MICANZIO, Fulgenzio
Nacque a Passirano, l'8 giugno 1570. Fece i primi studî a Brescia nel monastero dei serviti e, giovanissimo, indossò l'abito talare. Dal 1590 proseguì gli studî a Venezia, sotto la direzione del P. Angelo da Pistoia, ma il suo vero maestro fu Paolo Sarpi. Da questo fu introdotto nei cenacoli scientifici della città e a Padova nella casa del patrizio genovese Gian Vincenzo Pinelli, nella quale conobbe il Galilei. Nel 1597 fu chiamato a Mantova a insegnare teologia e vi rimase tre anni. Nel '600 passò a Roma. A Bologna, conseguitavi il 6 luglio 1600 la laurea, fu nominato professore di teologia per nove anni. Ma nel 1606, il Sarpi, divenuto teologo di stato, per sostenere le ragioni della signoria contro la curia, lo chiamò al suo fianco a Venezia. Collaborò fervidamente col Sarpi: il suo nome, infatti, figurò tra quelli degli altri teologi che sottoscrissero il Trattato dell'interdetto. Contro i curialisti difese il maestro con una scrittura che è la più notevole di tutte quelle apparse in difesa del Trattato e dell'Apologia del Sarpi, la Confirmatione delle considerationi del P. M. Paulo di Venetia contra le oppositioni dei R. P. M. Gio. Antonio Bovio... Dopo l'attentato del 5 ottobre 1607 contro il Sarpi, il senato volle che il M. vivesse col maestro. Gli scritti del M. sembravano, ora, alla curia "peggio in alcune parti di quelli del suo maestro"; le sue prediche apparvero estremamente pericolose per le voci che correvano di tentativi dei luterani d'introdurre l'eresia nella repubblica. Ma nonostante i suoi rapporti con eretici e la sua passione per la Scrittura, il M. non pensava di abbandonare la religione cattolica. Tuttavia, nella quaresima del 1609 fu ordita una congiura per sopprimere il Sarpi e il M.; quest'ultimo additò i congiurati: il cardinale Borghese, il generale dei serviti, altri prelati e, a torto, il papa. Succeduto al Sarpi nella carica di consultore, continuò con ardore l'opera del maestro.
Con la Consulta sulla publicatione di un manifesto dell'arcivescovo M. S. de Dominis contenente cose contro i Principi nega ai papi il diritto di esercitare il potere temporale e sostiene esser dovere de' sudditi disubbidire al papa, quando li eccita contro lo stato; di più, separando religione da interesse pubblico, consiglia la signoria a non permettere la pubblicazione del manifesto, perché offensivo nei riguardi dei principi protestanti. Con la Instructione a' Principi circa la politica dei Padri Gesuiti, combatte questi padri, perché possono diminuire l'affetto dei sudditi verso il principe e perché seminano zizzanie e discordie. Urbano VIII lo denunciò alla signoria quale frate scandaloso, ma il governo non cedette. Il decreto con cui venne disposto che dodici volumi di consulti del M. venissero conservati nella Camera segreta perché "di gran lume e comodo per il pubblico servitio" dimostra quale posto tenesse nella considerazione della signoria lo strenuo difensore del Sarpi.
Anche dopo la morte del maestro, il M. continuò a occuparsi di studî e a essere in rapporti con eruditi e scienziati così stranieri come italiani: tra i primi contò l'amicizia di Francesco Bacone; tra i secondi l'amicizia del Galilei, di cui fu convinto e strenuo sostenitore. Morì il 7 febbraio 1654.
Bibl.: L'unico studio particolare è quello di G. Labus, in L'età presente, pp. 123-125. Sotto nuova luce il M. è presentato da A. Favaro, Fulgenzio Micanzio e Galileo Galilei, in Nuovo Archivio Veneto, 1907, nuova serie, anno VII, t. VIII, parte 1ª, pp. 34-67; L. Pastor, Storia dei Papi, XII (versione Cenci), Roma 1930, pp. 143, 145, 150-153, 570 (giudizio aspro; è considerato un solo aspetto dell'attività del M.); F. Griselini, Memorie anedote spettanti alla vita e agli studi del F. Paolo Servita, Losanna 1760, passim; F. Scaduto, Stato e Chiesa secondo fra' Paolo Sarpi, Firenze 1885, passim; A. Bianchi Giovini, Biografia di fra' Paolo Sarpi, Basilea 1847; B. Cecchetti, La Repubblica di Venezia e la Corte di Roma nei rapporti della religione, Venezia 1874, voll. 2; G. Nave (J. G. Bergantini), Fra' Paolo giustificato, Colonia 1756; M. Foscarini, Della letteratura veneziana e altri scritti intorno ad essa, Venezia 1854.