GRIFFONI, Fulvio
Figlio primogenito di Antonio, speziario, e di Lucina, nacque a Udine il 29 giugno 1589 (Biasutti, 1971, p. 8). Non si hanno dati certi sulla sua formazione artistica: secondo De Renaldis, il nome del G. figura nell'istanza presentata nel 1608 dai pittori di Udine al Consiglio cittadino per ottenere il permesso di costituire una "Scuola di pittura o sia Accademia". La sua carriera fu, però, bruscamente interrotta nel gennaio del 1609 dalla morte del padre, a seguito della quale il G. fu costretto in qualità di capofamiglia ad addossarsi la gestione della spezieria.
Il 18 luglio 1627 si sposò con Ginevra Decio, dalla quale ebbe cinque figli.
A questa data è possibile che il G. avesse già abbandonato l'impresa paterna; difatti il 14 marzo 1633, nell'atto di fare domanda al Consiglio della città per essere ammesso tra i cittadini nobili, domanda che fu poi accolta, egli dichiarava di aver cessato di professare l'attività di speziario "da alcuni anni in qua" (Biasutti, 1971, p. 22). Comunque è solo dopo tale supplica che si conoscono opere certe del Griffoni. Del 1634 è infatti il ritratto di Alfonso d'Arcano (Udine, collezione privata: Grattoni). Nel 1638 firmò e datò la Madonna col Bambino in gloria e i ss. Carlo Borromeo, Stefano e Francesco, una tela posta dietro l'altare della parrocchiale di Giassico, presso Cormons. Sono le prime opere di un artista attento alla lezione del tardo manierismo veneziano, specie di Iacopo Negretti (detto Palma il Giovane), ma al contempo suggestionato dalle ricerche del Seicento emiliano.
La data 1638 insieme con la firma sono leggibili sul retro della piccola tavola a olio della parrocchiale di Colloredo di Monte Albano, che raffigura il Redentore a mezzo busto (Bros Marioni, 1978).
Del 1645 è invece un intenso ritratto (Udine, Civici Musei) siglato e datato che riproduce le fattezze del giureconsulto Nicolò Dragoni col figlio.
L'opera conferma i buoni rapporti che intercorrevano tra le famiglie Griffoni e Dragoni, tanto che successivamente, nel 1663, un figlio del G., Antonio, sposò Nicolina Dragoni, figlia di Nicolò (Rizzi, p. 592). Si tratta di una tela che si distingue dal resto della produzione del G. per il realismo quasi spagnolo con cui sono resi i tratti fisionomici e gli attributi della professione forense.
Gli archivi del capitolo del duomo di Udine, a partire dall'aprile 1646 fino al marzo 1648, raccolgono numerosi pagamenti a favore del G. per un quadro da appendere nel coro e per il restauro di due vecchi dipinti (Biasutti, 1971, p. 20). È certo che i compensi per il primo lavoro riguardavano la sua opera più famosa, il Miracolo della manna, siglato e datato 1647 (Udine, Civici Musei).
La composizione affollata, di sicuro effetto scenografico, rimanda a modelli ancora manieristici. Nello stesso tempo lo sfarzo dei costumi, la ricchezza decorativa e l'uso del colore puro si spiegano col tentativo del G. di confrontarsi col paradigma veronesiano.
Nel 1650 il G. firmò e datò la Madonna in gloria, i ss. Antonio, Stefano, Bernardino e un santo vescovo della parrocchiale di Borgo San Mauro presso Premariacco. Datata 1651, ma non firmata, è la Madonna in trono e santi posta su un altare laterale della chiesa di S. Valentino a Udine, che secondo alcuni studiosi avrebbe poco del G. (Tavano, 1975, p. 108). Dello stesso periodo dovrebbe essere anche la Madonna col Bambino in trono e i ss. Apollonia, Agata, Gervasio e Protasio, una tavola a olio conservata nella chiesa di S. Giacomo a Udine, che presenta la stessa impostazione della pala del 1617 di Matteo Ponzone nel duomo di Cividale.
Di più difficile datazione è la Consegna delle chiavi a s. Pietro con le anime purganti, una tela firmata, conservata nel convento di S. Lorenzo da Brindisi dei cappuccini di Udine.
Non firmate né documentate, ma concordemente assegnate al G. e databili comunque alla metà del secolo, sono la Madonna col Bambino in gloria e i ss. Maria Maddalena, Bernardino e Elisabetta d'Ungheria nella chiesa di S. Bernardino del seminario di Udine e l'Assunzione della Vergine nella chiesetta di S. Spirito a Gorizia, segnalata da Tavano (1970).
Il 7 genn. 1661 il G. fece ricorso alla curia di Udine affinché i camerari e il pievano di Trevignano fossero obbligati a designare un perito per stimare un dipinto su tavola da lui fatto per la chiesa di S. Teodoro (Biasutti, 1973, Note d'archivio…). L'opera è stata identificata nella pala coi Ss. Filippo Neri, Isidoro e Apollonia posta su un altare laterale della parrocchiale di Trevignano (Bergamini, 1995, p. 69). Sull'altare maggiore della stessa chiesa si trova una pala con la possente figura di S. Teodoro, attribuita al G. da Bergamini.
Il G. morì a Udine il 2 marzo 1664 (Biasutti, 1971, p. 20).
Fonti e Bibl.: G. De Renaldis, Della pittura friulana, Udine 1798, pp. 78 s.; F. di Maniago, Storia delle belle arti friulane, Udine 1823, pp. 136, 247; G.B. Cavalcaselle, La pittura friulana del Rinascimento (1876), a cura di G. Bergamini, Venezia 1973, pp. 212, 231 s., 244, 247, 268; R. D'Alano, Catalogo delle opere d'arte del convento di S. Lorenzo da Brindisi dei cappuccini di Udine, Roma 1966, p. 46; G. Brussich, F. e Carlo Griffoni pittori udinesi, in Sot la nape, XXII (1970), 3, pp. 23-39, 43-45; S. Tavano, Il Seicento in Friuli, in Iniziativa isontina, XII (1970), 2, p. 62; G. Biasutti, La fabulosa historia di messer Grifone, Udine 1971; Id., Nuovi documenti su pittori del Seicento in Friuli, in La Panarie, n.s., VI (1973), 20, p. 6; Id., Note d'archivio su pittori del '600 in Friuli, s.l. 1973, pp. 13 s., 36; S. Tavano, Dal Seicento all'Ottocento, in Cormons, quindici secoli d'arte, Udine 1975, pp. 106-108; L. Bros Marioni, Un inedito di F. G., in La Panarie, n.s., XI (1978), 40, pp. 15-18; R. Pallucchini, La pittura veneziana del Seicento, Milano 1981, I, p. 349; L. Bros Marioni, in Un museo nel terremoto, a cura di G.C. Menis, Pordenone 1988, pp. 73 s.; A. Rizzi, Un ritratto di F. G., in Cultura in Friuli. Atti del Convegno internazionale… in omaggio a G. Marchetti, Gemona-Udine… 1986, a cura di G.C. Menis, II, Udine 1988, pp. 591-596; C. Donazzolo Cristante, in La pittura in Italia. Il Seicento, II, Milano 1989, p. 771; G. Bergamini, in G. Bergamini - S. Tavano, Storia dell'arte nel Friuli Venezia Giulia, Reana del Rojale 1991, pp. 437 s.; M. Grattoni, in Palmanova fortezza d'Europa 1593-1993 (catal., Passariano-Palmanova), a cura di G. Pavan, Venezia 1993, pp. 34 s.; G. Bergamini, I Musei del Castello di Udine. La Galleria d'arte antica. La Pinacoteca, Udine 1994, p. 45; Id., La pittura del Seicento in Friuli, in Antonio Carneo nella pittura veneziana del Seicento (catal.), a cura di C. Furlan, Venezia 1995, pp. 67-69; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XV, p. 30.