CATEL, Franz (Franz Ludwig; nei documenti romani, spesso, Francesco Catelli)
Nacque a Berlino il 22 febbr. 1778 da Friedrich (di famiglia originaria di Sedan) e Elisabeth Wilhelmine Rousset, ugonotti. Da ragazzo, con il fratello Ludwig Friedrich, che diventò architetto, aiutava il padre fabbricando oggetti nel suo negozio di chincaglierie e giocattoli a Berlino.
L'incisore D. Chodowiecki, nominato direttore della Akademie der Künste di Berlino nel 1797, convinse i due fratelli a iscriversi all'Accademia stessa. Ma il C., fin dagli anni di studi, prese a viaggiare spesso, e iniziò quell'attività di illustratore che avrebbe continuato a praticare anche in seguito, ma soprattutto nel periodo tedesco. Nel 1797 fece un viaggio con l'architetto Friedrich Gilly e il pittore decoratore Carl Gropius fino in Francia. Si fermò a Parigi dove risulta iscritto all'Accademia il 21 sett. 1798 (mallevadore J.-A. Houdon). Questo primo soggiorno parigino (sul quale, anche per le fonti, vedi Becker, 1971) fu più lungo di quanto non abbiano ritenuto la maggior parte dei biografi, dal momento che egli frequentò l'Accademia negli anni 1798, 1799 e 1800. Trasse cinque disegni da pitture confiscate dai Francesi in Italia che, presenti all'esposizione artistica di Berlino nel 1800, furono incisi, per il Taschenbuch für 1801, pubblicato da H. F. Vieweg a Braunschweig (Journal des Luxus und der Moden, 1800). Un disegno del C. rappresentante Iride che accompagna Priamo a riscattare il corpo di Ettore fu spedito a Goethe da W. von Humboldt, su richiesta dello stesso C., che, come si legge nella lettera di Humboldt, datata 18-26 ag. 1799, sperava "di cancellare con esso il giudizio sfavorevole che possono aver suscitato... i rami per Hermann und Dorothea" (Goethes Briefwechsel...,1876, p. 130), il poema di Goethe uscito in quell'anno presso l'editore Vieweg, a Braunschweig, con illustrazioni del C. (Hagen, 1971, pp. 146-149; Grote, 1948. p. 65).
I disegni originali per le dieci illustrazioni di Hermann und Dorothea fanno parte della fondazione Anton und Katharina Kippenberg (Düsseldorf, Goethe-Museum), che del C. conserva anche, tra l'altro, sei disegni per le illustrazioni del Wilhelm Meister, pubblicati nel Taschenbuch für1799, sempre presso Vieweg, ma a Berlino (per altre pubblicazioni di editori tedeschi illustrate dal C., vedi Lanckorońska-Oehler, 1934; in particolare, per almanacchi, calendari e Taschenbücher, Lanckorońska-Rümann, 1954).
Goethe rispose a Humboldt il 28 ott. 1799 con parole di elogio per il C., che egli considerava "un bel talento",anche se "è evidente che vive nella distrazione del mondo"; e il giudizio sembra preconizzare l'avvenire del C. come pittore alla moda, cultore delle relazioni sociali. L'acquerello era la tecnica pittorica praticata quasi esclusivamente in quegli anni dal Catel. Egli era, inoltre, impegnato a Berlino in un'impresa artistico-commerciale, una fabbrica, fondata con il fratello intorno al 1800, di marmo artificiale per mosaici, utilizzabile per decorazioni di mobili, oggetti di arredo, suppellettili varie fabbricate in serie. I modelli erano forniti dallo scultore Gottfried Schadow, amico del Catel. Il 2 marzo 1801 la fabbrica fu visitata dai sovrani di Prussia accompagnati dal granduca Carlo Augusto di Sassonia Weimar, il quale subito dopo incaricò i due fratelli di intervenire nei lavori di rifinitura e decorazione del castello di Weimar (Grote, 1948, p. 63). Secondo Geller (München 1961, p. 498) testimonianze di questo intervento sono ancora oggi ravvisabili nelle colonne del salone delle feste, in pilastri e in lavori di stucco in vari ambienti dell'edificio. Ludwig fu il primo a impegnarsi nel lavoro, anzi, secondo Becker (1971, p. 403 nota 683) era già attivo a Weimar nel 1799. Nel 1801 il C. sposò a Berlino Sophie Friederike Kolbe, figlia del ricamatore Christian Friedrich (morta nel 1810: Roma, Arch. stor. del Vicariato, Not. Gaudenzi, n. 93, 26 nov. 1814). Intanto continuava la sua attività nel campo della grafica illustrativa: su suoi disegni vennero incise le illustrazioni per i 6 volumi del Sämtliche Gedichte di J. H. Voss, pubblicati da F. Nicolovius (Königsberg 1802). Nel 1802 il C. presentò all'esposizione del "Kunstfreunde" di Weimar due acquerelli con "Schweizer Prospekte" e uno schizzo di paesaggio "d'invenzione gradevolmente poetica" (Goethe, 1803; cfr. Becker, 1971, p. 404 nota 684). Durante uno dei viaggi verso Weimar, il C. e il fratello, cui si era unito Schadow, visitarono il duomo di Naumburg (Grote, 1948). Il ricordo diretto di questa esperienza è nell'Almanachder Chroniken per l'anno 1804,che venne pubblicato da August von Kotzebue presso l'editore P. G. Kummer a Lipsia e illustrato dal C.: sulla copertina due incisioni in rame colorate riprendono per l'appunto, sia pure in una rievocazione molto approssimativa di sapore romantico, due delle grandi statue in stucco colorato dei Fondatori di Naumburg (per queste, come per le altre illustrazioni dell'almanacco e per la loro connessione con la disputa fra classici e romantici, vedi Grote, 1948).
Nel 1805-06 un altro lavoro nel campo dell'illustrazione e un incontro importante: i disegni per le Verzierungen aus demAltertum di E. F. Bussler (Berlin 1806 ss.), eseguiti insieme con l'architetto e pittore K. F. Schinkel, che gli sarebbe stato familiare in Italia, a Napoli, e anche a Roma, assiduo frequentatore della sua casa. Nel 1806, con un grande acquerello raffigurante L'uccisione del prevosto Nicola di Bernau a Berlino, il C. fu accolto (23 novembre) come membro ordinario dell'Accademia d'arte di Berlino. All'esposizione, oltre al Nicola di Bernau (Bonifazio, p. 14), figurava un altro acquerello del C. di grande formato rappresentante Martin Lutero che brucia labolla di scomunica. L'opera, perduta, fu riprodotta e diffusa in incisioni in rame (nel 1811 da J. J. Freidhoff: vedi Thieme-Becker) e in litografie, ma pochissimi sono gli esemplari rimasti. Si pensa che il C. stesso, una volta convertitosi al cattolicesimo, abbia fatto di tutto per impedirne la diffusione (Boetticher, 1948, p. 173; Geller, München 1961, p. 499).
Nel 1807 il C. ritornò a Parigi, con il fratello Ludwig, per un soggiorno che, durato quattro anni, fu molto proficuo per il completamento della sua formazione.
Quasi tutti i biografi ripetono che egli andò a Parigi per perfezionarsi nella pittura a olio e per studiare le opere raccolte nel Musée Napoléon. Ma alcuni parlano anche di contatti a Berlino con Vivant Denon, il quale avrebbe probabilmente contribuito alla proposta fatta dai Francesi ai fratelli Catel di trasferire a Parigi la loro fabbrica. E d'altra parte il Morgenblatt fürgebildete Stände il 5 sett. 1807 annotava esplicitamente: "Il governatore di Berlino, generale Clarke, lo ha ingaggiato per la Francia con uno stipendio di 4000 lire e del tutto spesato. È già partito da Berlino ed è andato nella dimora di campagna del generale Clarke, la decorazione della quale sarà il suo prossimo lavoro". E aggiunge: "La perdita di tali uomini deve essere, per il prussiano amante della patria, ancora più dolorosa del trafugamento di opere d'arte morte" (Becker, 1971, pp. 414 s. nota 1015): segno del riconoscimento oramai ottenuto dal C. in Prussia a quel tempo.
Il lavoro nella casa di campagna del generale Clarke (divenuto ministro della Guerra) a Neuwiller (Alsazia) può essere messo in relazione con l'ipotesi del Becker secondo la quale il C., come altri pittori tedeschi presenti a Parigi in quegli anni, vi si era recato soprattutto per studiare la decorazione degli ambienti per la quale in Germania vi era molta richiesta. Due cartoni, esposti a Parigi, suscitarono l'ammirazione di tutti gli artisti francesi e perfino l'entusiasmo ("ganz entzückt") di David (London und Paris, 1808, dove sono descritti anche i soggetti scelti dal generale stesso: cfr. Becker, 1971, p. 415 nota 1016).
A Parigi il C. frequentava i romantici: tra gli altri, i fratelli F. e H. Olivier di Dessau, il poeta danese A. C. Oehlenschlaeger (nel suo album di ricordi, conservato nel Museo di Frederiksborg è contenuto un disegno del Catel).
Alla fine del 1811 il C. si trasferì a Roma (il fratello si trovava in Italia dall'estate dello stesso anno), attratto probabilmente da motivi non lontani da quelli di molti neoclassici. Ma il primo gruppo di artisti con cui entrò in contatto fu quello dei "fratelli di S. Luca": pur non condividendone il domicilio nel convento di S. Isidoro (abitava, nel 1813-14, in via Sistina, 79), ebbe con loro rapporti di amicizia e di lavoro, con loro si esercitava nel refettorio, impartendo loro consigli tecnici e insegnamenti di prospettiva (come risulta dal diario di Overbeck: Becker, 1971, p.148 nota 539). L'impostazione ideale romantica, polemicamente anticlassica, della riforma dell'arte tedesca propugnata dai nazareni doveva trovare nel C. un consenso niente più che generico tanto che mai egli si identificò con il gruppo, neanche quando nel 1816 intervenne nell'impresa collettiva di casa Bartholdy. E d'altra parte erano anche molti altri, e di segno opposto, gli incontri che egli poté fare in quei primi anni romani: valga per tutti il nome di Thorvaldsen, e fra i tedeschi, quello del paesaggista J. A. Koch. Quest'ultimo, peraltro, recatosi a Vienna nel 1812, tornò a Roma nel 1815, quando il C "aveva già elaborato un genere di paesaggio di immediata naturalezza (e anche di più facile lettura), ben diverso dal paesaggio "eroico",sostanzialmente classicista di Koch. Più tardi, il pittore austriaco, invidioso della fortuna del C., si esprimeva nei suoi confronti con sarcasmo: "il famoso Catel non si raddrizzerà mai dal suo eterno inchino" (lettera a J. Sutter a Vierma, datata Roma, 6 maggio 1830: O. R. von Lutterotti, J. A. Koch..., Berlin 1940, p. 192).
È comunque sintomatica l'oscillazione classico-romantica presente nelle opere del C. databili al 1812: L'età dell'oro (Copenaghen, Museo Thorvaldsen; da un disegno di A. J. Carstens), dove però le figure, pesantemente neoclassiche, sono di J. J. Rubby; Ludwig Catel con la moglie in una loggia a Roma (Berlino, Concistoro Evangelista Berlino Brandeburgo).
Al 1812 risale il primo viaggio del C. nell'Italia meridionale che doveva diventare per lui, negli anni avvenire, meta favorita e fonte d'elezione, oltre a Roma e alla sua campagna, per la sua tematica di paesaggio e di costume. Accompagnò l'archeologo francese A.-L. Millin a Pompei e in Sicilia: nell'opera di Millin, Descriptions des tombeaux qui ont été découverts à Pompei dans l'année 1812, Naples 1813,le tavole II e III sono incise da F. Kaiser su disegni del C; ma l'autore scrive (pp. 5 s.) che il C. ha disegnato numerose altre vedute. Iniziò allora una produzione di vedute italiane e di quadri in genere che, venduti facilmente ai viaggiatori nordeuropei, gli dettero notorietà e una certa agiatezza.
Dopo aver abiurato la fede calvinista il 24 nov. 1814 (Roma, Arch. stor. del Vicariato, Not. Gaudenzi, n. 93, 26 nov. 1814) il C. sposò, nella parrocchia di S. Lorenzo in Lucina, la figlia del letterato Michelangelo Prunetti, Margherita (Ibid. S. Lorenzo in Lucina, Matrimoni, XV, f. 39). Il C. e la moglie abitarono all'inizio in casa del Prunetti, in via del Corso, 151, ma dal 1818 si stabilirono definitivamente nella casa acquistata in piazza di Spagna, 9 (Ibid., Ibid., Stato d'Anime).
Per la sala di casa Bartholdy (palazzo Zuccari), affrescata dai nazareni (1816-1818), il C. eseguì due sovrapporte: una tela con Le prigioni di Giuseppe (perduta) e un affresco con Le piramidid'Egitto (acquistato, nel 1927, dal Pio Istituto Catel a Roma). A testimonianza dell'amicizia che legò il C. al console generale prussiano J. L. S. Bartholdy c'è nel Pio Istituto Catel a Roma un disegno eseguito da quest'ultimo con un Ritratto di uomo a mezzo busto (non identificabile) firmato e con lunga dedica all'artista.
La ricerca del C., in quegli anni, era volta di preferenza agli effetti di luce solare; è frequente nelle sue opere il ricorso a un accorgimento compositivo, già usato in precedenza, e che diviene quasi paradigmatico: inquadrare la veduta entro motivi naturali o architettonici (alberi, pergolati, archi, finestre) che limitano un primo piano in oscurità in modo da creare un effetto di controluce, dal quale viene esaltata la luminosità del paesaggio. Così nel Giardino di Federico IV di Sassonia-Gotha-Altenburg aRoma (Gotha, Schlossmuseum), firmato e datato sul retro 1818, esposto alla mostra di Parigi nel 1976 (catalogo, p. 23). Pure datate 1818 e firmate sono tre incisioni (dedicate a Elisabeth Hervey duchessa di Devonshire), che presentano lo stesso schema di veduta, conservate a Roma nel Pio Istituto Catel: Veduta dellefontane nella piazza della basilica di S. Pietro in Vaticano, presa di sotto al colonnato al lume di luna; Veduta dalla città di Amalfi (nello stesso Istituto sono conservati un piccolo disegno delle due donne inginocchiate a destra e uno di una sola: Bonifazio, pp. 204 s.); Grotta vicino a Majori (anticipa l'impostazione di una tela dell'Istituto Catel che sembrerebbe potersi mettere in relazione con un disegno di G. Gigante, Grotta a Capo Miseno, del 1824, e suggerire quindi rapporti con la scuola di Posillipo). Nell'estate del 1818 il C. si recò di nuovo in Sicilia: probabilmente va riferito a questo viaggio il dipinto Il teatro greco di Taormina (Monaco, Bayerische Staatsgemäldesammlungen, Schack-Galerie); una Vue de la baie de Termini, disegnata "d'après nature" dal C., farà parte del corredo illustrativo del Voyage pittoresque en Sicile di de La Salle (II, Paris 1826).
La clientela del C. era di altissimo livello sociale: lord Bristol, lady Acton, il generale austriaco F. Koller, il pittore Thomas Lawrence. Un ritratto di papa Pio VII dipinto dal vero, poco dopo l'anno 1821 (Geller, München 1961, p. 499 nota 31, perduto, è stato litografato da Maximilian Frank. Ancora per la duchessa di Devonshire il C. partecipò, assieme ad altri artisti, all'illustrazione dell'Eneide nella traduzione di A. Caro, fatta stampare dalla duchessa nella tipografia romana De Romanis (I, 1819; II, 1820). I suoi disegni si trovano, tranne uno (Ardea), nel primo volume e furono molto lodati dalla stampa contemporanea (Giornale arcadico, IV [1819], pp. 382-385; Kunst-Blatt, II [1824], 31, p. 124).
II C. conduceva una vita molto brillante, frequentava l'ambiente più qualificato di artisti, intellettuali, mecenati, era ricercatissimo nelle feste ed egli stesso offriva ricevimenti rimasti famosi. Luoghi di ritrovo erano, oltre al caffè Greco e alcune osterie, dove spesso gli artisti si incontravano con Luigi di Baviera, l'abitazione del diplomatico F. W. von Rede a villa Malta, dove la regolare presenza del C. è testimoniata da diari e lettere di viaggiatori tedeschi (Noack, 1912; Jorns, 1964), e il pal. Caffarelli: qui, nel 1819, in occasione della visita dell'imperatore Francesco I, fu organizzata la prima mostra di artisti tedeschi a Roma al cui allestimento il C. prese parte attiva. Espose, oltre a una "veduta da una finestra vicino Posillipo" (dipinta per il generale Koller), due opere di soggetto "storico" decisamente romantico: il vecchio acquerello L'assassinio di Nicola di Bernau e Rodolfo d'Asburgo che offre il suo cavallo al sacerdote, ispirato alla ballata di Schiller Der Graf von Habsburg (esposto anche all'Accademia di Berlino nel 1822).
Nel 1820-21, il C. incontrò il pittore di paesaggi norvegese J. C. Dahl, con il quale dipinse studi all'aria aperta nel golfo di Napoli (G. J. Kern, K. Blechen, Berlin 1911, p. 73) e dal quale ricevette una lezione positiva, in certo senso liberatoria nei confronti degli schematismi e dell'ambiguità tra "classico" e "romantico" dei suoi paesaggi precedenti. Il Golfo di Napoli con il Vesuvio visti da Quisisana (Copenaghen, Statens Museum for Kunst), esemplare per questo nuovo modo di vedere il paesaggio, felicemente pittorico e allo stesso tempo semplificato, trova un diretto riscontro in un paesaggio di Dahl dell'agosto 1820, dalla composizione identica, ma visto da una posizione leggermente spostata a destra (Bergen, Billedgalleri: tav. XIII in Il paesaggio napoletano nella pitt. straniera [catal.], Napoli 1962), ed è perciò databile allo stesso periodo. Vicino a questo nel tempo è certamente il Paesaggio al tramonto del sole (Copenaghen, Museo Thorvaldsen), che Bonifazio (p. 138) ritiene anticipatore della scuola di Posillipo, come anche due quadri pendants del 1822, conservati alla Nationalgalerie degli Staatliche Museen a Berlino-Dahlem: Calesse napoletano con monaco e monaca (del quale esiste uno studio a matita e seppia nel Pio Istituto Catel a Roma) e Golfo di Napoli con fruttivendolo. Un altro dipinto che fa pensare a un lavoro all'aria aperta, condotto fianco a fianco con Dahl, è Un pescatore di Napoli e la sua famiglia (Copenaghen, Museo Thorvaldsen), analogo a Una grotta vicino Napoli di Dahl (Natjonalgalleriet, J. C. Dahl, Oslo 1957, p. 18).
Nel dic. 1822, in occasione dell'arrivo a Roma del re di Prussia, Federico Guglielmo III, ci fu un'altra mostra di artisti tedeschi a Roma alla quale il C "partecipò con quadri di paesaggio e di genere (Kunst-Blatt, IV [1823], 18, p. 72). Nel maggio 1823 partecipò alla seconda mostra di arte e industria a Karlsruhe (ibid., 48, p. 189; 69, p. 275).
La casa del C. a piazza di Spagna era, si può dire, una tappa d'obbligo per quasi tutti gli artisti e molti intellettuali che, più o meno a lungo, soggiornarono a Roma in quegli anni. Una vivace testimonianza della vita del "Deutsch-Römer" nonché dell'amicizia duratura che legò il C. a Luigi di Baviera è in un suo dipinto, firmato e datato 29 febbr. 1824, raffigurante Il principe ereditario Luigi di Baviera all'osteria spagnola di Ripa Grande (Monaco, Neue Pinakothek), attorniato da artisti fra i quali Thorvaldsen, Schnorr e il C. stesso (ill. in Andrews, 1964, p. 108, tav. 34 a). Assidui frequentatori della casa del C. erano, fra gli altri, il pittore K. Begas e F. Schinkel con i quali, oltre che con H. Hess, egli si ritrovò in un nuovo soggiorno a Napoli nel 1824, durante il quale andarono a visitare anche Paestum e Salerno. Schinkel, in particolare, divenne grande amico del C., che lo ritrasse in uno dei suoi più noti e più felici dipinti, Schinkel a Napoli, datato 1824 (Berlino-Dahlem, Staatliche Museen, Nationalgalerie; esposto alla mostra del neoclassicismo a Londra nel 1972, p. 30 del catal., e a quella della pittura romantica tedesca a Parigi nel 1976, p. 24 del catal.).
Il quadro , fu eseguito in due tempi, secondo la testimonianza dello stesso Schinkel (Briefe, Tagebücher, Gedanken, a cura di H. Mackowsky, Berlin 1922, pp. 150, 152); a Napoli fu dipinta la stanza con la finestra aperta sul paesaggio che, visto in controluce secondo il procedimento compositivo amato dal C., viene ad avere una parte preponderante, sia idealmente sia quantitativamente, nell'economia del dipinto; a Roma fu aggiunto il personaggio, forse in un primo momento neppure previsto. La composizione sobria, di un rigore e di un'essenzialità senza cedimenti, dà all'opera un'intonazione classica sottolineata dagli oggetti di scavo collocati sulla sinistra dell'ambiente, riprodotti con tanta esattezza che è possibile riconoscerne inequivocabilmente due, appartenenti alla collezione del Bartholdy, e con essa pervenuti ai Musei Reali di Berlino appena tre anni dopo l'esecuzione del dipinto (per tutta la questione, interessante anche per gli orientamenti culturali che accomunavano il Bartholdy e molti degli artisti tedeschi che soggiornarono in quegli anni a Napoli e a Roma, vedi Greifenhagen, 1963; vedi inoltre, per il quadro, J. A. Schmoll gen. Eisenwert, Fensterbilder - Motivketten in der europäischen Malerei, in Beiträge zur Motivkunde der19. Jahrhunderts, München 1970, pp. 94 s.).
Il C. fu presente all'esposizione nel palazzo di Brera a Milano nell'autunno 1824, nel 1826 all'esposizione d'arte di Berlino (Kunst-Blatt, VIII[1827], 37,p. 146) e a quella napoletana (Catal. delle opere di belle arti esposte nel pal. del Museo Real Borbonico, Napoli 1826): a quest'ultima partecipava G. Gigante, presente per la prima volta a una manifestazione pubblica. Tra il C. e Gigante, più che influssi reciproci ci furono rapporti d'amicizia tanto che in un album di proprietà del C. (Roma, Pio Istituto Catel: C. Mezzana, Un album di disegni inediti dell'800, in Capitolium, XXXI [1956], pp. 82-86), contenente novantasette disegni di amici artisti, vi sono quattro acquerelli di Gigante, firmati; si sa inoltre (Ortolani, 1970, p. 200) che Gigante possedeva un quadro del Catel. Il 1826 è anche l'anno di alcuni riconoscimenti ufficiali: il 14 maggio la proposta di insegnare disegno all'Accademia di Berlino e il 14 ottobre la nomina a socio dell'Accademia di belle arti di Anversa (Roma, Pio Istituto Catel, lett. B., pos. 8, fasc. I: elenco dei meriti artistici che avrebbe dovuto essere scolpito sulla tomba dell'artista, maggio 1857).
Una commissione di gusto prettamente romantico fu data al C. dalla contessa di Kielmansegge, venuta a Roma da Dresda col ricordo ancora fresco, perciò, della pittura di C. D. Friedrich e di C. G. Carus: gli ordinò una serie di quadri su "diversi fenomeni atmosferici in relazione a diversi stati d'animo" (Geller, München 1961, p. 499). Si conservano quattro di questi quadri, due dei quali al museo Spreewald di Lübbenau: Tramonto del sole ad Albano, che sembra molto vicino nel taglio compositivo al Monaco in riva al mare di Friedrich (Berlino-Charlottenburg), e Paesaggio lunare con due monaci, del 1827 (il motivo dei monaci, degli eremiti, dei chiostri era molto caro alla pittura romantica: vedi Becker, 1971, p. 111).
Il 28 genn. 1829 fu pubblicato un manifesto, firmato dal C. assieme a K. Blechen, Thorvaldsen, Wagner, Koch e molti altri, per la creazione di un centro d'arte allo scopo di organizzare mostre (Noack, 1927, p. 502), che fu l'embrione della "Società degli amatori e cultori delle belle arti", fondata il 24 novembre successivo.
L'eccezionale successo ottenuto dal C. gli consentì di mettere insieme un notevolissimo patrimonio: oltre all'appartamento di piazza di Spagna, ne possedeva uno più piccolo in Trastevere (attuale sede del Pio Istituto Catel), aveva inoltre una tenuta presso Macerata, acquistata nel 1830, e una vigna nella campagna romana, a Tor di Quinto, presso ponte Molle. La tenuta presso Macerata è raffigurata in Scena di mietitura e in Scena di aratura, e la vigna di ponte Molle in Colazione di mietitori sulla riva del Tevere:tutti e tre i quadri sono conservati a Roma nel Pio Istituto Castel.
È del 1830 la sua collaborazione, assieme ad altri artisti, tra i quali G. Gigante, all'illustrazione del Viaggio pittoresco nel Regno delle Due Sicilie di R. Liberatore, pubblicato a Napoli nel 1834, ed è databile attorno a quell'anno uno dei pochi ritratti eseguiti dal C., quello della celebre modella Vittoria Caldoni (Roma, Pio Istituto Catel). Il dipinto risente di una ripresa di aspirazioni neoclassiche, avvertibile anche nei paesaggi e quadri di genere dei primi anni Trenta,nei quali questi motivi si giustappongono artificiosamente e forzatamente a quelli cari al C. della veduta naturalistica. Così nei dipinti presentati alla grande esposizione d'arte dell'Accademia di Berlino nel dicembre 1834 (Kunst-Blatt, XVI[1835], 5, pp. 17-19; 39, pp. 161-162): si conservano, nelle Nationalgalerie degli Staatliche Museen a Berlino-Dahlem, Via Appia, firmato e datato 1833 (catal., 1968, p. 4), di cui esiste uno studio, firmato, nella Kunsthalle di Brema (tav. 17 nel catal. della mostra Sehnsucht nach Italien a Colonia, 1972) e Vigna romana, databile attorno allo stesso anno.
Nel 1826 il C., assieme a Chr. Reinhart, ai fratelli Riepenhausen, Koch, J. M. von Rohden, Thorvaldsen e Ph. Veit, era intervenuto sull'Allgemeine Zeitung nella polemica, che si trascinava da tempo, con i giornalisti del Kunst-Blatt, accusati di parlare d'arte con incompetenza e superficialità (Noack, 1927, p. 504). Il suo scritto fu poi stampato nel 1833 a Dessau unitamente ad altri due, rispettivamente di Reinhart e di F. R. Meyer: Drei Schreiben aus Rom gegen Kunstschreiberei in Deutschland.
Su commissione del principe Enrico di Prussia, conosciuto a Roma attraverso Luigi di Baviera, il C. eseguì una grande pala d'altare, terminata nel 1834, con la Resurrezione di Cristo, donata dal principe alla chiesa evangelica (Luisenkirche) di Charlottenburg; la pala, per la quale Schinkel fece la cornice, andò distrutta nel 1944 (una descrizione particolareggiata è in Deutsches Kunstblatt, VIII[1857], p. 281). Nel 1836 il C. partecipò alla mostra della Società degli amatori e cultori delle belle arti a Roma. Il 27 dicembre dello stesso anno gli artisti tedeschi residenti a Roma festeggiarono il venticinquesimo anniversario della sua presenza in questa città (Kunsst-Blatt, XVIII [1837], 26, p. 104; Noack, 1927, p. 496). All'esposizione del Kunstverein del 1837, sempre a Roma (Kunst-Blatt, XVIII [1837], 38, p. 152; 58, p. 238), il C. presentò tra l'altro la Scena finale del "René" di Chateaubriand (Copenaghen, Museo Thorvaldsen), un romantico notturno: un bello studio a carboncino e gessetto bianco è conservato a Roma, nel Pio Istituto Catel.
Ormai la vena più felice della pittura del C. si andava inaridendo, anche a causa della frenetica attività cui l'artista si costringeva per far fronte alla sempre crescente richiesta di suoi quadri. I motivi si ripetevano; spesso era il committente stesso a volere, magari per ambizione di prestigio, la replica di un quadro che sapeva posseduto da un altro personaggio: e ciò non poteva non compromettere la freschezza dell'opera. Anche gli impegni per le esposizioni europee si accavallavano uno sull'altro: aprile 1837, a Roma, a porta del Popolo; giugno-luglio dello stesso anno a Poznań (Kunst-Blatt, XVIII [1837], 70, p. 292); 1838, a Parigi, assieme ad altri paesaggisti tedeschi (A. Achenbach, H. Funk, J. W. Schirmer: Becker, 1971) p. 103), l'esposizione del Rheinischer Kunstverein a Mannheinn, Magonza, Darmstadt (Kunst-Blatt, XIX [1838],76, p. 311); gennaio 1839, a Roma, esposizione in onore del principe ereditario russo (il futuro Alessandro II) negli studi di D. W. Lindau, Elsasser, C. Reinhart e C. (ibid., XX[1839], 17, p. 67; 21, p. 94; il principe ordinò dei quadri al C. che li terminò nel 1841: ibid.,XXII [1841] 73, p. 307); febbraio 1839,settima mostra d'arte a Hannover (ibid.,XX [1839], 33, p. 131); aprile 1839, esposizione della Società amatori e cultori di belle arti a porta del Popolo (ibid., 49, p. 196).
Nel 1840 fu pubblicata a Lipsia l'opera C. Frommel's pittoreskes Italien...,illustrata da incisioni su disegni di vari artisti tra cui il Catel. Nello stesso anno fece un lungo viaggio per l'Europa che lo portò in Francia, Inghilterra, Olanda e Germania (ibid.,XXI [1840], 50, p. 215; 67, p. 284), dove ricevette dal re di Prussia, il 17 gennaio, il titolo di professore (ibid.,XXII [1841], 16, p. 63).
All'esposizione berlinese del 1842 il C. presentò alcuni paesaggi tra cui quello che, conservato nel Museo Thorvaldsen di Copenaghen, reca il titolo Grotta nella villa di Mecenate a Tivoli, ma che invece, come osserva Bonifazio (p. 167), rappresenta la fontana dell'Ovato nella villa d'Este di Tivoli.
Ormai vecchio, il C. mantenne tuttavia una vitalità eccezionale che gli consentiva di proseguire, sempre con lo stesso ritmo, le attività predilette: la pittura, i viaggi, l'organizzazione e promozione della vita artistica, l'ospitalità e il sostegno materiale e morale agli artisti. Fino al 1845 amministrò la cassa dei sussidi agli artisti tedeschi, alla quale lasciò in legato tutti i suoi quadri, studi e disegni non venduti (Roma, Pio Istituto Catel, lett. A, pos. 2, fasc. I: codicillo al testamento del 16 giugno 1848). Fu tra i fondatori, nel 1845, del "Künstler-Verein in Rom" e ne fu presidente nel 1852-53. Nel 1855 si recò di nuovo in Germania.
Morì a Roma il 19 dic. 1856 e fu sepolto in S. Maria del Popolo (Roma, Arch. stor. del Vicariato, S. Maria del Popolo, Morti, XVII, f 15), dove la moglie gli fece erigere un monumento sepolcrale con un busto di marmo eseguito dal suo amico J. Troschel (lettera di Troschel nel Pio Istituto Catel, lett. B, pos. 8, fasc. I) e con una iscrizione che però reca la data di morte sbagliata (riportata integralmente in Bonifazio, pp. 100 s.).
Le sue fattezze si ritrovano anche in un disegno di C. Vogel von Vogelstein nel Kupferstichkabinett di Dresda, in un vivace Autoritratto in età avanzata (firmato), in un rilievo in cera dei Coniugi Catel di Francesco Bianchi e in un ritratto di Catel con lamoglie, tutti e tre nel Pio Istituto Catel: quest'ultimo, presentato da Geller (Roma 1961, p. 31; ill. in controcopertina) come Autoritratto, è invece opera di Karl Brüloff, terminata da un altro ignoto pittore (testamento della moglie del C., nel Pio Istituto Catel, in Bonifazio, p. 17). Vi sono inoltre quadri di gruppo come il citato Luigi di Baviera dello stesso C. o l'acquerello di Ludwig Passini Gli artisti tedeschi al caffè Greco (1855 circa: Amburgo, Kunsthalle).
Non si può dire che il C. sia stato una grande personalità artistica, anche se la sua attività di dignitoso e garbato illustratore gli garantisce una posizione non trascurabile specialmente nella cultura tedesca a cavallo dei due secoli, e gli va comunque riconosciuto, nell'ambiente artistico romano della prima metà dell'Ottocento, un ruolo di "personaggio". I suoi paesaggi, i suoi quadri di genere sono certo ricchi di spunti di novità, di intuizioni precorritrici che però non sono da lui portate, se non di rado, alle estreme e logiche conseguenze; doveva toccare ad altri giungere a questi risultati, altri che, però, possono avere trovato in lui qualche stimolo. Di fatto egli non fu mai un maestro e forse non ne aveva la statura. Vissuto agli inizi nel vivo della polemica tra neoclassici e romantici, le sue preferenze sembrano orientate in senso romantico, e tuttavia fino all'ultimo ricorrono nella sua opera rigurgiti di classicismo: segno che una carenza di rigore intellettuale impedì al pittore di fare una scelta pienamente consapevole o una ricerca formale sistematica che si fondassero su un minimo d'impostazione teorica.
D'altra parte, quella "Zerstreuung derWelt" che Goethe lamentava nel C. giovane fu sì il suo limite ma anche la condizione psicologica che lo portò a vivere un'intensa vita di relazioni umane e sociali: con i ricchi e i potenti, certo, nei quali avvistava prontamente possibili clienti, ma anche con gli artisti in difficoltà, ai quali non fece mai mancare il suo sostegno, e con l'ambiente artistico in generale continuamente stimolato dalla sua attività promozionale.
Alla sua morte lasciò metà delle sue sostanze a una fondazione, il Pio Istituto Catel (ancora funzionante, in viale Trastevere, 85, a Roma), avente lo scopo di sostenere tedeschi bisognosi e artisti italiani; tra i tedeschi erano "eccettuati gli artisti esistendo già per questi una cassa di soccorso la quale ho considerato fra i miei legati" (Roma, Pio Istituto Catel, lett. A, pos. 2,fasc. I, testamento del C.,16 maggio 1848).L'altra metà del patrimonio andò alla moglie Margherita Prunetti (morta il 28 febbr. 1874),che l'assegnò a sua volta in testamento al Pio Istituto Catel. Nell'Istituto, oltre a una ricca documentazione che data naturalmente dall'arrivo a Roma del C., si conservano molte opere di lui (tutte elencate in Bonifazio) e di altri artisti.
Fonti e Bibl.: Oltre ai docum. citati all'interno della voce, vedi Roma, Arch. stor. del Vicariato, S. Andrea delle Fratte, Stato d'anime, 175 (1811-1814); Ibid., S. Lorenzo in Lucina, Stato d'anime, 171 (1815), f 43; 174 (1818), f. 41v; Ibid., S. Maria del Popolo, Stato d'anime, 98a (1823-1840). Il materiale conservato nel Pio Istituto Catel di Roma è stato utilizzato da Bonifazio (1976), che ha inoltre meticolosamente esplorato, per il periodo romano, la stampa contemporanea (Mem. enciclop. sulle antichità e belle arti di Roma, Mem. romane di antichità e belle arti, e soprattutto, Kunstblatt).Necrologi, in Deutsches Kunstblatt, VIII (1857), p. 28 (vedi anche pp. 113, 281); Revue de l'art chrétien, I (1857), p. 94; Allgemeine Zeitung, 1857, n. 2. Vedi, inoltre, Goethes Briefwechsel mit den Gebrüdern von Humboldt…,Leipzig 1876, ad Indicem (lettere del 1799); Erklärung einiger Kupferstiche im Braunschweigischen Taschenkalender, in Journal des Luxus und der Moden (Weimar), dicembre 1800, pp. 657-661; J. W. Goethe, Weimarische Kunstausstellung vom Jahre 1802…, in Allgemeine Literatur-Zeitung (Jena-Leipzig), gennaio-marzo 1803, p. VI; Morgenblattfür gebildete Stände, 5 sett. 1807, p. 852; Paris. 1... Neueste Compositionen von C. ...,in London und Paris (Rudolfstadt), XXI (1808), pp. 142 s.; G. K. Nagler, Neues allgem. Künstlerlex., III, München 1835, pp. 435 s.; Necrologia. Margherita Prunetti ved. Catel, in Il Buonarroti, s. 2, IX (1874), pp. 139-145; Allgemeine deutsche Biogr., IV, Leipzig 1876, pp. 70 s.; F. von Boetticher, Malerwerke des 19. Jahrhunderts [1891-1901], Leipzig 1948, I, ad vocem;F. Noack, Deutsches Leben in Rom 1700 bis 1900, Stuttgart-Berlin 1907, ad Indicem (pp. 428 s.); Id., Das deutsche Rom, Rom 1912, ad Indicem; Id., Das Deutschtum in Romseit dem Ausgangdes Mittelalters, Stuttgart 1927, I, pp. 312, 362, 382, 409, 463, 483, 490, 496, 502, 504, 607, 625, 760; II, p. 122; Katalog der Sammlung Kippenberg, Leipzig 1928, ad Indicem;M. Lanckorońska-R. Oehler, Die Buchillustration des XVIII. Jahrh.s in Deutschland, Österreich und der Schweiz, III, s.l.1934, ad Indicem;L. Grote, Die Naumburger Stifterfiguren als Almanachschtnuck, in Zeitschrift für Kunstwissenschaft, II (1948), pp. 63-66; H. Geller, Die Bildnisse der deutschen Künstler in Rom..., Berlin 1952, pp. 45 s., 120, 149, tavv. 56, 57, 482; M. Lanckorońska-A. Rümann, Gesch. der deutschen Taschenbücher und Almanache aus der Klassisch-romantischen Zeit, München 1954, pp. 51-53, 65 s., 68, 118, 135; tavv. 35 s., 49 s., 95, 111; C. Busiri Vici, F.C. pittore e benefattore, in Atti della... Accad. naz.di S. Luca, III (1959), pp. 26-33; H. Geller, Artisti tedeschi a Roma... (1741-1887)..., Roma 1961, pp. 29-31 e passim; Id., Das "PioIstituto Catel" in Romund sein Stifter, in Miscellanea Bibliothecae Hertzianae..., München 1961, pp. 498-501; A. Greifenhagen, Nachklänge griechischerVasenfunde im Klassizismus, in Jahrbuch der Berliner Museen, 1963, pp. 92-95; K. Andrews, The Nazarenes..., Oxford 1964, ad Indicem;M. Jorns, A. Kestner und seine Zeit. 1777-1853…, Hannover 1964, ad Indicem; E.M. Krafft-C. W. Schumann, Kat. dir Meister des19. Jahrh.s in der Hamburger Kunsthalle, Hamburg 1969, pp. 35 s., 250; S. Ortolani, G. Gigante e la pitt. Di paesaggio a Napoli e in Italia dal 1600 all'800, Napoli 1970, ad Indicem; W.Hagen, Die Drücke vonGoethes Werken, Berlin 1971, pp. 146-49 e passim; W. Becker, Paris und die deutsche Malerei 1750-1840, München 1971, ad Ind. (ha consultato fonti francesi e si è servito di un testo ined. di H. Geller, F. C. Leben und Werk des deutsch-römischen Malers [Leipzig 1960], indicato come esistente nel Kunsthistorisches Institut dell'univ. di Colonia, dove però il testo non è attualmente reperibile); The Age of Neoclassicism (catal.), London 1972, pp. 29 s.; Sehnsucht nach Italien (catal.), Köln 1972, tavv. 14-17; H. Robels, Sehnsucht nach Italien. Bilder deutscher Romantiker, München 1974, ad Indicem;G. Bonifazio, F.L.C., tesi di laurea, univ. di Roma, fac. di magistero, a. acc. 1975-76 (con catalogo delle opere e ampia bibl.; ha tra l'altro utilizzato la sintesi, tradotta in ital., di una biografia scritta da H. Geller, F. C. nel centen. della morte…,conservata a Roma, presso il Pio Istituto Catel, lett. B, pos. 1, fasc. 5); La peinture allemande à l'époque du romantisme (catal.), Paris 1976, pp. 23-25, 35; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 180 s.; Neue deutsche Biographie, III, Berlin 1957, pp. 175 s. Vedi infine i cataloghi dei musei dove sono conservate le opere del C. citate nel corso della voce.