WEBER, Friedrich Albrecht
Indologo, tra i più illustri e fecondi del sec. XIX, nato a Breslavia il 17 febbraio 1825, morto a Berlino il 30 novembre 1901. Letteratura vedica nelle sue più varie manifestazioni (liturgiche, rituali e filosofiche), epica, classica; grammatica, lessicografia, metrica; lingue e letterature medievali dell'India; astronomia; rapporti del mondo indiano col semitico (frutto delle sue ampie conoscenze pure nell'ambito delle lingue semitiche) e con l'occidentale; jainismo e buddhismo: tutto fu da lui con edizioni e traduzioni di testi, con critiche dissertazioni, con esame e classificazione di manoscritti e con ampie esposizioni storiche, largamente e acutamente illustrato e indagato durante un cinquantennio di ininterrotta infaticabile operosità, la quale neppure una cecità quasi completa poté attenuare sul finir di sua vita. Si iscrisse nel 1842 nell'Università di Breslavia, dove, discepolo di F. Stenzler, si laureava nel 1845, dopo aver frequentato pure le università di Bonn e di Berlino (1844), alla scuola rispettivamente, di Chr. Lassen e di Fr. Bopp.
Nel 1846, inviatovi dalla R. Accad. di Berlino, fu a Londra e a Parigi per esaminarvi le copiose raccolte di manoscritti sanscriti posseduti da privati e da biblioteche. Libero docente nel 1848 all'università di Berlino, vi veniva assunto alla cattedra di sanscrito (Altindische Sprache und Litteratur: professore straordinario nel 1856; ordinario nel 1867), che tenne sino alla morte.
Fra l'accennata copiosissima produzione del W. vanno ricordati particolarmente l'edizione del Yajurveda (bianco: 1852-59 con edizione pure del Satapatha-Brāhmana e dello Śrauta-sūtra di Kātyāyana, voll. 3, Londra; nero, Lipsia 1871-72, volumi XI e XII delle Indische Studien) e moltissime dissertazioni di genere grammaticale e di contenuto religioso, leggendario, astronomico a quel Veda e ad altri connesse; il grande catalogo dei manoscritti sanscriti della Biblioteca di Berlino, nel quale il W. esaminò e descrisse ben 2300 manoscritti sanscriti e pracriti (Berlino 1853, 1886-92), dallo studio dei quali egli trasse materia per le sue memorabili Akademische Vorlesungen über indische Litteraturgeschichte (ivi 1852; 2ª ed., 1876; trad. ingl. e franc.), che costituirono la prima, per quel tempo completa e pur oggi apprezzatissima, storia della letteratura indiana. Nel 1850 il W. pubblicava il vol. I delle ricordate Indische Studien, giunto al XVIII e ultimo volume nel 1898 (Berlino, Lipsia): serie preziosissima di edizioni e studî critici dovuti, sia pure in proporzione assai minore, anche alla collaborazione di valenti indologi (i voll. VI e VII contengono l'edizione del Ṛgveda curata da Th. Aufrecht). Basterebbe ricordare le indagini sulle relazioni fra la novellistica greca e l'indiana e sull'influsso del dramma greco sull'indiano (III), la prima descrizione e illustrazione dei metri poetici indiani (VIII), un ampio e importantissimo studio sul Mahābhāṣya di Patañjali (XVII; "Il grande commento"), opera grammaticale (sec. II a. C. l), onde il W. trasse grande copia di notizie anche allo studio e all'illustrazione di problemi storici, filosofici, sociali, culturali dell'antica India, la prima esposizione e il primo ordinamento della letteratura dei Jaina (XVI-XVII; v. jainismo), per ben comprendere tutto l'impulso dato dal W. al rapido e gigantesco procedere dell'indologia, alla quale, inoltre, egli giovò con l'aver creato discepoli numerosi e valorosissimi. Delle relazioni tra l'India e l'Oriente semitico e l'Occidente il W. trattò in varie dissertazioni, raccolte in Indische Skizzen (Berlino 1857: notevole tra esse: Über den semitischen Ursprung des indischen Alphabets); mentre nelle Indische Streifen (voll. 3, 1868-79) riprodusse, oltre a dissertazioni di vario argomento, grande quantità di recensioni, ricche pur esse di nuovi contributi, apparse fra il 1869 e il 1879 in opere concernenti letteratura vedica, sanscrita, pracrita, filosofia, diritto, geografia, scienze. Spetta pure al W. il grande merito di avere aperta sicuramente la via, con prime edizioni e illustrazioni di testi, allo studio della letteratura dei Jaina (v. jainismo) e di essere stato fra i primissimi a chiarire e determinare le lingue medievali dell'India (pracriti) (Über ein Fragment der Bhagavatā, Ein Beitrag zur Kenntniss der heiligen Sprache und Literatur der Jaina, Berlino 1865-66; ed. e trad. della famosa antologia lirica pracrita, la Sattasaï di Hāla Sātahāvana, ecc., v. india: Letteratura classica; Letteratura lirica).
Bibl.: R. Pischel, Gedächtnissrede auf Albrecht Weber, Berlino 1903; Fr. L. Pullé, A. W., in Rivista d'Italia, febbraio 1902; E. Windisch, Geschichte der Sanskrit-Philologie und Indischen Altertumskunde, in Grundriss d. Indo-Arisch. Philologie u. Altertumsk., I, Strasburgo 1917, pp. 319-355.