HOFFMANN, Friedrich
Medico, figlio d'un medico dello stesso nome (1626-1675), nato il 19 febbraio 1660 a Halle, morto ivi il 12 novembre 1742. Si dedicò dapprima alla chimica e alla matematica, poi iniziò a Jena gli studî di medicina che continuò a Erfurt. Nel 1680 ebbe la laurea e poco dopo la libera docenza a Jena; si stabilì poi a Minden come medico pratico; nel 1683 intraprese un viaggio scientifico nei Paesi Bassi e in Inghilterra e, dopo essersi trattenuto in varie città tedesche, divenne nel 1693 professore di medicina nell'università di Halle. Maestro diligentissimo e universalmente riputato per le sue ricerche, divenne ben presto uno degli scienziati più autorevoli in Germania; nel 1709, chiamato da Federico I a Berlino in qualità di medico di corte, vi rimase per tre anni, poi riprese l'insegnamento che tenne fino a poco prima della sua morte. Fu uno dei grandi sistematici tedeschi del Settecento, seguace di H. Boerhaave e avversario di P. K. Stahl, col quale ebbe gravi conflitti.
Il suo sistema è essenzialmente meccanicistico; H. considera l'organismo come una macchina e cerca di spiegare tutte le funzioni della vita, normali e patologiche, dal punto di vista matematico. Dove le spiegazioni sono insufficienti egli le sostituisce con ipotesi, cosicché tutta la sua dottrina è in realtà superficiale e priva di fondamento positivo. Risentendo più che tutti gli altri sistematici del suo tempo l'azione delle dottrine di Leibniz, affermò che la nostra conoscenza è limitata, essendo fondata sui sensi, e che le ultime cause sono imperscrutabili. La forza è inerente alla materia e si manifesta in movimenti meccanici i quali possono essere determinati con misure, numeri e pesi; anche nell'organismo le forze vitali si manifestano in questa forma, la vita non è che un movimento, la morte è la cessazione del movimento. Secondo H. l'organismo umano è tutto costituito da fibre le quali hanno un tono speciale che è la loro caratteristica, indice della capacità di dilatarsi e di contrarsi. Il tono delle fibre viene eccitato o regolato da un fluido nervoso che egli chiama etere nervoso perché è simile all'etere, e ha la sua sede nel cervello da dove viene portato a tutti gli organi del corpo. La causa principale delle malattie dipende, secondo H., dalla pletora sanguigna che agisce indirettamente attraverso lo stomaco e l'intestino, organi ai quali il medico deve rivolgere la massima attenzione. In una sua opera, Medicina rationalis systematica (voll. 9, Halle 1718-1740), raccolse tutte le sue dottrine. Spetta a H. il merito di avere studiato attentamente l'azione dei medicamenti e d'aver introdotto nella terapia una serie di rimedî che lanciò egli stesso; dalla vendita di essi trasse lauti guadagni. Da lui deriva la terapia che si serve di eccitanti, come la china, il ferro, l'etere nelle malattie croniche.
Fra i numerosissimi scritti di H., che formano un'intera biblioteca, vanno ancora nominati: Medicinae mechanicae idea universalis (Halle 1693); De medicamentis specificis (Halle 1693); Medicina consultatoria, voll. 12 (Halle 1721-39); Medicus politicus (Leida 1738).
Le gocce di H., che in molte farmacopee portano ancora questo nome, sono composte di una parte di etere solforico e tre di alcool.