FRECCIA (dal lat. *fricia; gr. ἰός, ὀϊστός; lat. sagitta; fr. flèche; sp. flecha, saeta; ted. Pfeil; ingl. arrow)
Arma da getto che appare sin dall'epoca neolitica, e che consta essenzialmente di due parti: l'asta di legno o di canna (donde il nome δόναξ o harundo), e la punta, che è di materia diversa nelle diverse età.
Nell'età neolitica è di selce o di ossidiana, e tale continua ad essere in talune regioni anche nell'epoca del bronzo. Nelle punte di frecce preistoriche possiamo seguire la genesi e l'evoluzione delle principali forme. Tale evoluzione si riduce essenzialmente a due tipi: quello amigdaloide e quello romboidale. Nel primo vediamo gradualmente nascere la punta di freccia triangolare, che talvolta presenta un incavo nella parte inferiore, nell'altro invece vediamo svilupparsi la parte inferiore in una specie di peduncolo che viene inserito nell'asta. Sulle due facce della punta nasce spesso una costolatura che ne ingrossa il profilo.
Nell'età omerica la freccia in bronzo imita e sviluppa le forme litiche precedenti: essa è di forma triangolare e uncinata alla base, sottile, dai margini taglienti, dalla punta acutissima. L'epiteto omerico di πτερόεις fa supporre che già in quell'epoca si fosse usato l'espediente di munire l'asta di penne, al fine di conservare meglio alla freccia scagliata la sua direzione. In queste frecce di bronzo il peduncolo che era alla base, sviluppato e reso internamente cavo, diede luogo alla "freccia a cannone", nella quale l'asticciuola s'inseriva nel peduncolo, anziché questo in quella. Le punte di ferro che compaiono in Grecia intorno al sec. VI a. C. non fanno che riprodurre quelle più antiche di bronzo.
In Italia, la freccia è un'arma usata da tutte le antiche popolazioni. Dall'Etruria si vuole sia derivato il nome sagitta, con cui la indicarono i Romani. La forma che essa ebbe presso gli Etrusch, si può vedere chiaramente da alcuni monumenti del sec. VI a. C come, ad es., una lastra di Cerveteri. Nell'esercito romano arco e freccia compaiono soltanto all'epoca di Mario, il che ha fatto supporre che la freccia, usata in epoca antichissima dalle popolazioni italiche, sia caduta poi in disuso per alcuni secoli, come avvenne anche in Grecia. Nel tardo Impero, quando tornano molto in uso le armi da getto, le frecce hanno una lunghezza di cm. 50-60 e presentano una punta piatta, a uncini, oppure conica o piramidale, a sezione triangolare. Tra le diverse specie di frecce l'esercito romano ebbe anche quelle plumbatae, forse con del piombo alla base, che Vegezio ricorda (I, 17), ma non descrive (v. armi).
Medioevo ed età moderna. - Ai progressi nell'arte fabbrile compiuti nei secoli XIV e XV, è assai probabilmente da attribuire il sorgere dei tipi più svariati di frecce. Prima d'allora, nell'alto Medioevo in special modo, la freccia più comunemente adoperata restò quella a due corte barbe (talora smussate), del tipo asiatico e barbarico, successo a quello della freccia romana. Con la sostituzione dell'acciaio temprato al ferro, le frecce possono essere rese particolarmente acuminate; e nella foggia della cuspide si sbizzarrì soprattutto l'estro degli artefici: si va quindi dalla freccia ad amo, di tipo inglese e italiano, a barbe più o meno incurvate (secoli XIV e XV), a quelle (eccezionali) a più punte, a petalo, a mezza luna, o a quelle con fori nella cuspide, di tipo giapponese. L'asta è dapprima di legno, poi anch'essa metallica (talora viene di fusione con la cuspide); l'impennatura è di penne o di lamina metallica, o anche di legno sottile. A seconda del tipo e dell'uso, a seconda che vengono lanciate da archi o da balestre o da macchine, le frecce prendono nomi diversi: calamo, moschetta, tricuspide, ecc. Vanno menzionate in particolare: il bolzone, freccia lunga e sottile armata, invece che di punta, di una capocchia di ferro adatta ad ammaccare e rompere le armature: la verretta e il verrettone, a foggia di spiedo, da lanciarsi con la mano o con la balestra. Tutti questi tipi furono adoperati dalle soldatesche sino all'invenzione delle armi da fuoco, e anche oltre, se è vero che gl'Inglesi ne scagliarono ancora nel sec. XVII, e i Russi ai primi del sec. XIX. Oltre alla freccia comune, sin qui descritta, si ebbero poi, in tutti i tempi, frecce destinate a produrre speciali effetti. Così, per es., le frecce avvelenate, ancor oggi largamente in uso presso i primitivi; ma in particolare le frecce incendiarie. Queste, conosciute ab antiquo, poi abbandonate in Occidente e rientrate nell'uso dopo le Crociate, erano di varie specie (malleoli, falariche) e appiccavano il fuoco per mezzo di una palla di stoppa, imbevuta di sostanze bituminose, collocata subito dietro la punta, cui veniva dato fuoco prima del lancio.
Frecce da aeroplani e da dirigibili. - Furono usate dagli aviatori francesi, inglesi e tedeschi durante la guerra del 1914-18. Le frecce lanciate dai Francesi consistevano in una specie di chiodo di acciaio, cilindrico, lungo 12 cm; del diametro di 8 mm. e pesante 20 grammi, riunito, ad una delle estremità, di una punta acuminata lunga 1 cm. e mezzo; all'estremitì opposta erano praticate, per una lunghezza di 8 cm., profonde scanalature rettilinee, le quali alleggerendo molto da questa parte il peso della freccia facevano sì che questa, quando veniva lanciata dall'aereo, restava continuamente con la punta in basso. Le frecce inglesi erano più pesanti (gr. 38,5) e avevano dalla parte del calcio un piccolo ciuffo di penne. I Tedeschi impiegarono frecce simili a quelle inglesi con alette al calcio. Tutte differivano poco tra loro. Venivano lanciate a mazzi che si aprivano e si dilatavano a cono o a ventaglio e producevano ferite pericolose, perché acquistavano una forza di penetrazione assai grande. I Tedeschi usavano inoltre frecce incendiarie da aerei.
Per la parte etnologica v. arco.