BOEMI, Fratelli
Fra le molte comunità religiose formatesi in Boemia durante la riforma cèca nel sec. XV, l'Unitas fratrum è una delle più importanti. Espulsi dalla Boemia dopo la sconfitta del 1620, i Fratelli mantennero le loro organizzazioni ecclesiastiche all'estero fino ad oggi e le rinnovarono anche in patria, dopo la costituzione dello stato cecoslovacco. L'Unione dei Fratelli boemi è una derivazione della chiesa ussita, dalla quale si staccò per realizzare completamente la rivoluzione religiosa iniziata da Hus. Con le guerre ussite (1420-36) la chiesa utraquista ottenne una pace dignitosa nei compactata, con i quali la chiesa cattolica riconobbe la comunione sotto le due specie e la confisca dei beni ecclesiastici, avvenuta in Boemia per opera della rivoluzione. L'indipendenza e l'avvenire della chiesa nazionale ussita potevano essere garantite soltanto nel caso che il futuro arcivescovo di Praga venisse eletto dai seguaci della nuova chiesa; soltanto in tal modo era possibile paralizzare la progressiva ricattolicizzazione del paese, promossa dalla Curia romana e anche dalla minoranza cattolica rimasta ancora in Boemia. Influenzati dalle teorie di Marsilio di Padova (v.), gli ussiti elessero allora arcivescovo, alla dieta di Boemia, un allievo di Hus, Giovanni Rokycana (v.), ma questa elezione non venne riconosciuta dalla chiesa cattolica, ciò che tolse al Rokycana la possibilità di consacrare i preti. La chiesa ussita corse così pericolo di sfasciarsi per mancanza di ministri, specialmente quando Pio II annullò nel 1462, con atto solenne, i compactata. Re Giorgio di Podĕbrady convinse la maggioranza della chiesa ussita a rinviare la soluzione del problema a guerra ultimata. Soltanto un piccolo gruppo si decise allora alla rottura completa con la chiesa di Roma, eleggendo un proprio vescovo, che con la consacrazione dei preti avrebbe reso del tutto indipendente la frazione dissidente. Ciò fu l'inizio dell'Unione dei Fratelli.
Il primo nucleo di questi fu costituito dagli allievi di Rokycana, fra i quali primeggiava suo nipote Gregorio, uomo di fervore apostolico ed ottimo organizzatore, che viene considerato quale fondatore della nuova chiesa. Gregorio ottenne per i Fratelli il permesso di stabilirsi a Kunvald, piccola località di montagna, dove l'Unione si sottrasse gradatamente all'influsso del suo protettore Rokycana, avvicinandosi invece a un gruppo similare, formatosi poco prima attorno a Pietro Chelčický (v.), profondo ideologo della tendenza religiosa taborita. I Fratelli adottarono infatti ben presto le riforme intransigenti di questo scrittore, le cui teorie rammentano quelle del Tolstoi. Chelčický vedeva l'essenza del cristianesimo nel non opporsi al male e negava quindi lo stato come un'istituzione pagana, quello stato ussita che perseguitava i seguaci dell'Unione. Il re Giorgio di Podĕbrady voleva con tali persecuzioni soddisfare i cattolici cèchi, che a loro volta speravano di veder scossa la posizione di Rokycana, protettore dei Fratelli. Infatti le persecuzioni ebbero per conseguenza il distacco dei Fratelli dal loro protettore, le cui esortazioni alla prudenza erano considerate come segno di debolezza. I Fratelli si misero allora in rapporti coi Valdesi di Germania, ai quali chiesero la consacrazione dei preti da essi stessi scelti; essi cioè prestavano fede alla leggenda, secondo la quale i vescovi valdesi avrebbero mantenuto la tradizionale consacrazione della chiesa madre fin dall'epoca del papa Silvestro I. La maggioranza dei Fratelli, seguace delle teorie di Marsilio da Padova, elesse di propria autorità tre preti, fra i quali un vescovo nell'anno stesso in cui erano scoppiate le nuove guerre ussite (1467). La scissione fu così completa.
La nuova lotta fra la Boemia e il papato durante il regno di Giorgio di Podĕbrady rese gli ussiti più radicali e fece sorgere nei Fratelli la speranza di poter trascinare nel loro movimento anche la maggioranza della chiesa ussita. La viva propaganda svolta a tale scopo non riuscì, ma ne agevolò la diffusione in tutte le terre cèche, specialmente nella Boemia orientale e in Moravia. Il successivo regno degli Iagelloni, che pur essendo principi cattolici, dovettero giurare i compactata, assicurò ai Fratelli un lungo periodo di pace, turbata soltanto più tardi da qualche insignificante persecuzione. L'Unione cresce in questo tempo rapidamente, penetrando pure nelle alte classi sociali e in parte anche nei ceti intellettuali. Questo grande sviluppo provocò tuttavia nell'Unione una seria crisi: la setta venne a trovarsi di fronte al problema di trasformarsi in chiesa, reso più grave dalla mancanza di un preciso e rigoroso fondamento ideologico. Fedele allo spirito di Chelčický, essa aveva fino allora severamente proibito ai Fratelli il giuramento, il commercio e la partecipazione alle amministrazioni pubbliche, imponendo ai nobili la vendita dei beni per sottrarli all'obbligo, previsto dalle leggi, di promulgare sentenze di morte. Dopo lotte intestine la crisi fu superata intorno al 1500 con il distacco degli elementi conservatori e con la vittoria della tendenza progressista, guidata dall'animatore della nuova generazione, Luca di Praga (Lukáš Prazskü, morto nel 1528), che può essere considerato il secondo fondatore dell'Unione.
È in questo periodo che l'Unione si riconcilia col mondo culturale e politico. I Fratelli entrano nelle amministrazioni comunali, la nobiltà aderente all'Unione conserva i suoi beni, si stabiliscono regole precise per le singole professioni, onde metterle in armonia con i principî cristiani. In tal modo tutte le classi della nazione diventano accessibili all'Unione, senza che ne sia intaccata la severa disciplina, o menomata l'influenza. Il merito di aver dato all'Unione una solida base teologica, appoggiata principalmente alla letteratura taborita, spetta a Luca di Praga e al suo compagno Lorenzo di Krasonice (Vavřinec Krasonický, morto nel 1532), educati ambedue all'università. Luca era uomo di vasta cultura avendo soggiornato a lungo all'estero e specialmente in Italia (nel 1498), dove aveva cercato contatti coi Valdesi del Piemonte. L'Unione fu trasformata da Luca in un'organizzazione ecclesiastica con notevole partecipazione di elementi laici e con un libero sistema sinodale; l'accentramento gerarchico fu sostituito con la nomina di quattro vescovi, chiamati seniores. Nel culto furono adottate definitivamente le usanze taborite, e, per avvicinarsi all'anima popolare, si favorì in modo particolare il canto liturgico. Con la stampa di libri, propugnata da Luca sia nella sua sede a Mladá Boleslav che a Litomyšl, l'Unione poté diffondere le sue teorie tanto nel paese quanto all'estero. Grazie a questa intensa propaganda l'Unione riesce persino a influire sulla corrente progressista della chiesa ussita, che adotta molte delle sue dottrine. Ma essa provoca, d'altro lato, la reazione del governo, che con mandato del re Vladislao (1508), proibisce nel regno di Boemia questa "setta piccarda" (da "begardi"; v. beghine).
La riforma luterana mise l'Unione di fronte a nuovi gravi compiti. I suoi destini sono ora legati alle crisi e alle lotte politiche del protestantesimo. L'Unione si laicizza perdendo il suo carattere ecclesiastico. La nobiltà vi acquista una posizione predominante E infatti in quei burrascosi tempi, in cui alla debole dinastia degli Iagelloni era succeduta in Boemia l'energica dinastia degli Asburgo, protettori del cattolicismo (1526), soltanto la nobiltà poteva salvare l'Unione. I Fratelli sono consci della differenza spirituale che li separa dai luterani e si sentono piìi vicini ai calvinisti. I Fratelli tendono anzitutto verso una vita casta, basata su una severa disciplina e sentono fortemente il bisogno di giustificare i fondamenti della loro fede. Essi temono le conseguenze alle quali Lutero va incontro con il suo dogma centrale della giustificazione per mezzo della sola fede, e non ammettono il compromesso con gl'interessi della nobiltà e dello stato, a danno del popolo.
Con Giovanni Augusta (v.), successore di Luca, l'Unione si avvicina ciò nonostante, sotto la spinta degli avvenimenti e per influenza della nobiltà, a Lutero; essa abolisce il celibato dei preti e riforma altresì la loro confessione, per la quale cerca di ottenere il riconoscimento di Ferdinando I. La comune azione coi luterani durante la guerra di Smalcalda trascinò i Fratelli in un'aspra opposizione contro il re, seguita, dopo la sconfitta dei luterani in Germania, da gravi condanne e dall'espulsione dei Fratelli dalla Boemia (1548). In Moravia le persecuzioni poterono essere fortunatamente evitate per l'intervento della dieta. Gli esuli di Boemia si recarono in Polonia, dove venne fondato il terzo ramo dell'Unione, che ebbe un forte sviluppo ed influì pure sulla letteratura e cultura polacca. Centro della chiesa resta però ancora per molto tempo la Moravia, dove il seniore Giovanni Blahoslav (v.) occupa il posto già tenuto da Augusta, incarcerato in Boemia. La nuova generazione s'istruisce all'estero nei centri di cultura protestante, allo scopo di difendere l'Unione con le nuove armi della scienza, della scuola e della letteratura. Le opere di Blahoslav, i magnifici canzonieri, largamente diffusi anche in Germania, la Bibbia di Kralice e molte altre opere della celebre stamperia di Kralice, rappresentano degnamente l'attività scientifica dei Fratelli in questa epoca. Sotto i due successori di Ferdinando I, l'Unione trascorre un periodo di relativa tranquillità, ma un'ombra d'incertezza grava sul suo avvenire, che dipendeva dal problema della fusione o meno con la grande chiesa ussita, riconosciuta dallo stato, e dalla conseguente creazione di un'unica chiesa nazionale boema (comprendente pure la chiesa luterana di Boemia) capace di resistere alla crescente pressione del cattolicismo (v. boema, confessione). D'altro lato l'intransigenza dei teologi fu causa di molte lotte in seno alla stessa Unione e fece quasi dimenticare quello che ne era stato il principio fondamentale, quello cioè della relatività dei dogmi, secondo il quale bisognava distinguere nelle cose della fede i substantialia che sono fondamentali, ed i ministerialia e accidentialia che, essendo secondarî, possono essere mutati. Nonostante l'elasticità di tale dottrina, fu soltanto la critica situazione politica che indusse i teologi dell'Unione, almeno in Boemia, dove i Fratelli costituivano del resto una piccola minoranza, ad unirsi nel 1575 con gli ussiti e con i luterani sulla base della "Confessione boema". L'accordo, cui mancò il riconoscimento del re, non poté trovare per il momento applicazione pratica. Le tre chiese evangeliche boeme, rimaste staccate, furono esposte allora agli attacchi della Controriforma, che, per iniziativa dei nunzî apostolici, residenti a Praga durante il regno di Rodolfo II, tentava di riunire gli ussiti con la chiesa cattolica e di distruggere i Fratelli con l'applicazione dell'antico mandato di Vladislao II. Le chiese dell'Unione vennero chiuse con la forza, i preti dell'Unione perseguitati e poco mancò non venisse incarcerato anche il capo politico dell'Unione, Venceslao Budovec di Budov (v.) dopo la sua coraggiosa difesa della libertà di religione, alla dieta del 1603. Soltanto la favorevole situazione politica del momento, cioè il conflitto fra Rodolfo II e suo fratello Mattia, favorì la vittoria della ferma politica di Budovec, grazie alla quale fu possibile unire i partiti protestanti. Nel 1609 Rodolfo II emanò, sotto la pressione di questi, il celebre decreto sulla libertà religiosa in Boemia (litterae maiestatis), in seguito al quale i Boemi non cattolici si fusero in un'unica chiesa, basata sulla Confessione boema del 1575, senza che peraltro i Fratelli rinunciassero alla propria organizzazione ecclesiastica. È questa la data più importante nella storia dell'Unione, giacché la fusione avvenne sulla base dei principî dei Fratelli; la chiesa ussita si separò nettamente dalla chiesa cattolica, procedendo alla consacrazione di sacerdoti proprî, ciò che avveniva nell'Unione già dal 1467. Sembrò allora che in Boemia sarebbe sorta, sotto l'influsso dell'Unione, una potente chiesa nazionale, comprendente la grande maggioranza del popolo e tale da potersi difendere contro gli attacchi della Controriforma. L'accordo venne però raggiunto troppo tardi. Mentre gli evangelici ritornarono ben presto alle loro vecchie liti, i cattolici prepararono sistematicamente una nuova offensiva, che provocò nel 1618 la rivoluzione della nazione contro gli Asburgo. Il candidato dell'Unione, il calvinista Federico del Palatinato, chiamato al trono di Boemia nel 1619, fu sconfitto alla Montagna Bianca nel 1620; ne fu conseguenza la rovina dell'Unione in Boemia e in Moravia. I Fratelli furono espulsi da tutti i paesi cèchi e i resti dell'Unione sradicati in pochi anni, dopo dure persecuzioni. La maggioranza dei Fratelli residenti in Boemia si rifugiò in Polonia, mentre quelli di Moravia, che invano il loro capo politico, Carlo Žerotín, benché rimasto fedele agli Asburgo durante la rivoluzione cèca, aveva tentato di salvare, fuggirono in Slovacchia, dove si fusero coi luterani.
L'Unione andò decadendo anche in Polonia, dove erano già passati i tempi della libertà religiosa (sec. XVI), quando i Fratelli avevano circa 80 chiese e una posizione predominante fra gli evangelici polacchi. Anche qui i conflitti fra le due principali correnti della Riforma facilitarono i successi della Controriforma, sostenuta dalla corte, specialmente dopo la salita al trono dei Vasa. I tentativi fatti per unire i protestanti in una comune azione di difesa, fallirono fin dal primo momento (consensus Sandomiriensis 1570) e l'unico risultato positivo fu la fusione dei calvinisti con i Fratelli boemi nella Posnania. Purtuttavia l'Unione, alimentata dagli esuli di Boemia, sopravvisse ancora in Polonia ed ebbe a rappresentante Giovanni Amos Komenský (Comenio; v.), che esplicò per molti anni la sua attività nella chiesa principale dei Fratelli a Leszno. Qui egli preannunciò la fine del ramo cèco-moravo, di cui fu ultimo seniore, col suo "Testamento della moribonda Madre l'Unione dei Fratelli", che alla nazione cèca e al mondo lega i beni spirituali dell'Unione. Il ramo polacco resistette a molte altre persecuzioni ed esiste in realtà ancor oggi, per quanto fuso nel calvinismo polacco, le cui cinque chiese, con a capo quella di Leszno, eleggono tuttora il proprio seniore. La tradizione della vecchia Unione fu portata dal nipote di Komenský, il seniore D. E. Jablonský, nell'Unione rinnovata a Herrnhut dal conte Zinzendorf, ma vi subì l'influenza del pietismo. Si conservarono inoltre le tradizioni dell'Unione in America, dove lo Zinzendorf inviava i Fratelli per sottrarli alle persecuzioni, che li raggiungevano anche in Sassonia. In America si è conservata fino a oggi la memoria della "terra dei padri", dalla quale sono originarie parecchie famiglie dei "Moravians". Il ramo americano dell'Unione rinnovata è il più numeroso, rami minori si trovano in Inghilterra e in Germania. Col contributo di tutti questi rami viene sostenuta l'opera missionaria in Cecoslovacchia, culla dell'Unione, dove la tradizione dei Fratelli si è mantenuta nonostante le persecuzioni durate parecchi secoli. Lo stesso Giuseppe II, con la sua Patente di tolleranza del 1781, non concesse la libertà ai discendenti dei Fratelli e permise loro soltanto di entrare nella chiesa luterana o calvinista. Nella nuova Repubblica cecoslovacca queste due chiese si fusero nella "Chiesa evangelica cecoslovacca dei Fratelli boemi" dove, pertanto, si trovano i discendenti spirituali dei Fratelli. Anche i battisti e i congregazionalisti affermano, però, di essere eredi dell'Unione.
Bibl.: A. Gindely, Geschichte der böhmischen Brüder, voll. 2, Praga, 1857-1858; J. Goll, Chelčický a Jednota bratrská v XV. stol. (II Ch. e l'Unione dei Fratelli nel sec. XV), 2ª ed., Praga 1916; J. Th. Müller, Geschichte der böhmischen Brüder, voll. 2, Herrnhut 1922 e 1930; Fr. Hrejsa, Česká konfese (La Confessione boema), Praga 1912; J. Bidlo, Jednota bratrská v prvnim vyhnanství (L'Unione nel primo esilio), voll. 2, Praga 1900-909; E. Charveriat, Les affaires religieuses en Bohème au XVIe siècle, Parigi 1886; E. Denis, Fin de l'indépendence bohème, Parigi 1890; S. T. Hamilton, A history of the Moravian church, 1900; J. E. Hutson, A history of the Mor. ch., 2ª ed. 1909.