BAADER, Franz Xaver Benedict von
Pensatore tedesco, nato a Monaco il 27 marzo 1765 e ivi morto il 23 maggio 1841. Figlio di un medico, si addottorò in medicina, ma fu poi condotto dai preferiti studî di chimica e di mineralogia alla professione di direttore di miniere. Ciò non gl'impedì, d'altronde, di proseguire gli studî filosofici e religiosi, per cui aveva sentito fin da giovane viva inclinazione; e quando, nel 1820, potè essere liberato dalle fatiche del suo ufficio, vagheggiò l'idea di fondare a Pietroburgo, con l'aiuto di amici russi, un'Accademia per la scienza religiosa, che avrebbe dovuto promuovere e diffondere il vero senso della religione in opposizione a quello dei Gesuiti e, d'altro lato, allo spirito enciclopedistico Fallito questo disegno, tornò a Monaco, e, divenuto professore onorario in quella università, vi tenne con successo corsi filosofici dal 1826 al 1840.
La filosofia del Baader, malgrado il notevole influsso esercitato (specialmente sullo Schelling, che a sua volta, però, ne esercitò su di lui), ha importanza non tanto come specifica posizione ed elaborazione di problemi, quanto come espressione generica del massimo motivo filosofico del romanticismo tedesco. Sotto questo aspetto, è particolarmente notevole l'influenza che il B. ebbe sul Novalis, il quale in una lettera a Federico Schlegel del 7 novembre 1798 giungeva ad esclamare poeticamente: Seine Zauber binden wieder, was des Blödsinns Schwert geteilt ("i suoi incantesimi tornano a collegare ciò che aveva scisso la spada della scempiaggine"). Il B., infatti, fa sua l'esigenza generale della speculazione contemporanea, di conciliare le grandi antinomie dell'universo, e tipicamente quella dell'idealità e della realtà delle cose; ma mentre aspira a soddisfarla in un modo che non partecipi affatto di quell'intellettualismo di cui egli vuol vedere ancora permeata la filosofia del suo tempo, finisce poi col ricadere in una sorta d'intellettualismo assai più elementare, costruito su dottrine dell'antica teologia cristiana e della teosofia. Scolasticizzante infatti, nel suo complesso, gli sembra tutta la filosofia moderna: o nel senso di un "deismo", che ponga il principio assoluto delle cose al di là delle cose stesse, e con loro non intimamente connaturato; o nel senso di un "panteismo", che, connettendo troppo immediatamente l'assoluto col relativo, flnisca con l'essere a rigore un "ateismo". Da tali punti di vista sono condotte quindi le minute esegesi critiche, che costituiscono tuttavia una delle parti più interessanti degli scritti del B., specialmente quando concernono i sistemi del criticismo e dell'idealismo contemporaneo.
Autori preferiti del B., invece, oltre agli antichi teologi cristiani, i mistici medievali e moderni: Eckhart, Böhme, Saint Martin. E del pensiero religioso il B. assume anzitutto la tesi fondamentale, della personalità dell'ente divino; personalità distinta da quella umana, e tale che quest'ultima ne dipende tanto nella sfera teoretica quanto in quella pratica. Non solo l'azione umana è un riflesso dell'attività divina, ma lo stesso sapere è nient'altro che una conscientia della scientia di Dio. nella quale la consapevolezza delle cose coincide col riconoscimento della loro appartenenza a un sapere superiore. Immagine della divinità, l'uomo, nelle analogie della sua natura, ne rende possibile la conoscenza (e la stessa rivelazione divina, in tal modo, si manifesta in ogni rappresentazione religiosa, presso i popoli più diversi); mentre, d'altro lato oggetto dell'atto creativo di Dio, è uno dei momenti tipici del suo esplicarsi. L'uomo è così in certo grado partecipe del processo vitale del divino, che insieme si manifesta nel suo passaggio dall'unità alla triunità. D'altra parte, decaduto l'uomo, in forza del peccato, dalla sua primitiva vicinanza a Dio, il problema è per lui soprattutto di riconquistare questa vicinanza, riabilitandosi. È appunto verso tal fine che tende tutto lo sforzo del progresso umano, i cui momenti più luminosi non sono che le manifestazioni della provvidenza divina, che viene man mano soccorrendo il mondo nel suo cammino verso la suprema riconciliazione col principio creatore.
Degli scritti del B. i più notevoli sono i Beiträge zur dynamischen Philosophie, Berlino 1809; i Fermenta cognitionis (I-IV, Berlino 1822-24, V, Lipsia 1825) di contenuto soprattutto polemico contro la filosofia del suo tempo, e le Vorlesungen über spekulative Dogmatik (in 5 fascicoli, Monaco 1827-38), frutto dell'insegnamento all'università di Monaco. Le opere complete, con ampie introduzioni e annotazioni, sono state edite (Sämtliche Werke, in 16 voll., Lipsia 1851-60) dallo scolaro e apologeta F. Hoffmann con l'aiuto di J. Hamberger, E.A. von Schaden, C. Schlüter, A. Lutterbeck e von Osten-Sacken: il vol. XV contiene la biografia e l'epistolario.
Bibl.: Degli scritti sul B. anteriori al 1923 un copioso elenco è in F. Üerweg, Grundriss d. Geschichte d. Philosophie, IV, 12ª ed., Berlino 1923, p. 677. Tra questi, il più importante è quello di J. Claassen, F. v. Baadesr Leben und theosophische Werke, ecc., voll. 2, Stoccarda 1886-87. Tra i più recenti, v.: F. Werle, Der Mystiker F. v. Baader, Lipsia 1924; J. Jost, Bibliogr. der Schriften Baaders, Bonn 1926; F. Lieb, F. v. Baaders Jugendgeschichte, Monaco 1926; D. Baumgardt, F. v. B. und die philosophische Romantik, Halle 1927.