free form design
<frìi fòom diʃàin> locuz. sost. ingl., usata in it. al m. – Linguaggio progettuale caratterizzato da un sostanziale abbandono di costruzioni geometriche euclidee a favore di morfologie complesse, plastiche e fluide. Le architetture e i prodotti di stile free form sono concepiti con criteri ideativi di ispirazione fortemente scultorea che considera la materia, qualsiasi essa sia, come argilla da modellare in modo gestuale e spontaneo. Il FFD è stato reso possibile dallo sviluppo (avviato negli anni Ottanta del 20° sec. e perfezionato dopo il 2000) di tecnologie sofisticate – quali la modellazione NURBS e mesh, la motion capture, il morphing, l’animazione, la prototipazione rapida, la scansione ottica, la stampa tridimensionale, la simulazione tattile, il calcolo e l’ingegnerizzazione – nonché dall’ibridazione e dalla combinazione delle stesse. Un esempio emblematico di un approccio free form applicato all’architettura è costituito dalle opere di Zaha Hadid, archistar tra le più note e vincitrice di numerosi concorsi internazionali. Sperimentatrici nel campo delle tecniche free from, applicate al disegno di prodotti, sono le invece le designer svedesi del collettivo Front Design. Tipici di una progettazione libera e originale, concretizzata con l’ausilio creativo di tecnologie digitali d’avanguardia, sono i loro progetti di ricerca Sketch furniture (2005), Designed by (Galerie Kreo, 2007), Blow away vase (Moooi, 2009). Nel 2007 il designer slovacco Luka Stephan ha presentato le sperimentazioni sulla simulazione dei fluidi applicata alla progettazione della serie di vasi 0.01 second vases e alle leggi di crescita di strutture ispirate ai fenomeni naturali di autorganizzazione e diretta con tecnologie di produzione rapida.