SPIELHAGEN, Friedrich
Romanziere, nato il 24 febbraio 1829 a Magdeburgo, morto il 25 febbraio 1911 a Berlino. Dopo aver fatto l'insegnante e poi il redattore della Zeit. für Norddeutschland si ritirò nel 1862 a vita privata a Berlino, per dedicarsi interamente all'attività letteraria. Il romanzo Problematische Naturen (1861) lo mise subito in primo piano fra gli scrittori contemporanei e fino all'epoca del naturalismo, con i suoi amplissimi romanzi Durch Nacht zum Licht (1862), In Reih und Glied (1867), Hammer und Amboss (1869), Sturmflut (1877), fu uno degli scrittori più in voga e apprezzati della Germania. L'opposizione dei naturalisti, l'insuccesso dei drammi Liebe für Liebe (1875), Hans und Grete (1876) e l'esaurirsi della vena, nettamente percepibile nel fiacco romanzo, Was will das werden? (1887) segnarono il declino della sua rinomanza, nonostante l'interesse suscitato dagli scritti teoretici raccolti nel volume Beiträge zur Theorie und Technik des Romans (1883) e dai saggi critici e teoretici riuniti nel libro Neue Beiträge zur Theorie und Technik der Epik und Dramatik (1898). Continuò però ancora instancabile a pubblicare: romanzi, novelle e l'autobiografia Finder und Erfinder (1890, edizione ridotta col titolo Erinnerungen aus meinem Leben, 1911).
Volle essere lo storico del suo tempo e ritrarre tendenze e contrasti della vita politica e culturale dai prodromi della rivoluzione del '48 alla fine del secolo; seguace del movimento della Giovane Germania, propugnò idee liberali nei suoi romanzi, descrivendo tendenziosamente i rappresentanti dei ceti reazionarî, che, per quanto caricasse le tinte, riescono a volte più vivi e meno falsi dei suoi eroi borghesi idealizzati. Osservò acutamente, ma unilateralmente, combattendolo, il materialismo dilagante nella nuova Germania unificata; battagliò contro Bismarck e i conservatori prussiani, per i quali tuttavia provò una segreta simpatia e ammirazione. Molte discussioni provocò ed ebbe per un certo tempo seguito il suo postulato della "oggettività" del narratore, il quale, secondo la sua teoria, non doveva intervenire con riflessioni e osservazioni nel racconto, ma proiettare la sua visione personale della vita in personaggi e farla assorbire interamente dal dialogo (che perciò predomina anche nelle opere dello S.). Gran parte della sua opera è sciupata dalla forte tendenziosità politica, che intacca la pittura dei caratteri e degli ambienti; da velleità didascaliche, dall'amore del sensazionale alla Sue, dei colpi di scena. Talvolta le preoccupazioni politiche cedono il campo alla descrizione realistica dei caratteri o all'evocazione del paesaggio (soprattutto Pomerania), e allora, ad es. nel romanzo Sturmflut o in qualche novella, come Die Dorfkokette (1868), riesce a creare pagine pittoresche, efficaci.
Ediz.: Opere compl. in 29 volumi, Lipsia 1895-1904; romanzi scelti in 10 volumi, ivi, 1907-10. Uno Spielhagen-Brevier: Er lebt noch immer, a cura di E. Mensch, 1929.
Bibl.: H. e J. Hart, F. S. u. der deutsche Roman der Gegenwart (fasc. 6° dei Kritische Waffengänge, stroncatura dello S. romanziere e teorico), Berlino 1884; H. Henning, F. Spielhagen, Lipsia 1910; V. Klemperer, Die Zeitromane F. S's. und ihre Wurzeln, Weimar 1913; M. Geller, S.'s Theorie und Praxis d. Romans, Berlino 1917.