ASTALLI, Fulvio
Nato a Sambuci, nella diocesi di Tivoli, il 24 luglio 1654, era nipote di Camillo Astalli, cardinal padrone durante il pontificato di Innocenzo X. Intraprese la carriera ecclesiastica sotto la protezione di Clemente X, del quale era lontano parente, e ne ottenne la nomina a chierico di Camera. Il successore dell'Alticri, Innocenzo XI, affidò all'A. la prefettura delle milizie pontificie e il 30 sett. 1686 lo elevò alla porpora col titolo diaconale di San Giorgio in Velabro. Da questo l'A. fu trasferito al titolo di Santa Maria in Cosmedin il 17 maggio 1688, a quello dei SS. Cosma e Damiano il 19 ott. 1689, per ritornare il 30 nov. 1689 nuovamente a quello di Santa Maria in Cosmedin. Innocenzo XII nominò l'A. prefetto della Segnatura di giustizia il 24 sett. 1693 e nello stesso anno lo inviò come legato a Urbino in sostituzione del cardinale G. B. Rubini.
Il governo dell'A. nel territorio dell'antico ducato, che dalla devoluzione alla Santa Sede del 1631era in gravissima decadenza, fu a lungo ricordato per le importanti iniziative rivolte alla soluzione di alcuni dei più gravi problemi creati dall'incuria dei precedenti legati, e in particolare per la lotta spietata contro il banditismo, per la protezione di ogni sorta di iniziative commerciali, per la costruzione di un nuovo porto a Fano e per il tentativo di mettere ordine nell'intricato groviglio delle leggi emanate nella regione dai vari governi succedutivisi. Importante è la raccolta, disposta dall'A. e che da lui prende il nome di "astallina", dei Decreta, constitutiones, edicta, et bannimenta legationis Urbini, che ha un suo posto di rilievo nel movimento legislativo già da tempo iniziato in vari stati italiani per la raccolta e l'ordinamento dei decreti e delle costituzioni promulgati in tempi diversi ed assai spesso tra loro incongruenti.
Passato il 28 sett. 1696 a dirigere la legazione della Romagna, l'A. promosse anche lì la raccolta delle Constitutiones Provinciae Emiliae e intraprese importanti opere pubbliche, tra le quali la bonifica delle paludi di Cervia. Da Ravenna fu trasferito il 24 nov. 1698 alla legazione di Ferrara, che resse sino al 1709.
Nel conclave del 1700 per la morte di Innocenzo XII fu uno dei maggiori esponenti della fazione spagnola del Sacro Collegio, che capeggiò sino all'arrivo dalla Spagna del cardinale Borgia, capo riconosciuto del gruppo.
Nella sua qualità di legato di Ferrara dovette affrontare le difficili trattative con Francesi e Austriaci, che durante la guerra di successione spagnola avevano violato la neutralità dello Stato pontificio, oltrepassando, nel fronteggiarsi, i confini della legazione. L'A. si attirò da entrambe le parti l'accusa di voler favorire uno dei due eserciti contendenti e alla fine anche quella di aver indotto i contadini alla guerriglia contro i Francesi, ma non pare che le accuse avessero fondamento. L'A. riusci ad ottenere solo nel 1705la completa evacuazione del territorio affidato alla sua giurisdizione.
Tornato a Roma nel 1709, il 19 febbr. 1710 ottenne il titolo presbiterale dei SS. Quirico e Giulitta, donde il 7 maggio 1710 fu trasferito a quello di San Pietro in Vincoli. Il 16 apr. 1714 fu nominato vescovo di Sabina e il 26 apr. 1719 vescovo di Ostia e Velletri. Clemente XI nel 1720 lo ammise nella speciale congregazione cardinalizia incaricata di riferire sulla possibilità di aprire un processo contro il cardinale Alberoni e l'A. si dimostrò ostilissimo al decaduto ministro di Filippo V. L'A. fece poi parte anche della commissione di cinque cardinali incaricata di giudicare l'Alberoni, ma morì prima della conclusione del processo. Nel conclave del 172 1 per l'elezione di Innocenzo XIII l'A. era decano del Sacro Collegio. Morì nel marzo del 1721 e venne sepolto in Santa Maria in Aracoeli.
Sin dal 1703 era entrato a far parte dell'Arcadia, con il nome di Alasto Liconeo. Nelle Rime degli Arcadi (V, Roma s. d., pp. 38 s.) sono raccolti tre suoi sonetti, di cui uno in lode di Eugenio di Savoia vincitore dei Turchi sulla Sava.
Bibl.: I. Carini, L'Arcadia dal 1690 al 1890, I, Roma 1891, pp. 350 s.; A. Agabiti, La raccolta del card. F. A. delle costituzioni del ducato di Urbino (1696), Roma 1903; M. Sterzi, G. Vincenzo Gravina agente in Roma di Mons. Gio. Fr. Pignatelli, in Arch. d. R. Soc. romana di storia patria,XLVIII (1925), pp. 284, 358; P. Castagnoli, Il cardinale Giulio Alberoni,II, Piacenza 1931, pp. 75, 81, 196, 236; A. Arata, Il processo del card. Alberoni,Piacenza 1923, passim;L. v. Pastor, Storia dei Papi, XIV,2, Roma 1932, pp. 307, 388, 413; XV, ibid. 1933, pp. 5, 27, 130, 426; F. Nicolini, L'Europa durante la guerra di successione di Spagna,I-III, Napoli 1937-39, passim;R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica., V, Patavii 1952, pp. 14, 41, 42, 50, 51, 53; L. v. Ranke, Storia dei Papi,Firenze 1959, pp. 837 s., 839, 880.