FRUGERIO
Non conosciamo le sue origini, la famiglia e l'eventuale carica ecclesiastica ricoperta prima della nomina vescovile; è forse da identificare con un certo Frogerio, primo priore della chiesa parrocchiale di S. Michele di Nonantola, fondata nel 1011 da Rodolfo, abate del cenobio nonantolano (Muratori); fu vescovo di Bologna presumibilmente tra il 1017 e il 1030.
Secondo il Savioli la sua elevazione a vescovo risalirebbe al 1017, come si deduce da un documento del 20 luglio dello stesso anno riguardante una donazione a favore del monastero di S. Stefano da parte di Lamberto d'Ermengarda, nipote del conte Adelberto. In esso, il riferimento alla morte di Giovanni (III), vescovo di Bologna dal 997 al 1017, e predecessore di F., collocherebbe proprio in quell'anno l'assunzione dell'incarico vescovile da parte di Frugerio. La datazione, condivisa dal Tomba e dal Guidicini e accettata dal Sorbelli, differisce da quella precedentemente indicata dal Sigonio e dalla successiva letteratura che, pure senza prove documentarie, faceva risalire l'elevazione a vescovo di F. al 1015.
Il nome di F. rimane legato a uno degli avvenimenti più significativi della storia religiosa e culturale di Bologna: la traslazione delle reliquie dei martiri Vitale e Agricola dalla fatiscente chiesa di S. Vitale, presso il monastero di S. Stefano, alla chiesa di S. Giovanni Battista (1019). Secondo la cronaca conservata nel cod. 1473 della Biblioteca universitaria bolognese, l'iniziativa promossa da Martino, abate del monastero di S. Stefano, aveva trovato il più ampio sostegno in F. che il 3 marzo 1019 presiedette alla traslazione delle reliquie accompagnato dal favore delle autorità e dei fedeli. L'avvenimento, che caratterizzò uno dei periodi di maggior vitalità della Chiesa bolognese, impegnata tra la fine del X e l'inizio dell'XI secolo in un'opera di rinnovamento e cura degli edifici ecclesiastici, acquista un indiscutibile rilievo qualora si consideri lo speciale culto tributato dalla città ai propri protomartyres. Dopo il 1019 non disponiamo di ulteriori notizie certe su Frugerio. A partire dalla fine del XVII secolo, sulla base delle indicazioni del Tomba, poi riprese e commentate dal Lanzoni, si è creduto di potere attribuire all'episcopato di F. l'iniziativa di fondazione e costruzione della chiesa cattedrale di S. Pietro, riconoscendogli il merito di aver contribuito, attraverso l'esempio, al risveglio spirituale cittadino, creando un clima favorevole ai progetti di riforma della vita e del costume del clero.
La conferma verrebbe da una carta del 25 marzo 1048 - una locazione enfiteutica fatta dal vescovo di Bologna Adalfredo - secondo la quale il 29 giugno 1019 il canonico Oddone avrebbe donato a F. due appezzamenti di terreno posti nei pressi di porta S. Pietro, per la costruzione dell'om0nima chiesa. Una seconda carta dell'Archivio arcivescovile, datata 14 marzo 1028, avrebbe attestato a quella data (sempre secondo il Tomba) l'avvenuta costruzione della nuova chiesa di S. Pietro, indicata come confinaria dei resti di una casa posta su un terreno ceduta a F. da Alberto, rettore della chiesa di S. Tommaso per 46 soldi lucchesi donati da Bonifacio e Beatrice di Canossa. L'autenticità del documento del 1048 - di incerta datazione per una riscontrata discrepanza tra anno e indizione, e approssimativo nell'indicazione del nome del vescovo F. apposto su rasura e limitato alla sola l'iniziale - venne messa in discussione già sul finire degli anni Cinquanta dal Rabotti che lo giudicò un falso del XVII secolo (G. Rabotti, Note sull'ordinamento costituzionale del Comune di Bologna dalle origini alla prima Lega lombarda, in Atti e mem. della Deputaz. di storia patria per le prov. di Romagna, s. 6, IX [1957-58], p. 56 n. 12). A ciò si aggiungano i risultati di recenti ricognizioni archivistiche che hanno definitivamente smentito l'esistenza del presunto documento del 1028, di cui non si ritrova traccia in alcun repertorio dell'Archivio arcivescovile bolognese.
Nella totale mancanza di notizie su F. rimane incerta anche la data della sua morte e, se diversa, la data del suo abbandono del seggio episcopale. Sulla base del Necrologium Placentinum S. Sabini, un obituario dell'XI secolo a stratificazione successiva (edito in Neues Archiv der Gesellschaft für ältere deutsche Geschichtskunde, V [1880], p. 422), il Bresslau ha supposto l'identificazione con un certo Frogerio morto l'11 novembre di un anno imprecisato. Secondo il Sigonio, seguito dal Ghirardacci, dal Masini e dall'Ughelli, la rinuncia di F. alla dignità vescovile risalirebbe al 1034, data di elezione del successore Adalfredo. Altri autori, discostandosi dalla tesi del Sigonio, hanno anticipato la data della sua rinuncia alla carica episcopale. Così il Cassani, che suggerisce il 1033; il Tomba, che propone il 1030 e, infine, il Lanzoni e il Sorbelli, concordi nel proporre una datazione tra il 1028 e il 1029. Attualmente, sulla fase degli studi più recenti siamo indotti a ritenere come data plausibile il 1030, considerando che nel giugno di quell'anno Adalfredo, successore di F., risulta presente all'assemblea tenuta a Bologna dal messo imperiale Alessandro e che due anni dopo, nel 1032, lo stesso partecipò a un placito tenuto da Bonifacio marchese di Toscana sulle rive del Po "in loco qui dicitur Caput de Reda".
Fonti e Bibl.: L.A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, Mediolani 1738-42, V, coll. 341 s.; Traslatio corporum ss. Vitalis et Agricolae in confessionem ecclesiae S. Ioannis Baptiste Bononiae anno 1019, in Acta sanctorum Novembris, II, Bruxellis 1894, pp. 252B-253D; Bologna, Bibl. universitaria, ms. 1473, ff. 326r-328r; Archivio di Stato di Bologna, Abbazie di S. Stefano di Bologna e di S. Bartolomeo di Musiano, L. 1, doc. n. 1 (doc. del 20 luglio 1017); Bologna, Arch gen. arcivescovile, L.A., doc. n. 3 (doc. del 25 marzo 1048); C. Sigonio, De episcopis Bononiensibus, Bononiae 1596, II, pp. 58 s.; L. Sarti, Thesoro delle indulgenze di Bologna, Bologna 1589, p. 441; C. Ghirardacci, Della historia di Bologna, I, Bologna 1596, p. 50; G.N. Pasquali Alidosi, I sommi pontefici, cardinali, patriarchi, arcivescovi della Chiesa bolognese e suoi pastori, Bologna 1649, II, pp. 116-121; A.P. Masini, Bologna perlustrata, Bologna 1666, II, p. 55; F. Ughelli - N. Coleti, Italia sacra, II, Venetiis 1717, col. 14; L.V. Savioli, Annali bolognesi, I, 1, Bassano 1784, pp. 118, 127; F.N. Tomba, Serie cronologica de' vescovi ed arcivescovi di Bologna, I, Bologna 1787, p. 35; II, ibid. 1788, pp. 54-56; G. Cassani, L'episcopato bolognese, Modena 1857, p. 39; G. Guidicini, Notizie diverse relative ai vescovi di Bologna da s. Zama ad Oppizzoni, Bologna 1883, p. 8; A. Gaudenzi, La storia della cattedrale di Bologna, e la probabile connessione della scuola istituita presso di essa collo Studio, in Annuario della Regia Università di Bologna, 1900-01, pp. 144 s.; F. Lanzoni, S. Petronio vescovo di Bologna nella storia e nella leggenda, Roma 1907, p. 286; G. Schwartz, Die Besetzung der Bistumer Reichsitaliens, Leipzig 1913, p. 163; T. Casini, La diocesi bolognese e i suoi vescovi, Bologna 1971, p. 20; F. Lanzoni, Cronotassi dei vescovi di Bologna, Bologna 1932, pp. 65-67; G. Fasoli, Sui vescovi bolognesi fino al sec. XII. Possessi e rapporti con i cittadini, in Atti e mem. della R. Deputaz. di storia patria per le prov. di Romagna, s. 4, XXV (1935), pp. 25 s.; A. Sorbelli, Storia di Bologna. Dalle origini del Cristianesimo agli albori del Comune, Bologna 1938, II, pp. 308, 311, 315, 337 s., 393; H. Bresslau, Jahrbücher des deutschen Reichs unter Konrad II., II, Berlin 1967, p. 184 n. 4; L. Melizzi, I vescovi e gli arcivescovi di Bologna, Bologna 1975, pp. 110-112; A. Hessel, Storia della città di Bologna (1116-1280), Bologna 1975, p. 16; A.M. Orselli, Spirito cittadino e temi politico culturali nel culto di s. Petronio, in L'immaginario religioso della città medievale, Ravenna 1985, ad Ind.; P.B. Gams, Series episcoporum, p. 676.