DINGELSTEDT, Franz von
Poeta lirico, romanziere, drammaturgo, direttore di teatro, nato in Halsdorf (Oberhessen) il 30 giugno 1814, morto a Vienna il 15 maggio 1881. Compiuti gli studî di filosofia e teologia nell'università di Marburg, insegnò nel liceo di Kassel e poi in quello di Fulda. Dal 1841 fu redattore dell'Allgemeine Zeitung e, per incarico di questo giornale, si recò a Parigi, a Londra, nel Belgio, in Olanda e a Vienna. Mentre si accingeva a un viaggio in Oriente, fu nominato dal re del Württemberg consigliere aulico e bibliotecario e poi assunto come drammaturgo del teatro di Stoccarda. Ebbe in seguito la direzione del Teatro nazionale di Monaco (1851-57), che fu costretto ad abbandonare dopo una larga e aspra lotta sostenuta contro gli ultramontani; passò quindi a dirigere il teatro ducale di Weimar (1857-1867), dove organizzò con grande successo un ciclo di rappresentazioni dei drammi schilleriani e di quelli storici dello Shakespeare, e, infine, l'Hofoperntheater e l'Hofburgtheater di Vienna (1867-1881), attirando sempre, con sagace abilità, i migliori artisti tedeschi.
La sua prima raccolta di liriche: Lieder eines kosmopolitischen Nachtwächters (1842), canti vivacissimi ed esuberanti, inspirati da una fiera e veemente opposizione a ogni forma di dispotismo e spesso ricordati accanto agli Unpolitische Lieder di Hoffmann von Fallersleben, lo pose di colpo fra i più noti poeti politici. Seguirono i Gedichte (1845) pieni di fresca naturalezza, anche nei frequenti spunti epigrammatici, mentre la successiva raccolta di nuove liriche, Nacht und Morgen (1851), che pur contiene salaci epigrammi sul Parlamento di Francoforte, è meno aggressiva e rivela già la depressione spirituale dell'epoca. Fra le sue opere in prosa, dopo il romanzo giovanile Unter der Erde, ricco d'impeti generosi, le Sieben friedliche Erzählungen, il Wanderbuch e il Novellenbuch, ebbe grande successo il romanzo sociale Die Amazone (1868), pittura seducente e piccante della vita mondana del tempo. Immediato e non minore favore popolare aveva avuto la tragedia Das Haus der Barneweldt (1850), e anche oggi si leggono con interesse i brillanti Münchener Bilderbogen (1879), nei quali lo scrittore narra gli anni della sua vita monacense.
Sebbene da quasi tutti gli storici della letteratura ricordato accanto ai lirici politici, suoi contemporanei, Hoffmann von Fallersleben, Herwegh, Kinkel e Freiligrath, i cosiddetti Tendenzdichter fulminati dall'ironia heiniana, il D. va, sotto molti aspetti, distinto da essi. Senza dubbio nelle liriche come in alcune sue prose sono frequenti l'invettiva, l'ironia e lo scherno spesso mordaci che egli aveva appreso da Heine, ma tale atteggiamento nasce piuttosto da una disperata amarezza dinanzi al decadere dello spirito nazionale che da profonda convinzione politica. Sostanzialmente il D., più che un rivoluzionario, fu e rimase un aristocratico, spirito fine, di eccellente gusto artistico, letterato colto e poeta più levigato che originale. In gran parte esatto può considerarsi il giudizio che su lui, ancora giovanissimo, formulò Enrico Heine: "persona assai amabile, bel talento, molto avvenire, ma nella prosa". Notevole egli fu soprattutto nell'appassionata azione personale che per tanti anni esercitò, come régisseur, sul teatro del suo tempo.
Opere: F. v. D., Sämmtliche Werke, 1ª ediz., 1877, voll. 12; Blätter aus seinem Nachlass, edite da J. Rodenberg, Berlino 1891, voll. 2.
Bibl.: J. Rodenberg, Heimaterinnerungen an F. D., Berlino 1882; P. Lindau, Laube und Dingelstedt als Regisseure, in Nord und Süd, 1908; R. Lothar, Das Wiener Burgtheater, 1900; A. Bartels, Chronik des weimarischen Hoftheaters, Weimar 1908; cfr. inoltre: F. Dingelstedt e J. Hartmann, Eine Jugendfreundschaft in Briefen, edita da Werner Deetjen, Lipsia 1922; K. Glossy, Aus der Briefmappe eines Burghteaterdirektors, Vienna 1925.