FULGENZIO (Claudius Gordianus Fulgentius) di Ruspe, Santo
Nato a Telepta, nella Bizacene (Africa), verso la fine del sec. V, dovette ricevere dalla sua famiglia una buona educazione: apprese il greco e fu procuratore nella sua città natale. Preso dal desiderio di ritirarsi a vita eremitica, passò in Sicilia, poi fu a Roma, donde tornò nuovamente in patria. Monaco e chierico, fu eletto vescovo di Ruspe (Bizacene) e venne presto in contrasto col re vandalo Trasamondo. Esiliato in Sardegna, con altri vescovi africani, fu richiamato nel 515, di nuovo esiliato nel 520 e definitivamente richiamato dal successore di Trasamondo, Ilderico, nel 523. Morì il 1° gennaio, probabilmente del 532. Nelle sue opere giunte fino a noi (Patrol. Lat., XLV, col. 151 segg.) si rivela in genere buono stilista, ma teologo poco originale. I suoi scritti (brevi trattati, come Contra Arianos, De Trinitate, De veritate praedestinationis et gratiae Dei, De remissione peccatorum, De incarnatione filii Dei e altri; epistole e sermoni) mostrano al più come egli avesse perfettamente assimilata la teologia e la morale agostiniana. In armonia con questa, combatte il semipelagianesimo di Fausto di Riez (v.) e, soprattutto, l'arianesimo imposto in Africa dai Vandali invasori.
Alcuni filologi hanno creduto di poter identificare in F. l'autore di un corpus di scritti correnti sotto il nome di Fabius Planciades Fulgentius, o Fabius Claudius Gordianus Fulgentius e consistenti (vedine l'ediz. di R. Helm, Lipsia 1898) in un trattato mitologico (Mythologiarum libri tres), in un'interpretazione allegorico-moralistica dell'Eneide (Expositio Virgilianae continentiae), una cronaca in prosa artificiosa dalla creazione del mondo a tutta la storia romana (De aetatibus mundi et hominis) e una spiegazione di un gruppo di glosse (Expositio sermonum antiquorum). Ma mentre per considerazioni storiche e stilistiche si può assegnare a queste operette un unico autore, nonostante le discrepanze formali del nome, l'identificazione di questo piatto erudito, detto Fulgenzio il Mitografo, con F. vescovo, incontra fortissimi dubbî.
La Vita anonima del vescovo F. (in Patrol. Lat., LXV, coll. 118-150) fu scritta verso il 533, con grandissima probabilità, dal diacono cartaginese Fulgenzio Ferrando, della cui larga attività non ci resta che qualche lettera e una Breviatio canonum.
Bibl.: Oltre a quella citata da M. Schanz, Gesch. der Röm. Litteratur, IV, ii, Monaco 1920, pp. 572-581, v.: G. Krüger, Ferrandus und Fulgentius, in Harnack-Ehrung, Lipsia 1921, p. 219 segg.; A. E. Burn, The authorship of the "Quicumque vult", in Theol. Studien, 1925; J. Stiglmayr, Das "Quicumque" und F. v. R., in Zeitschr. für Kathol. Theologie, XLIX (1925), p. 341 segg.; A. D'Alès, in Recherches de sciences relig., XXII (1932), p. 304 segg. - Per l'identificazione dei due F., v. M. Schanz, op. cit., pp. 196-203, e O. Friebel, F. der Mytholog. und der Bischof, in Studien zur Gesch. u. Kultur des Altert., V, 1911.