BEUST, Friedrich Ferdinand von
Diplomatico e uomo politico tedesco, nato a Dresda il 13 gennaio 1809, morto ad Altenberg il 24 dicembre 1886. Compiuti gli studî a Gottinga e a Lipsia (1826-1830) fu dal padre inviato all'estero, in Francia e in Inghilterra. Entrato nel 1836 nella carriera diplomatica, ricevette una prima destinazione alla legazione sassone in Berlino. Nel 1838 fu trasferito a Parigi, donde passò a Monaco di Baviera, con le funzioni d'incaricato d'affari (1841). Per quanto protestante, seppe affermarvisi con molto tatto, e assicurare al suo paese rapporti amichevoli anche con il nunzio pontificio, Viale Prelà. A Monaco sposò, nel 1846, la figlia del generale bavarese von Jordan, cattolica, rafforzando così i suoi legami con gli ambienti cattolici.
Importante fu per lui il biennio di residenza a Londra, in qualità di ministro; poiché ebbe modo d'incontrarvi personalmente i più autorevoli esponenti della politica britannica, e di entrare in rapporti di particolare confidenza con il principe consorte, Alberto di Sassonia-Coburgo. Con lo sviluppo del movimento rivoluzionario in patria, e con l'avvento del partito liberale al potere, il re Federico Augusto II lo richiamò a Dresda (principio del 1848) per affidargli il dicastero degli Affari esteri; ma non era ancora giunto alla capitale, che già il gabinetto era stato rovesciato, e ragioni di ordine interno avevano imposto di affidare quel dicastero ad altri. Il B. fu compensato dal re con la nomina al posto, allora più importante, di Berlino, dove rimase meno di un anno, ed ebbe il modo d'incontrarsi col Bismarck. In quello stesso anno, in seguito a nuova crisi ministeriale in Sassonia, il B. entrò a far parte del gabinetto, assumendovi la direzione della politica estera, che mantenne sino all'indomani di Sadowa. Godendo della particolare fiducia del sovrano, il B. diventò ben presto capo dei successivi ministeri, e si adoprò energicamente alla repressione dei moti rivoluzionarî. Nel 1853 assunse anche il dicastero per l'Interno, e nel 1858 la presidenza del consiglio dei ministri. Nella lotta delineantesi fra Austria e Prussia per l'egemonia in Germania, le simpatie del B. si orientarono verso Vienna; e mentre il presidente austriaco Schwarzenberg lo chiamò son meilleur lieutenant, il Bismarck scrisse di lui come di un "intrigante vanitoso e maligno, di cui bisognava liberarsi". Grave ripercussione sulle faccende interne della Germania venne a portare il conflitto del 1859, che il B. cercò invano di scongiurare, intraprendendo viaggi segreti a Berlino, Monaco, Parigi, Bruxelles e Londra. La Prussia offrì infatti il suo eventuale concorso alla guerra, a condizione che l'Austria le riconoscesse il diritto di mettersi alla testa degli stati germanici del Bund; ma da Vienna venne formale rifiuto di acconsentire, e del dissenso austro-prussiano trassero subito profitto, a istigazione del B., la Sassonia e la Baviera per accentuare la propria indipendenza di stati sovrani. Spiacque questa tendenza, per opposte ragioni, alle cancellerie di Londra e di Pietroburgo, ma alle rimostranze da queste successivamente esposte il B. reagì energicamente, portando il proprio nome nel campo delle contese internazionali. Tuttavia egli non riuscì nel proposito di attuare un compromesso, per il quale l'Austria e la Prussia si sarebbero alternate nella presidenza del Bundestag di Francoforte, e si sarebbero reciprocamente neutralizzate a beneficio degli stati minori; sia da Berlino sia da Vienna si respinse un simile disegno, specialmente per il fatto che a capo del governo prussiano era andato il conte di Bismarck (1862). In un primo tempo il B. cercò di secondarne la politica specialmente quella doganale; ma presto la nuova controversia per i ducati (1863) portò il B. a capitanare l'opposizione degli stati minori contro la pretesa austroprussiana nei riguardi della Danimarca. Il B., che s'era associato all'azione moderatrice e conciliante del proprio sovrano, fu nominato rappresentante del Bund alla conferenza indetta nell'aprile del 1864 a Londra, per cercare di comporre il dissidio austroprussiano-danese; e il Bismarck appoggiò alla dieta di Francoforte quella missione, che segnò, forse, l'apogeo dell'attività diplomatica in grande stile del B., poiché egli vi si fece portavoce del nuovo sentimento nazionale tedesco. La conferenza si chiuse nel giugno, senz'altro risultato che quello d'avere ottenuto l'astensione delle altre potenze dal conflitto, che si svolse regolarmente con le armi sino alla pace di Vienna del 30 ottobre 1864. L'anno appresso cominciò a delinearsi la rottura fra Austria e Prussia, e la prima cercò di conquistarsi l'amicizia e il concorso degli stati meridionali del Bund. Di fronte al pericolo di rimanere assorbiti da una maggiore influenza prussiana, il B. orientò la politica sassone verso Vienna; ma la catastrofe di Sadowa (3 luglio 1866) fece crollare ogni speranza di successo in tale direzione. Trovandosi col re alla corte di Vienna, fu inviato d'urgenza a Parigi per indurre Napoleone III a intervenire, o, per lo meno, a interporre i suoi buoni uffici a Berlino in favore dell'Austria e della Sassonia. Sennonché, il Bismarck prevenne tale manovra: la missione del B. non ebbe successo, e il 22 luglio la Sassonia dovette accedere ai preliminari di Nikolsburg. L'odio di Berlino contro la persona del B. si riaccese, e il Bismarck ne fece chiedere il ritiro dal governo. Dopo diciassette anni d'ininterrotta direzione degli affari sassoni, il B. presentò infatti le sue dimissioni (15 agosto 1866); ma quindici giorni dopo Francesco Giuseppe gli offrì segretamente la direzione della politica estera del suo impero. Benché formulata come iniziativa personale dell'imperatore, l'offerta parve procurata su raccomandazione della corte sassone, e segnatamente del principe ereditario Alberto, che altamente stimava il B. L'annuncio ufficiale della designazione fu ritardato sino alla definitiva conclusione della pace fra Austria e Prussia (Praga, 30 ottobre 1866), giustamente temendosi il rancore di Berlino, che infatti non mancò di manifestarsi. Nel febbraio del 1867, il B. succedette al Belcredi nella presidenza del consiglio dei ministri dell'Impero; attuò l'autonomia ungherese, maturata come inevitabile conseguenza della guerra del '66, e collegò il suo nome alla nuova costituzione dualista dell'impero austro-ungarico, di cui diventò primo cancelliere. Con molto tatto egli, protestante, fece approvare (1868) importanti leggi sul matrimonio civile e sulla scuola, e la cosiddetta legge interconfessionale, che equivalevano all'abrogazione dello sfavorevole concordato del 1855 e gli procurarono il plauso dei partiti liberali. Nell'anno stesso l'imperatore premiò i suoi servigi conferendogli il titolo di conte.
Nei cinque anni nei quali diresse la politica dell'Impero austro-ungarico, il B. cercò di promuovere un maggiore avvicinamento fia Vienna e Parigi, declinando nel 1867 l'invito di alleanza fattogli esprimere dal Bismarck, e informando anzi di questo tentativo prussiano Napoleone III. Il B. ebbe parte attiva anche nei successivi negoziati (1868-69) per un'alleanza triplice tra Francia, Austria e Italia, falliti perché a Parigi non si aderì alla condizione posta dall'Italia dello sgombero di Roma da parte del presidio francese. Anche in quella circostanza il Bismarck, che ebbe sentore dei negoziati, sferrò un' accanita campagna nella stampa contro il B. e la di lui presunta politica antiprussiana, mettendo in agitazione i dieci milioni di tedeschi della duplice monarchia. Nell'imminenza del conflitto franco-prussiano, le simpatie del B. si orientarono certo verso Parigi, e nel successo delle armi francesi egli ripose le ultime speranze per la possibilità di ricondurre gli stati tedeschi meridionali nell'orbita dell'influenza austriaca. Ma, accorto e prudente, non si lasciò adescare a partecipazione attiva al conflitto, e quando l'impero germanico, sotto l'egemonia prussiana, fu definitivamente proclamato, si adattò al fatto compiuto e si mostrò favorevole ai nuovi passi di avvicinamento che il Bismarck intraprese da Berlino. Al congresso dei delegati dell'Impero, il B. annunziò questo nuovo orientamento della politica imperiale (luglio 1871), e nell'agosto successivo i due vecchi avversarî, Bismarck e Beust, trascorsero insieme tre settimane ai bagni di Gastein, convenendo sulle direttive che dovevano condurre alla futura alleanza. Ma ragioni di opposizione interna, fomentata dai cèchi e dai clericali, portarono da lì a poco alle sue dimissioni (8 novembre 1871), cui seguì la nomina ad ambasciatore a Londra. Da Londra egli passò all'ambasciata di Parigi, e nel 1882, dimessosi dal servizio di stato, si ritirò nei possedimenti che aveva acquistati ad Altenberg, sulle rive del Danubio.
Negli ultimi anni di vita il B. scrisse le sue memorie (Erinnerungen und Aufzeichnungen aus drei Vierteljahrhunderten, Stoccarda 1887, 2 voll.). In esse si rispecchiano la sua indole gioviale, la sua natura socievole ed essenzialmente diplomatica, la sua sensibilità ai rapporti personali, l'arguto spirito di osservazione, il carattere conservatore; ma vi si rivela anche la vanità dell'autore, che tutto giudica subiettivamente e in modo unilateralmente favorevole alla propria azione. Esse giungono soltanto alla fine del suo cancellierato.
Bibl.: F. W. Ebeling, Friedrich Ferdinand Graf von Beust, Lipsia 1870, volumi due.