Ivo, Frate
Autore (frater Ivo) altrimenti ignoto di un'Epistola ad Severinum de caricate generalmente conosciuta (prima dell'identificazione del Dumeige) sotto il nome di De Gradibus caritatis, e impropriamente attribuita a Riccardo di San Vittore. Scritta non prima del 1152 e ubicabile, per contenuto e stile, nella seconda metà del XII secolo, in essa sono sviluppati i temi dell'amore mistico sulla linea di s. Bernardo, oltre che di Agostino, Gregorio Magno e Ugo di San Vittore.
In questa Epistola è contenuta l'affermazione secondo cui parla degnamente d'amore solo chi esprime le parole a quel modo che il cuore ‛ ditta dentro ' (" secundum quod cor dictat interius "). Tale affermazione si suole citare come determinante della celebre frase di Pg XXIV 52-54 I' mi son un che, quando / Amor mi spira, noto, e a quel modo / ch'e' ditta dentro, vo significando.
Nel testo di I. (che il Casella - primo a denunciarne il riscontro - riteneva ancora di Riccardo di San Vittore) era detto: " Quomodo enim de amore loquitur homo qui non amat, qui vim non sentit amoris?... Solus proinde de ea [la carità] digne loquitur qui secundum quod cor dictat interius exterius verba componit... quod lingua loquitur conscientia dictat, caritas suggerit et spiritus ingerit " (§ 1, ediz. Dumeige).
Bibl. - M. Casella, in " Studi d. " XVIII (1936) 108-109; IvES, Epitre à Severin sur la Charité, Richard De Saint-Victor, Les quatres degrés de la violente charité, a c. di G. Dumeige, Parigi 1955, 19-26, 28-35, 45; S. Battaglia, Il mito dell'innocenza nel Purgatorio, in " Filologia e Letteratura " XI (1965) 228-233.