FRATTE DI SALERNO
Sobborgo nord-orientale di Salerno, sulla sinistra del fiume Irno, ove sono state recentemente scoperte tracce di un'antica città, di facies inizialmente etrusca (si è rinvenuta anche una dedica vascolare ad Uni) e successivamente sannitica. Mancando ogni documentazione posteriore al III sec. a. C., la sua fine è probabilmente in rapporto con la deduzione della colonia romana di Salerno nel 194 a. C. Si è proposto di identificarla con Irna, Irnum (Panebianco) o, forse più probabilmente, con Marcina (Sestieri).
La città antica era posta su un'altura a ridosso di F. di S., accessibile solo dai lati S ed E, per cui salivano le due strade principali. Le costruzioni, in opera quadrata di tufo friabile, consistono, sulla strada orientale, nelle fondazioni di un tempio e in una sorta di torre quadrangolare, sulla spianata superiore, in un grande edificio con una serie di ambienti allineati su un muro di fondo continuo, oltre a una cisterna, vasche ecc. La scoperta più notevole (1947) è rappresentata da uno scarico, che comprende terrecotte architettoniche etrusco-italiche di 2a e 3a fase, un capitello ionico-arcaico, teste, busti e statuine fittili, parzialmente importate da Paestum e da Taranto, due modellini di templi, qualche scultura in tufo, pinakes, matrici, ceramica italiota, ecc. Particolarmente importante e numerosa è la serie delle antefisse, che, oltre ad attestare una fiorente coroplastica, mostra chiaramente in molti casi l'affermarsi di un gusto locale, italico, nel corso del V secolo, in stretto parallelismo con quanto si verifica a Capua (v. italica, arte). La stessa temperie stilistica è rintracciabile tra le sculture in tufo e in molte teste e statuine fittili. Un altro scarico, messo in luce successivamente sulla strada meridionale, ed ancora inedito, pare contenesse solo terrecotte templari protoellenistiche. Tutto il materiale è al museo di Salerno.
Almeno due erano le necropoli della città, anch'esse inedite. Quella etrusca (1927), databile alla seconda metà del VI e ai primi decenni del V secolo, era composta da tombe a fossa con cassa lignea, contenenti ottimi esemplari di ceramica attica a figure nere e rosse, larga quantità di bucchero pesante, ceramica locale a fasce, vasi di bronzo etruschi, fibule ecc. Quella sannitica (1956), posta sulle pendici orientali della collina, consisteva invece in tombe a cassa o a camera intonacata, con ceramica italiota e cinturoni di bronzo. Nell'area della necropoli si sono rinvenute anche selci e frammenti di vasi pertinenti ad un villaggio neo-eneolitico.
Bibl.: Per la città: P. Zancani Montuoro, in La Parola del Passato, IV, 1949, p. 61 ss.; P. C. Sestieri, in Boll. d'Arte, XXIV, 1949, p. 343 ss.; id., in Not. Scavi, 1952, p. 86 ss.; B. Neutsch, in Arch. Anz., 1956, cc. 351 ss.; V. Panebianco, in Fasti Archeologici, X, 1957, n. 2541, fig. 61; A. v. Buren, in American Journal of Archaeology, LX, 1956, p. 392; LXI, 1957, p. 377, tav. 107. Per le necropoli: A. Maiuri, in St. Etr., III, 1929, p. 91 ss.; W. Technau, in Arch. Anz., 1930, c. 400; A. v. Buren, art. cit., tav. 108, 13.