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fugare

di Lucia Onder - Enciclopedia Dantesca (1970)
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fugare

Lucia Onder

Con costrutto transitivo, nel senso di " mettere in fuga ", " allontanare ", in Rime XC 5 come el [il sole] fuga oscuritate e gelo, / così, alto segnore, / tu cacci la viltate altrui del core, e in Pd XXVI 77 de li occhi miei ogne quisquilia / fugò Beatrice col raggio d'i suoi.

Il participio passato in Cv IV II 16 nel trattato prima si ripruova lo falso, acciò che, fugate le male oppinioni, la veritade poi più liberamente sia ricevuta.

In Pg XIV 37 vertù così per nimica si fuga / da tutti come biscia, alcuni commentatori, tra cui il Vandelli, spiegano " è messa in fuga ", " è scacciata ". Il Parodi (Lingua 280 e 374) e il Barbi (" Bull. " XXV [1918] 62), e così anche il Torraca e il Casini, intendono " è scansata ", " è sfuggita ". Infatti, come le serpi sono sfuggite piuttosto che essere messe in fuga, così la virtù viene scansata, sfuggita. L'uso di f. per " sfuggire " è documentato in frequenti esempi di scrittori del Duecento: Iacopone Cinque sensi 7 " lo sonar che aio enteso, / da mio organo è fugato "; Chiaro A guisa di temente 8 " lo cacc〈i>atore intanto va fugando, / e scampa per ingegno e maestria ".

Vocabolario
fugare
fugare v. tr. [dal lat. fugare, der. di fuga «fuga»] (io fugo, tu fughi, ecc.). – 1. letter. Mettere in fuga: f. il nemico. Più com., mandare via, dissipare: il vento fuga le nuvole; spec. in senso fig.: f. le preoccupazioni, i cattivi...
fugato
fugato agg. e s. m. [der. di fuga]. – In musica, di stile o procedimento che s’ispira ai caratteri della fuga ma con assoluta libertà di movimenti formali. Come sost., lo stesso componimento svolto in tal modo.
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