXI 11, CCXXII 3, e, per estensione, CCXXV 9.
Con particolare sottolineatura delle qualità comburenti può valere " rogo ": prese la scure ad aiutare tagliare le legne per lo fuoco che dovea ardere lo corpo morto (Cv IV XXVI 13); " Io fui d'Arezzo, e Albero da Siena ", / rispuose l'un, " mi fé mettere al foco... " (If XXIX 110); ugualmente in XXX 110 e forse anche in Pd VII 18 raggiandomi d'un riso / tal, che nel foco faria l'uom felice, che potrebbe però alludere genericamente a tormenti inflitti mediante il f.: " quamvis ignis sit multum poenalis ", chiosa Benvenuto (il Buti e altri pensano al f. dell'Inferno). Assimilabile a quest'ultima occorrenza sembra Fiore LII 5 Gelosia, che mal fuoco l'arda.
Sulla stessa linea, con ulteriore accentuato senso del tormento, il f. è fra i mezzi di pena dell'Inferno (cfr. Ep XI 7) e coopera a fissarne l'allucinante paesaggio: così le torri della città di Dite rosseggiano affocate dal foco etterno (If VIII 73); il basso Inferno, nelle parole di Farinata, è la città del foco (X 22); sul terzo girone del cerchio settimo d'un cader lento, / piovean di foco dilatate falde (XIV 29), un etternale ardore d'ispirazione veterotestamentaria (Gen. 19, 24; Ezech. 38, 22), che accende la rena com'esca / sotto focile, a doppiar lo dolore (vv. 37-39); nel viso a certi li occhi porsi, / ne' quali 'l doloroso foco casca (XVII 53); e v. anche XV 3 e 39, XVI 16 e 46. I f. che D. vede dalle spalle di Gerione durante la sua discesa in Malebolge (XVII 122) si riferiranno sia alla pena dei simoniaci (cfr. XIX 25) sia a quelli dei consiglieri di frode: Dentro dai fuochi son li spirti; / catun si fascia di quel ch'elli è inceso (XXVI 47); e v. i rei del foco furo, in XXVII 127; in particolare il foco che vien sì diviso (XXVI 52) racchiude le anime di Ulisse e Diomede: O voi che siete due dentro ad un foco (XXVI 79); e attraverso il f. stesso si fa faticosamente strada la parola di Ulisse (XXVII 14 e 58).
Il temporal foco (Pg XXVII 127), contrapposto all'etterno, è poi ragione anche della pena transitoria assegnata alle anime del Purgatorio, le quali in If I 119 sono collettivamente designate come color che son contenti / nel foco, perché speran di venire / quando che sia a le beate genti. In verità il f. si trova in un unico luogo del secondo regno dantesco, vale a dire nella cornice settima destinata ai peccatori di lussuria, con un chiaro rimando analogico a quel peccato: v. Pg XXV 116 e 137, XXVI 18, 102, 134 e 148, XXVII 11, 17 e 46. Anzi in qualcuno degli esempi sopra citati è difficile stabilire se il vocabolo abbia valore proprio o se venga usato per metonimia, al fine d'indicare in generale i tormenti dell'Inferno e del Purgatorio, sulla scorta della Bibbia, dove appunto il f. rappresenta la pena per eccellenza dei peccatori: " Discedite a me, maledicti, in ignem aeternum " (Matt. 25, 41).
Altrove, frequentemente nel corso di similitudini, viene sfruttata invece la vivezza cromatica del f., il suo aspetto purpureo, rutilante, la sua proprietà di rendere vermigli certi corpi in esso immessi: me parea vedere ne la mia camera una nebula di colore di fuoco, dentro a la quale io discernea una figura d'uno segnore di pauroso aspetto (Vn III 3); Seneca dice... che ne la morte d'Augusto imperadore vide in alto una palla di fuoco (Cv II XIII 22); io vidi un foco / ch'emisperio di tenebre vincia (If IV 68); le sue meschite / là entro certe ne la valle cerno, / vermiglie come se di foco uscite / fossero (If VIII 72, e v. la precisazione immediatamente successiva, ai vv. 73-74); com' ferro che bogliente esce del foco (Pd I 60); dinanzi a noi, tal qual un foco acceso, / ci si fé l'aere sotto i verdi rami (Pg XXIX 34); l'una [donna] tanto rossa / ch'a pena fora dentro al foco nota (XXIX 123); Ma poi che l'altre vergini dier loco / a lei [Beatrice] di dir, levata dritta in pè, / rispuose, colorata come foco (XXXIII 9): qui il colore è in diretto rapporto col sentimento del personaggio, misto d'indignazione e ardente zelo, come in Pd XXXII 105, dov'è indice di letizia e amore sovrannaturali: qual è quell'angel che con tanto gioco / guarda ne li occhi la nostra regina, / innamorato sì che par di foco.
L'intensa virtù luminosa del f. si presta più di una volta nel Paradiso a rappresentare sensibilmente lo splendore spirituale dei beati, degli angeli, di Dio stesso: la voce tua, che 'l ciel trastulla / sempre col canto di quei fuochi pii (Pd IX 77); la testa e 'l collo d'un'aguglia vidi / rappresentare a quel distinto foco (XVIII 108: il singolare collettivo per significare lo ‛ sfavillar ' degli spiriti giusti che formano la figura dell'aquila, distinta in oro sullo sfondo argenteo di Giove: cfr. i vv. 95-96 e XX 34 d'i fuochi ond'io figura fommi); Questi altri fuochi tutti contemplanti / uomini fuoro (XXII 46); tutto mi ristrinse / l'animo ad avvisar lo maggior foco (XXIII 90); e analogamente XXIV 20 e 31, XXV 37 e 121.
Un preciso valore allusivo risiede del pari nell'immagine di Pd XXXIII 119 in cui il cerchio trinitario rappresentante lo Spirito santo parea foco / che quinci e quindi igualmente si spiri.
Hanno senso particolare le seguenti occorrenze: Pd XIX 131 l'isola del foco, cioè la Sicilia, con evidente riferimento alle eruzioni dell'Etna; XV 24 parve foco dietro ad alabastro, dove l'accento semantico è sulla luminosità del f.; If VIII 9 Questo che dice? e che risponde / quell'altro foco? (sono le fiammette di cui ai vv. 4-5, e quindi f. qui equivarrà a " segnale luminoso " fatto probabilmente con fiaccole o con lanterne); Pd XVIII 36 l'atto / che fa in nube il suo foco veloce, che è il trascorrere del lampo per la nube: " nella nube li vapori caldi o secchi, che vi sono, s'accendono e discorrono per essa " (Buti); infine Pd XVI 38 al suo Leon cinquecento cinquanta / e trenta fiate venne questo foco / a rinfiammarsi sotto la sua pianta, in cui f. designa il rosso pianeta di Marte (cfr. Pg II 14 e Cv II XIII 21), e Pd XV 14 Quale per li seren tranquilli e puri / discorre ad ora ad or sùbito foco, dove si parla di una stella cadente.
Nella zona dei valori nettamente traslati trova larga applicazione il tradizionale uso di f. come metafora di " amore ardente ": Rime LVIII 6 Tu, Violetta, in forma più che umana, / foco mettesti dentro in la mia mente; XC 26 Per questo mio guardar m'è ne la mente / una giovane entrata, che m'ha preso, / e hagli un foco acceso, / com'acqua per chiarezza fiamma accende; CIV 83 viso, / che m'have in foco miso; Pd XXVI 15 li occhi, che fuor porte / quand'ella entrò col foco ond'io sempr'ardo. Più generiche le accezioni di Pg VIII 77 Per lei assai di lieve si comprende / quanto in femmina foco d'amor dura, / se l'occhio o 'l tatto spesso non l'accende, e XXVII 96 Citerea, / che di foco d'amor par sempre ardente. Talora è messo in evidenza il tormento che tale f. procura agl'innamorati: Rime LXVIII 9 soverchia pena, / la qual nasce del foco / che m'ha tratto di gioco; CIV 85 questo foco m'have / già consumato sì l'ossa e la polpa; CXVI 25, Rime dubbie VIII 4, Fiore XXXIV 7.
Ancora in contesto metaforico vale " sentimento vivo e intenso d'amore o di carità ": Cv III Amor che ne la mente 63 Sua bieltà piove fiammelle di foco, / animate d'un spirito gentile / ch'è creatore d'ogni pensier bono, ripreso in III VIII 15 e 16 con la spiegazione letterale, cioè ardore d'amore e di caritade, e XV 11 e 12 con l'interpretazione allegorica, cioè appetito diritto, che s'ingenera nel piacere de la morale dottrina; Pg VI 38 cima di giudicio non s'avvalla / perché foco d'amor compia in un punto / ciò che de' sodisfar chi qui s'astalla; Pd XX 115 credendo s'accese in tanto foco / di vero amor (cfr. Ep XIII 68 ignis... spiritualis... est amor sanctus sive caritas); ma indica anche l'amore e la carità per eccellenza, cioè " Dio ": Pd III 69 tanto lieta, / ch'arder parea d'amor nel primo foco, e cfr. Rime CV 11 (poco attendibili le altre spiegazioni che chiamano in causa una donna così ardente come al tempo del ‛ primo innamoramento ' o lo splendore del ‛ primo pianeta ').
L'espressione ‛ f. d'ira ', che denota ira violenta e brutale, occorre in Pg XV 106 Poi vidi genti accese in foco d'ira / con pietre un giovinetto ancider, a proposito del martirio inflitto al diacono Stefano; vaga è l'eco di Act. Ap. 7, 54 " Audientes autem haec dissecabantur cordibus suis et stridebant dentibus in eum ".
Il luogo di Vn XXIII 23 48 ed esser mi parea non so in qual loco, / e veder donne andar per via disciolte, / qual lagrimando, e qual traendo guai / che di tristizia saettavan foco, va inteso " che ferivano di cocente dolore ": cfr. If XXIX 43-44 lamenti saettaron me diversi, / che di pietà ferrati avean li strali.