OTTO, Frei Paul
Architetto e ingegnere tedesco, nato a Siegmar (sobborgo di Chemnitz) il 31 maggio 1925 e morto a Warmbronn il 9 marzo 2015. L’attualità della sua poetica è legata alle ricerche su strutture adattabili e biomorfe, ispirate cioè agli involucri dei microrganismi e di altre forme biologiche e ai principi di economia strutturale propri della natura, che, coniugate a grande espressività formale e a particolare attenzione e sensibilità per l’ecologia, sembrano anticipare molti progetti contemporanei. Nel 2005 gli fu assegnata la Gold Medal del RIBA (Royal Institute of British Architects); nel 2006 il Praemium imperiale della Japan Art Association; nel 2015 il Pritzker prize, giuntogli poco prima della sua scomparsa.
Studiò architettura presso la Technische Universität di Berlino (1948-52); qui – dopo una borsa di studio che lo portò negli Stati Uniti e, in particolare, alla University of Virginia a Charlottesville – conseguì la laurea nel 1954; nel 1957 fondò, ancora a Berlino, un laboratorio per lo sviluppo delle costruzioni leggere che, nel 1964, divenne l’Istituto per le strutture leggere del Politecnico di Stoccarda. Lavorando spesso come consulente di studi diversi nonché, dal 1965, in collaborazione con Rolf Gutbrod, si affermò per le sperimentazioni su tali strutture tecnologiche, in particolare membrane e tensostrutture, raggiungendo fama internazionale, dapprima con lo spettacolare padiglione tedesco all’Expo di Montréal nel 1967 (con Gutbrod e Larry Medlin) e, successivamente, con le celebri coperture degli impianti realizzati per Behnisch und Partner e Leonhardt + Andrä fra il 1968 e il 1972 a Monaco per i Giochi olimpici del 1972. Fra queste ultime si ricorda, in particolare, la copertura dello stadio, destinata a restare l’opera più famosa di O., ancorché tecnicamente quella meno legata alla poetica delle strutture leggere.
Particolarmente interessanti sono due opere realizzate in Arabia Saudita – Paese nel quale O. spostò la sua attività progettuale negli anni Settanta e Ottanta del 20° sec. – alle quali fu conferito l’Aga Khan award for architecture nel 1980 e nel 1998: il Centro congressi (1966-74) a La Mecca (con Rolf Gutbrod) e il Tuwaiq Palace o Diplomatic Club (1980-85) a Riyāḍ, frutto di un concorso internazionale vinto con Omrania and Associates e BuroHappold. Quest’ultimo è costituito da un esteso complesso (24.000 m2) con funzioni ufficiali, cerimoniali, culturali e ricreative, coperto da una spettacolare tensostruttura che svolge anche funzione protettiva dai raggi solari, contrapponendosi, con la sua bianca leggerezza, alle massicce mura lapidee. Dal 1986 lo studio di O. fu rifondato con il nome Atelier Frei Otto Warmbronn. Fra i progetti più recenti si segnala la struttura di copertura (con Happold) del padiglione giapponese progettata in cartone da Shigeru Ban (v.) e quella dell’ardito padiglione venezuelano progettato con Fruto Vivas, Bodo Rasch e Jürgen Bradatsch, entrambe per l’Expo di Hannover del 2000.