Friuli-Venezia Giulia
La più europea delle regioni italiane
A lungo sofferente per la sua posizione marginale, indebolita dalle perdite territoriali dopo la Seconda guerra mondiale, con un capoluogo importante ma troppo periferico, la regione Friuli-Venezia Giulia sta reagendo a tutto questo con una soluzione originale: collegarsi sempre più strettamente con le regioni austriache, slovene e croate oltre confine. Una regione 'transfrontaliera', che così valorizza le sue molte anime culturali e la vocazione agli scambi economici. L'antica tradizione di accesso marittimo dell'Europa centrale restituisce, inoltre, a Trieste un ruolo europeo, già evidente sul piano scientifico e culturale
Abbracciato a nord da Alpi e Prealpi Carniche (massima cima è il Monte Coglians, 2.780 m) e a est da Alpi e Prealpi Giulie (assai meno elevate), il territorio del Friuli-Venezia Giulia è per la maggior parte montuoso e collinare, ma senza essere nettamente separato né dal territorio austriaco, a nord, né soprattutto da quello della Slovenia, verso est: qui le Alpi non sono molto elevate e il passaggio da un versante all'altro è sempre stato agevole. Nell'area della provincia di Trieste si estende una piccola parte dell'altopiano del Carso (carsismo) ‒ per il resto in Slovenia ‒ famoso per i fenomeni di erosione delle rocce calcaree, che hanno prodotto grotte, 'inghiottitoi', doline, e anch'esso facilmente transitabile.
La pianura tra le Prealpi e il Mare Adriatico è stata formata dai fiumi Tagliamento, Livenza e Isonzo ‒ caratterizzati da vasti greti ingombri di sabbie e ciottoli ‒ e viene distinta in una 'alta pianura', i cui suoli sono molto permeabili e poco fertili, e una 'bassa pianura', immediatamente a ridosso della costa. Qui i terreni sono ricchi e produttivi, ma hanno richiesto grandi lavori di sistemazione idraulica (bonifiche) per eliminare l'eccesso di acqua che non ne rendeva possibile la coltivazione.
La costa è bassa e sabbiosa, salvo che nei dintorni di Trieste, e per un buon tratto è occupata dalle lagune di Grado e di Marano ‒ tra le foci di Tagliamento e Isonzo ‒, separate dal mare da lunghe lingue di sabbia, dove si concentrano le località del turismo balneare (Lignano Sabbiadoro, Grado).
Lungo la costa e nell'immediato entroterra il clima è dolce, di tipo mediterraneo; ma, come ci si sposta verso le montagne, si passa a un clima di tipo continentale. La bassa pianura e la costa sono esposte ‒ proprio perché le Alpi qui non sono una barriera continua ‒ ai venti settentrionali freddi, come la famosa bora.
La popolazione è distribuita in maniera molto disuguale: forte è la concentrazione nelle province di Trieste e di Gorizia, poco estese e molto urbanizzate; il popolamento è più diluito nella provincia di Pordenone e soprattutto in quella di Udine. La popolazione della provincia di Udine è quella più propriamente friulana ‒ la tradizionale lingua friulana è simile al ladino ‒; nelle province di Pordenone e Trieste la tradizione culturale è invece in gran parte veneta; in alcune valli delle Alpi Giulie e nelle province di Gorizia e di Trieste vive una minoranza di lingua slovena e piccoli gruppi di lingua tedesca si trovano nel Nord della provincia di Udine.
Specie dopo la Seconda guerra mondiale, la popolazione del Friuli-Venezia Giulia ha sofferto di una intensa emigrazione, perché le province orientali avevano perso ampi territori ‒ passati alla Iugoslavia ‒ e questo aveva provocato una seria crisi economica e culturale. L'emigrazione riguardò in primo luogo i giovani, perciò si produsse (specie a Trieste) un invecchiamento della popolazione, e quindi un calo delle nascite; la popolazione regionale ancora oggi continuerebbe a diminuire, se non fosse per l'arrivo di immigrati.
La disposizione delle città è pure sbilanciata. Trieste, città di antica tradizione europea e cosmopolita, centro culturale, portuale e commerciale molto importante, è di gran lunga il centro più popoloso, ma si trova all'estremità sudorientale della regione, sul confine internazionale, ed è troppo periferica per essere facilmente raggiunta da tutto il territorio regionale. Anche Gorizia, poco a nord, è praticamente attraversata dal confine (la parte slovena è Nova Gorica, cioè Nuova Gorizia). Udine, più centrale, ha avuto una crescita anche industriale e commerciale notevole, e così pure Pordenone. Tutti i capoluoghi sono nella metà meridionale della regione: a nord, solo Tolmezzo è una città di discreta importanza.
L'agricoltura friulana da tempo ha molto ridotto la sua importanza. Oggi la pianura è ancora coltivata (mentre nelle aree di collina e di montagna molti terreni sono stati abbandonati): granturco e frumento, ortaggi e piante 'industriali' come la barbabietola, ma anche piante da frutta; importante è pure la vite, con produzione di vini pregiati.
Le foreste della Carnia e dell'area di Tolmezzo si stanno ricostituendo dopo secoli di sfruttamento intensivo, e oggi producono materia prima per l'industria del mobile, molto sviluppata. Anche la pesca (Grado) e l'allevamento di pesci e molluschi (Marano e Trieste, e le acque interne per i pesci di acqua dolce come le trote) sono piuttosto importanti.
L'industria non ha una tradizione antica, anche perché la regione non ha materie prime importanti. In passato, la costruzione di navi (Monfalcone), collegata alla presenza del porto di Trieste, rappresentava la grande industria della regione. Dopo la crisi di quel settore, specie negli ultimi vent'anni, sono emerse altre attività, svolte da piccole imprese molto diffuse nelle province di Pordenone e Udine e spesso a tecnologia avanzata (meccanica, mobili, coltelleria, sedie, prodotti alimentari). Una grandissima parte di questa produzione è realizzata per l'esportazione.
Il commercio, del resto, è tradizione della regione, specie in virtù del porto di Trieste, che tuttora è (soprattutto grazie ai prodotti petroliferi) il primo d'Italia per le merci. A Trieste hanno avuto sviluppo anche attività collegate con la navigazione, come le assicurazioni.
La stessa posizione della regione attrae molti turisti stranieri dall'Europa centrale, principalmente nelle località balneari, ma pure nelle città d'arte (Aquileia, Cividale, Udine, Palmanova) e nei centri alpini. Strade e ferrovie della regione hanno un'importanza particolare, quindi, proprio per la presenza delle frontiere; di queste comunicazioni è in atto un forte potenziamento voluto dall'Unione europea.
Il Friuli-Venezia Giulia fu abitato dall'uomo almeno dal Paleolitico. Dall'Età del Bronzo vi si sviluppò una specifica civiltà, detta dei castellieri (dal nome che viene dato alle fortificazioni dell'epoca): poi la regione fu occupata da Veneti, Celti e Illiri e infine (sec. 3° a.C.) dai Romani, che stabilirono colonie ad Aquileia, Trieste (fondata dai Greci) e Cividale e fondarono altre città.
Aquileia, sede vescovile (Patriarcato) già nel 3° secolo, accrebbe la sua importanza di centro religioso e politico malgrado le invasioni di Goti, Longobardi e Franchi. Al tempo stesso, presero a crescere anche altre città, come Cividale e Udine, dal Duecento sede del Patriarcato, e vari liberi Comuni, che si diedero un'organizzazione comune detta Parlamento del Friuli. Anche la contea imperiale di Gorizia divenne molto potente: già nel Medioevo la regione era un'importante e ambita area di transito di merci.
L'intervento di Venezia (fino a Udine) e degli Asburgo (Gorizia e Trieste), poi, mantenne divisa la regione in due parti fino all'inizio dell'Ottocento; la parte veneta fu unita all'Italia nel 1866, il resto nel 1918 ‒ quando però il confine arrivava qualche decina di chilometri più a est, e comprendeva anche tutta l'Istria (questa parte più orientale venne denominata Venezia Giulia). Con la Seconda guerra mondiale, invece, le terre orientali più fittamente abitate da popolazione slava passarono alla Iugoslavia.